tag:blogger.com,1999:blog-67834934201240813142024-03-05T10:45:19.556+01:00L'altra VeneziaPer scoprire una Venezia diversa: <a href="https://www.laltravenezia.it/">www.laltravenezia.it</a>WALTER FANOhttp://www.blogger.com/profile/15726039530552604679noreply@blogger.comBlogger297125tag:blogger.com,1999:blog-6783493420124081314.post-27953422007791946002022-04-07T15:31:00.000+02:002022-04-07T15:31:12.331+02:00Venezia invisibile<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8aS98kTVkDLMOic-_WfSfyGPRKd-S_Ge9GUYfRrHAo-wIpfRDShCEpvN9VNKFhJuirrM9LSVXE6TW6lFzhbyG-PNjheyfp4bOIZOazDDIypJbCRHDMkgR1rfCm8HtfBdH6X1xrBZxdf-01VWDtqcdw1NwpHNXUCXVqF5RVlTaOIdxozesmu5LGnX_/s643/venezia%20nebbia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="643" height="199" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8aS98kTVkDLMOic-_WfSfyGPRKd-S_Ge9GUYfRrHAo-wIpfRDShCEpvN9VNKFhJuirrM9LSVXE6TW6lFzhbyG-PNjheyfp4bOIZOazDDIypJbCRHDMkgR1rfCm8HtfBdH6X1xrBZxdf-01VWDtqcdw1NwpHNXUCXVqF5RVlTaOIdxozesmu5LGnX_/s320/venezia%20nebbia.jpg" width="320" /></a></div><p></p><p>
</p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">“<span style="font-size: medium;">Ti è mai
accaduto di vedere una città che assomigli a questa?”</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Chiedeva
Kublai a Marco Polo sporgendo la mano inanellata fuori dal
baldacchino di seta del bucintoro imperiale, a indicare i ponti che
s'incurvano sui canali, i palazzi principeschi le cui soglie di marmo
s'immergono nell'acqua, l'andirivieni di battelli leggeri che
volteggiano a zigzag spinti da lunghi remi, le chiatte che scaricano
ceste di ortaggi sulle piazze dei mercati, i balconi, le altane, le
cupole, i campanili, i giardini delle isole che verdeggiano nel
grigio della laguna. </span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">L'imperatore,
accompagnato dal suo dignitario forestiero, visitava Quinsai, antica
capitale di spodestate dinastie, ultima perla incastonata nella
corona del Gran Khan. “No, sire” rispose Marco “mai avrei
immaginato che potesse esistere una città simile a questa”.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">L'imperatore
cercò di scrutarlo negli occhi. Lo straniero abbassò lo sguardo.
Kublai restò silenzioso per tutto il giorno. Dopo il tramonto, sulle
terrazze della reggia, Marco Polo esponeva al sovrano le risultanze
delle sue ambascerie. D'abitudine il Gran Khan terminava le sue sere
assaporando a occhi socchiusi questi racconti finché il suo primo
sbadiglio non dava il segnale al corteo dei paggi d'accendere le
fiaccole per guidare il sovrano al Padiglione dell'Augusto Sonno. Ma
stavolta Kublai non sembrava disposto a cedere alla stanchezza. </span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">“<span style="font-size: medium;">Dimmi
ancora un'altra città” insisteva. </span> </p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">“ … <span style="font-size: medium;">di
là l'uomo si parte e cavalca tre giornate tra greco e levante … “
riprendeva a dire Marco, e a enumerare nomi e costumi e commerci d'un
gran numero di terre. Il suo repertorio poteva dirsi inesauribile, ma
ora toccò a lui d'arrendersi. Era l'alba quando disse: “Sire,
ormai ti ho parlato di tutte le città che conosco” </span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">“<span style="font-size: medium;">Ne resta
una di cui non parli mai” </span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Marco Polo
chinò il capo. </span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">“<span style="font-size: medium;">Venezia”
disse il Kan.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Marco
sorrise “E di che altro credevi che ti parlassi?” </span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">L'imperatore
non batté ciglio “Eppure non ti ho mai sentito fare il suo nome”</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">E Polo:
“Ogni volta che descrivo una città dico qualcosa di Venezia” </span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">“<span style="font-size: medium;">Quando ti
chiedo d'altre città, voglio sentirti dire di quelle. E di Venezia,
quando ti chiedo di Venezia” </span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">“<span style="font-size: medium;">Per
distinguere le qualità delle altre, devo partire da una prima città
che resta implicita. Per me è Venezia”</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">“<span style="font-size: medium;">Dovresti
allora cominciare ogni racconto dei tuoi viaggi dalla partenza,
descrivendo Venezia così com'è, tutta quanta, senza omettere nulla
di ciò che ricordi di lei” L'acqua del lago era appena increspata;
il riflesso di rame dell'antica reggia dei Sung si frantumava in
riverberi scintillanti come foglie che galleggiano. </span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">“<span style="font-size: medium;">Le
immagini della memoria, una volta fissate con le parole, si
cancellano” disse Polo “Forse Venezia ho paura di perderla tutta
in una volta, se ne parlo. O forse, parlando d'altre città, l'ho già
perduta a poco a poco”.</span></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">
</span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">(<b>Le città invisibili </b>–
Italo Calvino)<br /></span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"> </span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;"> </span></p>
WALTER FANOhttp://www.blogger.com/profile/15726039530552604679noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6783493420124081314.post-15515157374662744892021-01-14T16:34:00.000+01:002021-01-14T16:34:15.210+01:00Cortigiane e libertinaggio a Venezia 04<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-6ZHDJQz_mqg/YABjVc6mh6I/AAAAAAAAbb8/xWq16vD9M2IKlkI1uH7YktrRKnbt82pKACLcBGAsYHQ/s800/cicisbeo.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="602" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-6ZHDJQz_mqg/YABjVc6mh6I/AAAAAAAAbb8/xWq16vD9M2IKlkI1uH7YktrRKnbt82pKACLcBGAsYHQ/s320/cicisbeo.jpeg" /></a></div><p></p><p><br /></p><p>
</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Nelle puntate precedenti
abbiamo raccontato del libertinaggio a Venezia nei suoi secoli d'oro.
