Visualizzazione post con etichetta proverbio. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta proverbio. Mostra tutti i post

giovedì 27 settembre 2012

"No se sa mai, un mal de note..."
("Non si sa mai, un male di notte...)
Intercalare ironico tipicamente veneziano. Lo si dice quando si voglia prendere per precauzione un qualche cosa che nulla abbia a che fare con i mali che possano capitare d'improvviso. Ad esempio, chi si portasse un libro per leggere prima di addormentarsi, potrebbe sentirsi dire da un amico: "No se sa mai, un mal de note...".
A proposito di notti e delle attività ad essa connesse, ci piace raccontare quel che successe a Giotto. Un amico del sommo pittore era andato a trovarlo nella sua casa ad aveva così avuto modo di osservarne i figli. E fu così che trovò il coraggio di chiedere a Giotto per quale motivo i suoi dipinti fossero tanto belli ed i suoi figli invece così brutti.
A tale domanda Giotto rispose in modo adeguato e pertinente, dicendo che tutto era così accaduto perché i dipinti li faceva di giorno ed invece i figli li aveva fatti di notte.

lunedì 18 giugno 2012

Cibo, vino e proverbi veneziani

"Chi varda el cartelo, no magna vedelo"
Chi guarda il cartello, non mangia vitello. Il detto si presta a diverse possibili interpretazioni, la più comune è: colui che guarda il cartello (in questo caso il menu) troppo a lungo, è solitamente persona insicura, con poca fiducia in se stessa, che esita a lungo prima di accingersi alle imprese desiderate, e nel far ciò, spesso non coglie l'occasione e si ritrova nell'impossibilità di raggiungere il risultato anelato (cioè dopo troppo lungo tentennamento, decide di ordinare al cameriere il vitello quando ormai in cucina il vitello è terminato!). Il detto quindi ci ammonisce dicendoci che colui che prende troppo tempo per decidersi ad intraprendere un'azione, alla fine non concluderà nulla.
"Strasse, ossi, de toccar bessi"
Stracci, ossa, da prendere soldi. Era questo il breve canto che per calli e campielli veneziani lanciava un vecchio venditore ambulante intorno agli anni trenta e quaranta. Un invito alle donne di casa perché uscissero alla porta e gli vendessero arnesi usati, mobili vecchi, vestiti smessi, tutta roba insomma di cui volessero disfarsi. Uno dei tanti mestieri scomparsi. Ignoriamo da dove venisse, giacché non aveva accento veneziano, forse veniva dalla campagna, forse era friulano. Peraltro è da ricordare che per i veneziani d'una volta (ma forse è un poco così ancor oggi), tutto ciò che non era Venezia, era campagna. Tutti quelli che non fossero veneziani erano campagnoli, venissero da Padova, da Udine od anche da Parigi, ad un dipresso come per gli ateniesi, tutti quelli che non erano della loro città erano semplicemente barbari.

Si sa che in laguna il pesce non è mai mancato, e qualora sia abbia l'opportunità di gustarne di appena pescato e cucina ad arte, si dice che: "xe da licarse i barboni" (è da leccarsi le dita). Sia per bontà, sia perché taluni pesci non possono esser mangiati altro che con le dita.
Poter mangiare quindi del pesce fresco e cucinato a dovere, è una cosa deliziosa e quindi "el xe un balar de Carneval", cosa piacevole, che non impegna e dona allegrezza.
Se lo si mangia al ristorante, il pesce è piuttosto costoso, ma talvolta può capitare di doverlo "pagar sora la broca", cioè di pagarlo più del suo valore. Il detto ha tratto motivo dal vino che era versato dalla brocca, "pagarlo sopra la brocca" voleva quindi dire pagare più vino di quanto ne potesse contenere la caraffa.
Per fortuna ci sono anche cibi che costano poco. Ove costassero pochissimo, si direbbe: "costar come 'na cantada de imbriago" (costare come un canto di ubriaco), cioè quasi nulla, appena quello che costa un bicchiere di vino, che alcuni bontemponi sono soliti offrire agli ubriachi per indurli a proseguire nei loro canti.
A questo proposito non sarà inutile ricordare come il vino venga bevuto a Venezia a singolo bicchiere, che un tempo corrispondeva esattamente ad un decimo di litro. Tale bicchiere viene chiamato "un'ombra de vin".
L'ombra di vino si degusta normalmente prima in un'osteria e subito dopo un un'altra e così via. Questo pellegrinaggio si chiama "andar per bacari". Sport assai praticato dai veneziani!
Non manca certo chi accompagna l'ombra di vino con cicchetti ed altri gustosi bocconi, per poi finire la serata "co i pie soto la tola" (con i piedi sotto la tavola), ricordando sempre che "quelo che no strangola, ingrassa" (quello che non strozza, ingrassa), per converso è opportuno non dimenticare che "dove sta Piero no sta Paolo" (dove sta Pietro non sta Paolo), cioè quando la pancia è piena è inutile aggiungere altro (il proverbio però si adatta a diverse situazioni).
in ogni caso si tornerà a casa esclamando: "Gnanca per ancuo no morimo de fame" (neanche oggi si muore di fame).

(Fonte: Federico Fontanella)

domenica 26 febbraio 2012

"No ghe xe mediçine par i sempioldi"

(Non ci sono medicine per gli schiocchi)

sabato 10 dicembre 2011

El pezo no xe mai morto
(il peggio non è mai morto)

venerdì 1 luglio 2011

"I gà un cuor che no xe suo"
(Dicesi di quelle persone talmente altruiste da anteporre i desideri del cuore degli altri a quelli del proprio)

giovedì 16 giugno 2011

"Andar col dadrio sul butiro"
("Andare col sedere sul burro" - Dicesi quando tutto fila via liscio)

mercoledì 8 giugno 2011

"Le ciacole dura tre dì"
(Le chiacchiere durano soltanto tre giorni, poi svaniscono perché si dimentica o perché ormai niente più scandalizza davvero...)

mercoledì 1 giugno 2011

"In mancanza de granzi xe bone anca le sate"
("In mancanza di granchi sono buone anche le zampe")

mercoledì 18 maggio 2011

"Xe passà sant'Isepo co' la so' piala"
("E' passato San Giuseppe con la sua pialla" - dicesi di donna con poco seno)

sabato 14 maggio 2011

"Essar sempre indrio come la coa del can"
(dicesi di colui che non porta mai a termine ciò che inizia o di quelle persone un poco lente a capire...)

giovedì 5 maggio 2011

"Tuti semo boni a schissar le nose co le man dei altri"
("Tutti siamo capaci a schiacciare le noci con le mani degli altri")