<br />Giungiamo ora dunque al <b>Settecento</b>, l'ultimo secolo di vita della
Serenissima.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Se innegabilmente i
Veneziani nei secoli precedenti si abbandonavano ben spesso al vizio,
altrettanto spesso però operarono cose egregie ed onorevoli per sé
o per la patria. <br />Mentre nel Settecento regnava ahimè l'assoluta
mollezza e lascivia senza le virtù degli antenati.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Il marcio partiva già
nell'educazione affidata ad abati ignoranti o a monache scandalose.
<br />Non stupisce quindi l'altissimo numero di richieste di
separazione che nel solo ultimo decennio del Settecento ammontarono a
quasi trecento. <br />Né stupisce conoscere di numerosi casi di mariti
che pur di non scontentare la moglie si prodigavano in prima persona
a riappacificare il <i>cavalier servente</i> colla propria moglie in
seguito ad un qualche litigio ...</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Ma chi era il "cavalier
servente"?</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Ce lo spiega il de
Brosses:</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">"E' di regola che le
dame veneziane posseggano un amante, e sarebbe una specie di disonore
per una dama non tenere un uomo per proprio conto. Le famiglie
approvano e si lascia che la sposa faccia la sua scelta, dando
l'esclusione a questo o a quello. Queste attuali pratiche delle dame
han diminuito di molto i fasti delle monache che in passato avevano
il monopolio della galanteria. Con tutto ciò, anche oggidì, un buon
numero di esse si dedica agli impegni con onore, poiché al momento
in cui scrivo, havvi una furiosa briga fra tre conventi della città
per sapere quale fra essi avrà il privilegio di procurare una
“amica” al nuovo Nunzio Apostolico che sta per arrivare".</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Giova osservare che
talvolta gli sfacciati mezzani facevano passare per monache agli
occhi degli incauti stranieri, donne che non lo erano affatto; nella
stessa guisa in cui offrivano qualche prostituta sotto il titolo di
moglie del tal nobile. <br />Ma peraltro erano talvolta davvero mogli
di patrizi se come si narra, un dì, un certo patrizio si sentì
proporre la propria consorte!</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Anche le leggi si fan più
permissive e capita d'incontrar cortigiane ovunque in città comprese
le chiese, a qualsiasi ora.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Un cronista accenna ad un
nuovo costume adottato dalle gentildonne, le quali uscivano al
passeggio calzando semplici pianelle e coperte soltanto di un
sottanino. <br />Lo stesso cronista narra altresì della sfrenatezza
con cui le gentildonne si abbandonano al gioco d'azzardo, che le
riducevano al punto di dover pagare col proprio corpo.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">I luoghi preposti al gioco
venivano chiamati <i><a href="https://laltravenezia.blogspot.com/2011/09/divertimenti-veneziani.html" target="_blank">casin</a>
</i>(nel senso di piccola casa) o <i>ridotti </i>(dal latino
"redursi"=recarsi). Ma alcuni di questi <i>casin</i>
servivano anche ad altro scopo, forniti com'erano di eleganti letti,
di ricchi specchi, di quadri lascivi, di vasche da bagno e di tavoli
sopra i quali stavano pagine scandalose, quali le poesie del poeta
<a href="https://www.treccani.it/enciclopedia/giorgio-baffo_(Dizionario-Biografico)/" target="_blank">Giorgio
Baffo</a>. </span>
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Nel Settecento, alle
monache e alle cortigiane, s'aggiungono le cantanti e le ballerine di
teatro. <br />Gli ambasciatori e i rappresentati di corti estere
facevano a gara per accaparrarsi le più aggraziate tra le deità
della scena, valendosi nell'opera di fidati mezzani, i quali molto
spesso erano gondolieri.</span></p><br /><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Talvolta la tariffa
per la conquista era fissa come c'insegna un cronista parlando della
Pelosina (e non voglio sapere perché la chiamassero così ..), che
si faceva applaudire al teatro San Beneto; sua madre, scrive il
cronista: “desidererebbe farla uscire dalla virginità al suono di
300 zecchini” (ti ci compravi una casa con 300 zecchini ...).</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Ma ci sono anche casi
contrari, come l'interessante storia di <b>Stella Cellini</b>.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Stella Cellini era una
giovane attrice ballerina che si esibiva al Teatro di San Cassian.
Molto amata dal pubblico, la ballerina viveva in una casa in affitto
di proprietà del Procuratore Tommaso Sandi.</span></p><span style="font-size: large;">Il Tommaso Sandi in
questione si invaghì della ballerina, ma venne da essa rifiutato.
Così, per vendetta, la sfrattò da casa e la denunciò di vita
scandalosa con un Turco (!). </span><span style="font-size: large;"><br />Ma Stella Cellini non si fece
intimorire e si presentò in tribunale con un certificato di
verginità redatto da due ostetriche e contro-firmato da un parroco.
</span><span style="font-size: large;"><br />Vinse così la causa e fu completamente riabilitata e tornò a
calcare le scene ancor più amata. </span><span style="font-size: large;"><br />E fu così che da allora a
Venezia non si giurò più sulla Vergine Maria ma sulla vergine
Cellini. </span>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Sempre sul fronte del
gentil sesso non si può non nominare <b>Cecilia Zeno</b>.</span></p><p><span style="font-size: large;">Cecilia, di nobili natali,
fu l'amante del doge Andrea Tron e per questo soprannominata la
"<i>Trona</i>". </span><span style="font-size: large;"><br />Donna colta e di spirito, difese strenuamente
i suoi ideali di donna libera e i suoi principi anti-clericali. </span><span style="font-size: large;"><br />Fu
anche discreta poetessa e benefattrice. </span><span style="font-size: large;"><br />Era grande amante del
teatro e aveva un palco fisso presso il Teatro di San Beneto.
</span><span style="font-size: large;"><br />Celebre fu l'episodio del 1785 quando fu allestito un grande
spettacolo nel Teatro ed ella sub-affittò il suo palco, per una
somma spropositata, ai duchi di Curlandia in visita alla città.</span><span style="font-size: large;"><br />E subito il popolo
motteggiò: “Brava la Trona, la vende el palco più caro de la
mona!”</span><span style="font-size: large;"><br />E lei, che era donna di spirito, prontamente rispose:
”Gavè razon, perché questa, al caso, la dono!”. </span><span style="font-size: large;"><br />E il popolo
di rimando: "La Trona, la mona, la dona!".</span></p><p><span style="font-size: large;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/xkYLg65FBAU" width="320" youtube-src-id="xkYLg65FBAU"></iframe></span></div><span style="font-size: large;"><br /> </span><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;"> </span></p>
WALTER FANOhttp://www.blogger.com/profile/15726039530552604679noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6783493420124081314.post-1932632698495601002021-01-09T17:42:00.005+01:002021-01-09T17:45:15.045+01:00Cortigiane e libertinaggio a Venezia 03<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-ji82yHNzxpo/X_ncJyV-iNI/AAAAAAAAba0/bQHg6OJAMqE1Ic3u_GKOzC1VClIf1AJxwCLcBGAsYHQ/s872/dama-che-scopre-il-seno-forse-un-ritratto-di-veronica-franco-dipinto-ad-olio-tintoretto-1570-museo-del-prado-madrid_0ffc81a1_800x884.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="872" data-original-width="787" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-ji82yHNzxpo/X_ncJyV-iNI/AAAAAAAAba0/bQHg6OJAMqE1Ic3u_GKOzC1VClIf1AJxwCLcBGAsYHQ/s320/dama-che-scopre-il-seno-forse-un-ritratto-di-veronica-franco-dipinto-ad-olio-tintoretto-1570-museo-del-prado-madrid_0ffc81a1_800x884.jpeg" /></a></div><p></p><p><br /></p><p>
</p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Il 26 marzo
1511 un tremendo terremoto colpiva la città facendo rovinare alcune
case e vacillare le due colonne di Piazzetta San Marco. <br />La
mattina seguente il patriarca Antonio Contarini, si presentava al
Collegio Ducale per affermare che quel terremoto era necessariamente
un castigo mandato dall'alto a Venezia per i tanti peccati che vi
venivano commessi, primo fra tutti quello della carne. <br />In
particolare il Patriarca volle ricordare un fatto avvenuto l'anno
prima, quando alcuni giovani patrizi osarono ballare tutta una notte
con le monache del convento della Celestia, al suono di <i>pifferi e
trombe</i>, ed essendosi recato lui stesso a rimproverarle, tutte si
misero alla porta rifiutando di farlo entrare.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Ma né il
terremoto, né tanto meno la sua predica, sortirono particolare
effetto, e tutto continuò come sempre.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Secondo
la testimonianza di <a href="https://marciana.venezia.sbn.it/la-biblioteca/il-patrimonio/patrimonio-librario/i-libri-raccontano/marin-sanudo-e-i-suoi-diarii" target="_blank">Marin Sanudo</a>, agli inizi del Cinquecento, le
meretrici in città sommavano ad 11.654, un numero impressionante se
si pensa che la popolazione totale era di circa 130.000 persone!</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Facendo
un conto sommario, significa che circa una donna ogni cinque era
prostituta di professione. </span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Ma, essendo
così tante, non c'era abbastanza lavoro per tutte, così avvenne
quella che forse è la prima manifestazione sindacale di protesta nel
mondo: le meretrici scesero in Piazza San Marco per lamentarsi del
poco lavoro e chiedendo un intervento dello Stato. </span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Le loro
proteste furono ascoltate e il Maggior Consiglio dispose che ben
mille di queste si trasferissero al campo di Mestre, ove era allora
attendato l'esercito di terra veneziano. E si decise di licenziare
tutte quelle fra esse che essendo foreste, abitassero a Venezia da
meno di due anni. </span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Insomma lo
Stato ascoltava e, se possibile, aiutava tutte le categorie
professionali. </span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Ma ciò che
colpisce maggiormente è che le meretrici non erano soggette ad
alcuna tassazione!</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;"><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Giordano_Bruno" target="_blank">Giordano
Bruno</a> nella sua commedia il "Candellajo", parlando di
Venezia, dice: "Ivi le prostitute sono esenti da ogni aggravio.
Certo, se il Senato volesse umiliarsi un poco e fare come gli altri,
si farebbe un po' più ricco..." ma evidentemente la Repubblica
era già sufficientemente ricca! </span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Tale Cesare
Vecellio ci ha lasciato una descrizione minuta dei costumi delle
meretrici dell'epoca: "Le pubbliche meretrici non stanno solo
nei luoghi loro preposti, ma si trovano ovunque in città. Vestono, a
volte, come uomini, nondimeno l'inegualità della fortuna fa sì che
non tutte vadano vestite pompose allo stesso modo. Sulle carni
portano camicia accomodata di sottigliezza ciascuna in base alla
merce che ha da spendere. Molte di loro si trattengono per strada
cantando canzonette amorose con poca grazia. </span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Alcune
però, fra tante, oltreché colla bellezza del corpo, sollevavansi
sopra le loro pari colle doti dello spirito e coll'educazione onde
erano fornite. Esse erano più propriamente denominate "cortigiane".
Le cortigiane si dedicavano alla musica e non si mostravano ignare
alle lettere, e potevano paragonarsi in parte alla famose etére,
sospiro degli uomini più distinti della Grecia. Non è quindi da
stupirsi se la loro condizione destava l'invidia d'una tra le dame
galanti di Brantome, la quale, avrebbe voluto cangiar tutto il suo
avere in biglietti di banca e recarsi a Venezia per condurre colà
vita cortigianesca, piacevole e felice."</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY" lang="fr-FR" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Le
cortigiane costituivano nella Venezia dei secoli d’oro una
categoria sociale e professionale distinta da quella delle comuni
meretrici. <br />Pur esercitando anch’esse la prostituzione, le
cortigiane si distinguevano non solo perché potevano contare su
lauti guadagni e protezioni influenti, ma anche in virtù della loro
classe sociale, della cultura e talvolta anche del talento artistico
e letterario, che erano libere di esercitare pubblicamente proprio
grazie alla loro particolare condizione. </span>
</p>
<p align="JUSTIFY" lang="fr-FR" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY" lang="fr-FR" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Infatti,
nascere nobile o comunque di famiglia ricca, non era poi così
auspicabile, in quanto avevi solo due opzioni : andare in sposa
a qualcuno che manco conoscevi, o finire in convento. </span>
</p>
<p align="JUSTIFY" lang="fr-FR" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Ecco
quindi che il mestiere di cortigiana appare come una via di fuga. </span>
</p><span style="font-size: large;">Una
fuga che tra l'altro comportava anche la possibilità di ottenere
un'indipendenza economica che ti slegava dagli obblighi famigliari.</span>
<p align="JUSTIFY" lang="fr-FR" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Ecco
perché così tante donne scelgono questo mestiere che le rendeva
libere e al contempo ammirate e invidiate. </span>
</p>
<p align="JUSTIFY" lang="fr-FR" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;"><span lang="fr-FR">In
questo secolo venne pubblicato </span>addirittura un catalogo delle
cortigiane con tanto di indirizzi, prezzi e nomi della relativa
matrona (che spesso era la madre...).</span></p>
<p align="JUSTIFY" lang="fr-FR" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p><span style="font-size: large;"><span lang="fr-FR">La
più celebre tra queste fu senz’altro </span><a href="https://laltravenezia.blogspot.com/2012/03/grata-venere.html" target="_blank">Veronica
Franco</a>. </span><span style="font-size: large;"><br />Nata da famiglia benestante si sposò giovanissima
con un medico, ma abbandonò presto il letto coniugale per darsi alla
vita libera. Era anche poetessa e di buona cultura, aveva diverse
amicizie tra letterati e nobili, e venne anche ritratta da <a href="https://www.youtube.com/watch?v=CXVhqluNMsw" target="_blank">Tintoretto</a>
che le donò poi il quadro. </span>
<p align="JUSTIFY" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Ecco,
il fatto in sé che un pittore come Tintoretto avesse ritratto la
Veronica Franco ci dà una misura della considerazione sociale che
avevano queste cortigiane.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">La
sua fama era tale che quando Enrico III re di Francia venne in visita
a Venezia nel 1574 volle conoscerla e passò una notte con lei. A<span lang="fr-FR">
ricordo dell’incontro, Veronica donò al re il proprio ritratto e
due sonetti. </span></span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY" lang="fr-FR" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;">Altrettanto celebre fu Angela del Moro, che per esser
figlia d'uno zaffo (cioè di uno sbirro), era soprannominata la
Zaffetta. <br />Il cardinale Ippolito de' Medici, venuto a Venezia nel
1532, scelse proprio la Zaffetta per la prima notte del suo arrivo in
città. </span>
</p><span style="font-size: large;">E Pietro Aretino ne faceva il più sfoggiato elogio,
invitandola in diverse occasioni a cena, unitamente al Tiziano e al
Sansovino. </span>
<p align="JUSTIFY" lang="fr-FR" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</p>
<p align="JUSTIFY" lang="fr-FR" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;">Si può ben dire che in <a href="https://laltravenezia.blogspot.com/2015/04/pietro-aretino-il-cortigiano-letterato.html" target="_blank">Pietro
Aretino</a> fosse personificato il libertinaggio di Venezia, città
da lui abitata per moltissimo tempo e quivi sepolto.</span></p>
<p align="JUSTIFY" lang="fr-FR" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: large;">Dedito, per pubblica fama, alla pederastia, si tenne in
casa, in epoche diverse, alcuni giovanotti, tra cui un certo Polo che
fece maritare con Pierina Riccia, facendosela però cedere ad uso
proprio ed amandola assai, non tanto però da non perseguitare in
tutti i modi Angela Tornimben, moglie di Gian Antonio Serena. Che
fece allora Gian Antonio per vendicarsi? Indusse Pierina a fuggire
dalla casa di Aretino insieme a Caterina Sandella, altra amica
dell'Aretino, dalla quale ebbe una figlia, Adria, il cui padrino di
battesimo era il tipografo Francesco Marcolini, la cui moglie
Isabella, intratteneva pur essa amorosa tresca collo scostumatissimo
Aretino!</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Pietro
Aretino è<span style="color: black;"> conosciuto principalmente per alcuni
suoi scritti dal contenuto considerato licenzioso (almeno per
l'epoca), fra cui i conosciutissimi <span lang="fr-FR"><i>Sonetti
lussuriosi</i></span></span><span style="color: black;"><span lang="fr-FR">.</span></span></span></p><span style="font-size: large;"><span style="color: black;"><span lang="fr-FR">Ma
scrisse anche opere di contenuto religioso</span></span><span style="color: black;"><span lang="en-US">.</span></span></span><span style="font-size: large;"><span style="color: black;"><span lang="en-US">Q</span></span><span style="color: black;"><span lang="fr-FR">uesta,
che oggi potrebbe apparire incoerenza, fu in realtà, per molti
versi, un modello dell'intellettuale rinascimentale.</span></span></span><span style="font-size: large;"><span style="color: black;"><span lang="en-US"></span></span></span>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;"><span style="color: black;"><span lang="fr-FR">In una sua
lettera scrisse: </span></span><span lang="fr-FR">«Mi dicono ch'io
sia figlio di cortigiana; ciò non mi torna male; e tuttavia ho
l'anima di un re. Io vivo libero, mi diverto, e perciò posso
chiamarmi felice» <br />E dove avrebbe potuto vivere uno così, se non
a Venezia?</span></span></p>
<p align="JUSTIFY" lang="fr-FR" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/jr-jh3g0FtQ" width="320" youtube-src-id="jr-jh3g0FtQ"></iframe></div><br /><p align="JUSTIFY" lang="fr-FR" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY" lang="fr-FR" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
WALTER FANOhttp://www.blogger.com/profile/15726039530552604679noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6783493420124081314.post-4483298062766980272021-01-02T12:31:00.006+01:002021-01-02T12:31:51.876+01:00Cortigiane e libertinaggio a Venezia 02<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEikYYvakYJybGUfaApO4PyowqI-AtxTbNyY9VURVeC9xoJLGWb6qUBD_IW2r0pL_HTRVabh5m9RtIG8mujJBgPxcC-jCMvA53ERVlE7q26hd8oxUDRiXjqgIm1gK-17FA1w2Pd26s5KMpca/s2048/Francesco_guardi%252C_il_parlatoio_delle_monache_di_san_zaccaria.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1365" data-original-width="2048" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEikYYvakYJybGUfaApO4PyowqI-AtxTbNyY9VURVeC9xoJLGWb6qUBD_IW2r0pL_HTRVabh5m9RtIG8mujJBgPxcC-jCMvA53ERVlE7q26hd8oxUDRiXjqgIm1gK-17FA1w2Pd26s5KMpca/s320/Francesco_guardi%252C_il_parlatoio_delle_monache_di_san_zaccaria.jpg" width="320" /></a></div><p></p><p>
</p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: large;">Nell'articolo precedente abbiamo visto qualche esempio di scandalo tra i
nobili veneziani. </span></span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: large;">Ma
l'apice della sfrontatezza era raggiunto dalle monache dei conventi.
In particolare i conventi patrizi, i quali venivano chiamati "doppi"
in quanto frati e monache vi abitavano insieme. Talvolta le monache
si tenevano qualche frate in vicinanza con il pretesto di venir da
essi guidate negli affari spirituali. </span></span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: large;">Il
Maggior Consiglio emanava quindi, nel 1385, una legge con cui si
imponeva che il confessore delle monache fosse di non meno di 60
anni! </span></span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: large;">Ma
il costume di recarsi nei chiostri delle monache era di largo
appannaggio anche dei laici, e così f<span lang="fr-FR">este e
divertimenti non mancavano per queste suore, che infatti avevano
trasformato il loro parlatoio in un elegante salotto sede di concerti
e spettacoli vari, con un continuo "pellegrinaggio" di
giovani cavalieri mascherati. </span></span></span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Da citare
una nota dal diario del Granduca di Toscana, Cosimo III, che venne
qui in visita agli inizi del Settecento: </span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">”<span style="font-size: large;">Vestono
leggiadrissimamente con abito bianco alla francese, il busto di bisso
a piegoline, un piccolo velo cinge loro la fronte, sotto la quale
escono li capelli arricciati e lindamente accomodati; seno mezzo
scoperto, e tutto insieme abito più da ninfe che da monache”.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Ma tutta
questa libertà portava una seria preoccupazione: le gravidanze
indesiderate. </span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Per questo
motivo in tutta la città v’erano diverse imprese che producevano
contraccettivi, fabbricati con budella di animali, che in dialetto
erano chiamati <i>condon</i>, termine che qualcuno fa risalire ad un
ipotetico medico inglese Condom, di cui però non è mai stata
accertata l'esistenza, più probabilmente deriva dal latino “condere”
= "proteggere". </span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Questo
interesse al profilattico era dettato anche dal tentativo di
difendersi dalla sifilide, malattia la cui prima epidemia esplose nel
1496 con la discesa di Carlo VIII di Francia alla conquista del Regno
di Napoli, ed è per questo tra l’altro che la sifilide veniva
detta <i>mal francese;</i> la cosa curiosa è che in Francia invece
la chiamano <i>mal napolitaine</i>!<span style="font-size: medium;"> </span></span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">A Venezia la
legge prevedeva pene severe per i "monachini", cioè le
persone che intrattenevano relazioni amorose con le monache, che
andavano dalle multe, al carcere, fino alla pubblica frusta e al
bando.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Ma se da una
parte la legislazione veneziana si occupava di questi problemi, non
trascurava l'argomento della pubblica prostituzione, giacché si
legge in diversi decreti dell'epoca che le meretrici erano
considerate "<i>omninamente necessarie in Venezia</i>". </span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Tutte le
meretrici erano sottoposte alla sorveglianza dei Signori della Notte
e dei Capi di Sestiere, tra le varie limitazioni a cui erano
costrette ricordiamo che non potevano frequentare osterie, né
recarsi in Chiesa durante la Messa della domenica, né indossare
gioielli. </span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Un decreto
del 1360 stabiliva che tutte le meretrici dovevano essere confinate
in un'area nei pressi della chiesa di San Matteo di Rialto (chiesa
poi scomparsa). Zona ribattezzata "<a href="https://laltravenezia.blogspot.com/2011/04/cortigiane-e-meretrici-venezia.html" target="_blank">Castelletto</a>"
forse perché c'erano delle torri sui tetti delle case, come usava
all'epoca.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Tra le altre
regole ricordiamo: l'obbligo di portare al collo, come segno
distintivo, un fazzoletto giallo; approssimandosi la notte, dovevano,
allo scocco della prima campana di San Marco, recarsi tutte nel già
menzionato Castelletto, mentre durante il giorno potevano circolare
liberamente per la città, eccetto durante le feste di Natale e di
Pasqua, nonché in tutte le feste dedicate alla Madonna. </span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Ad ogni casa
del Castelletto era preposta una direttrice chiamata "matrona"
a cui spettava di dividere ogni mese, fra le sue dipendenti, i
guadagni conservati in una cassa, cassa che veniva aperta solo in
presenza di un rappresentante di Stato.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Questo per
garantire che le meretrici fossero correttamente retribuite.</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Sì, perché
se da un lato queste meretrici subivano leggi che limitavano la loro
libertà, da altre leggi venivano protette e difese. Si provvide ad
esempio a controllare che coloro i quali ne avessero riscattate dalle
matrone, non le tiranneggiassero, e che coloro che ne avevano sposate
non continuassero a tenerle nel Castelletto. </span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Si
deputarono delle guardie armate che tutte le notti sorvegliassero il
loro quartiere perché nessuno potesse far loro del male, e si proibì
di entrare nel Castelletto armati, sempre al fine di proteggerle. </span>
</p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;">Insomma
niente veniva lasciato al caso nella Repubblica Serenissima,
qualunque mestiere era regolamentato e protetto. </span></p><p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: large;"> </span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: large;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/dwyGgdkRtek" width="320" youtube-src-id="dwyGgdkRtek"></iframe></span></div><span style="font-size: large;"><br /> </span>
<p></p>
<p align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
WALTER FANOhttp://www.blogger.com/profile/15726039530552604679noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6783493420124081314.post-22470399570824230272020-12-28T18:21:00.002+01:002020-12-28T18:23:15.157+01:00Cortigiane e libertinaggio a Venezia 01<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjw5qI8gg74hrR_qKclf9S3w1PZFBfHUnMOAChQQF8x-73Ec_e8OiHXMZLlCifxJgb8AMCDKnO8_pOgQLinrQGkboKkGK8Rt7dK2Ta9OniouKJC54Y2GdKYlBG1RuifAx24MyFMocdP3GSz/s1680/Meretrici.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1241" data-original-width="1680" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjw5qI8gg74hrR_qKclf9S3w1PZFBfHUnMOAChQQF8x-73Ec_e8OiHXMZLlCifxJgb8AMCDKnO8_pOgQLinrQGkboKkGK8Rt7dK2Ta9OniouKJC54Y2GdKYlBG1RuifAx24MyFMocdP3GSz/s320/Meretrici.jpg" width="320" /></a></div><p></p><p>
</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Nel
quattordicesimo secolo <b>Venezia</b> raggiunse l'apice della sua grandezza.
</span>
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Grandi
erano le ricchezze che vi transitavano e di conseguenza numerose le
persone che vi risiedevano stabilmente o per limitati periodi legati
a trattative commerciali. </span>
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Naturalmente
tra i vari servizi di accoglienza offerti non mancava certo la
<b>prostituzione</b>. </span>
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Le
<i>nuove leve</i>, se così possiamo chiamarle, provenivano per lo più
dalle numerose orfane (soprattutto figlie illegittime di nobili,
abbandonate) che popolavano le strade della città. </span>
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Alcune
di queste venivano salvate da organizzazioni religiose o statali, ma
molte erano quelle che non si riusciva a soccorrere. </span>
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Tra
i soccorritori ricordiamo fra' Pieruzzo d'Assisi, francescano, che di
contrada in contrada raccoglieva gli orfani che riusciva a trovare
per portarli nelle case di proprietà dei frati intorno alla chiesa
di San Francesco della Vigna. Nel 1346 aprì un vero e proprio
istituto per trovatelli in parrocchia San Giovanni in Bragora col
nome di Pietà. Primo dei quattro cosiddetti "<a href="https://laltravenezia.blogspot.com/2011/12/musica-venezia.html" target="_blank">ospedali</a>"
nei quali ai bambini veniva insegnato un mestiere mentre alle bambine
si insegnava musica e canto. </span>
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Ma
queste attività di assistenza non erano certo in grado di arginare
del tutto il fenomeno della prostituzione, tanto più che non
necessariamente le meretrici erano orfane abbandonate, anzi spesso
erano avviate al mestiere dalle loro stesse madri. </span>
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Inoltre
capitava anche che alcune ragazze venissero rapite alle loro famiglie
nelle campagne dell'entroterra per costringerle a prostituirsi in
città.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p><span style="font-size: medium;">Alcuni
storici dell'epoca lamentavano il degrado dei costumi dell'epoca, ma
questi costumi non sono certo mai mancati nella storia dell'uomo
presso qualunque società; ciò che distingueva però la
prostituzione a Venezia era che qui era strettamente regolamentata
dallo Stato, ma ne parleremo meglio in un prossimo articolo.</span>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p><span style="font-size: medium;">Per
pura curiosità possiamo narrare qualcuna delle storie più celebri
che diedero scandalo all'epoca. </span>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Ad
esempio la tresca tra il doge Andrea Dandolo e Isabella Fieschi,
moglie di Luchino Visconti, duca di Milano. </span>
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Isabella,
dopo aver adornato di molte ramosa corna la testa del povero marito,
simulò nel 1347 di aver fatto voto di recarsi a Venezia per la festa
della Sensa. </span>
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Partì
quindi da Milano, con il suo corteo di dame, e arrivò a Venezia
accolta con grandi feste e onori dalla Repubblica. Ma appena giunta
in città, si diede alla più sfrenata licenza, e il doge stesso,
Andrea Dandolo, fu uno di quelli con cui largheggiò dei propri
favori, dando agio anche alle dame del suo seguito di ricercare i
propri piaceri (per l'esattezza nel documento dell'epoca viene
utilizzata la parola "<i>pastura</i>").</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: medium;">Il
viaggio, possiamo letteralmente dire, di "piacere" di
Isabella, costò addirittura la vita al povero Luchino, il quale
avendo avuto notizia dei sollazzi della moglie a Venezia espresse
l'intenzione di vendicarsi, ma fu prevenuto da Isabella con un veleno
che lo portò brevemente alla morte.</span><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"> </span></span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;">Altro
esempio riportato nelle cronache è la storia di Lodovica Gradenigo,
consorte del doge <a href="https://www.corriere.it/cultura/17_febbraio_20/vita-di-marino-falier-doge-giorgio-ravegnani-laterza-1e3bdc16-f78d-11e6-9a71-ad40ee291490.shtml" target="_blank">Marino
Falier</a>. Si narra infatti che durante una festa da ballo datasi in
Palazzo Ducale la sera del Giovedì grasso del 1355, il nobile
Michele Steno veniva cacciato dalla sala per alcuni eccessi
dimostrati durante la festa, il quale però si vendicò scrivendo
sopra il seggio del Falier il noto epigramma: "<i>Marin Falier da
la bela mugier. Altri la gode e lu la mantien!</i>". Si dice che
Marino Falier se la prese così tanto per questa frase che decise di
ordire la nota congiura di Stato, che fu poi repressa e che terminò
con la decapitazione del doge.</span></span>
</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;">Interessante,
anche se per motivi diversi, è la storia di Luigi Venier, figlio del
doge Antonio Venier, il quale era l'amante della moglie del nobile
Giovanni dalle Boccole. Accadde che la moglie si stufò di Luigi e
non volle più donargli le sue grazie, questi però non la prese bene
e pensò di attaccare sul ponte di Cà dalle Boccole due grandi corna
accompagnate da una scritta volgarmente pesante contro la famiglia
Dalle Boccole, e per questo veniva catturato e condannato a due mesi
di prigione, seppur figlio del doge stesso. E' interessante il fatto
che il Doge Antonio Venier, il quale avrebbe potuto intervenire per
far almeno diminuire la pena, lasciò che la giustizia facesse il suo
regolare corso, affermando che la giustizia è uguale per tutti. </span></span>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p><p><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;">Abbiamo
visto qualche scandalo legato al mondo della nobiltà, ma anche i
preti non volevano esser da meno e innumerevoli sono i casi di
scandalo raccontati nelle cronache. Ricordiamo ad esempio, don
Stefano Pianigo, piovano di San Polo, che sedusse una vedova, tale
Cristina, e poi la diede in sposa a tale Nicoletto d'Avanzo, col
patto di potersi congiungere con la donna, quando più gli fosse
piaciuto.</span></span></p><p><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><iframe allowfullscreen="" class="BLOG_video_class" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/mztQG5VgSwc" width="320" youtube-src-id="mztQG5VgSwc"></iframe></span></span></div><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><br /> </span></span>
<p></p>WALTER FANOhttp://www.blogger.com/profile/15726039530552604679noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6783493420124081314.post-6674048552045708522020-07-15T16:39:00.002+02:002024-01-30T09:12:12.227+01:00Perché si dice "attaccare bottone"<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfSiB0NvPARgVn23apZao2A-KRLxpmIUKgaaGhnb1RIANcnAf0OEtiNAlCRLU3rj5N-F_cYtqyzLXWdvaC2Fa_pBh4jSNhUwqAW_0oj2TMbTJNXsEk410KcHCZ8fvPDsSYJhVQ-aPhggCN/s1600/Scialle+veneziano.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="591" data-original-width="410" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjfSiB0NvPARgVn23apZao2A-KRLxpmIUKgaaGhnb1RIANcnAf0OEtiNAlCRLU3rj5N-F_cYtqyzLXWdvaC2Fa_pBh4jSNhUwqAW_0oj2TMbTJNXsEk410KcHCZ8fvPDsSYJhVQ-aPhggCN/s200/Scialle+veneziano.jpg" width="138" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Sì,
lo so, nessuno dice più “attaccare bottone”, è una roba da
vecchi; ma io sono vecchio, e magari tra di voi c'è qualcuno che
come me è nato e cresciuto nel secolo scorso e ancora si ricorda di
questo modo di dire, e magari non sa perché mai si dica “attaccare
bottone” riferito all'atto del rivolgere la parola ad una ragazza,
o un ragazzo, che ci sembra interessante e con cui vorremmo... sì
insomma avete capito.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">In
ogni città, grande o piccola, c'è sempre una strada, una piazza, un
luogo deputato al camminamento pigro il cui unico fine è guardare, o
farsi guardare, sa mai che magari si incontra una ragazza, o un
ragazzo, piacevole. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">In
alcune città si chiama “fare le vasche”, in altre si dice “fare
lo struscio” e così via, a Venezia si diceva “<a href="https://laltravenezia.blogspot.com/2011/02/fare-il-liston.html" target="_blank">fare
il liston</a>”. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Uno
dei più antichi luoghi di queste passeggiate era quello di Campo
Santo Stefano, già nel XVI secolo. In quel tempo la piazza era
erbosa, salvo una striscia, una "lista" che era selciata e
dove si poteva camminare comodamente avanti e indietro,
chiacchierando e facendosi notare. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Quella
comoda lista selciata veniva chiamata appunto <i>liston. </i></span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Lì
alla sera un gran numero di dame sfilavano civettando e lanciando
sguardi ammiccanti ai cavalieri. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Di
queste passeggiate riferisce, naturalmente, anche <a href="https://laltravenezia.blogspot.com/2010/05/amori-dimenticati-fedelmente-raccontati.html" target="_blank">Giacomo
Casanova</a> nelle sue "Memorie".</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Prima
di continuare però dobbiamo fare un salto sull'isola della Giudecca,
presso l'ex ospizio detto <i>delle <a href="https://www.gioiellinascostidivenezia.it/i-gioielli/chiesa-delle-zitelle/" target="_blank">Zitelle</a></i>
(non nel senso di donne non sposate, ma di fanciulle orfane). Opera
del Palladio tra l'altro. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Ora,
dovete sapere che a Venezia, ai tempi della Repubblica intendo, il
meccanismo sociale per salvare gli orfani in città (o i bambini
poveri in generale) era sorprendentemente moderno ed efficiente. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Gli
orfani venivano raccolti dalle strade e li si introduceva in
strutture specifiche dove veniva loro insegnato un mestiere; per
evitare appunto che i maschi si dessero alla delinquenza o
all'accattonaggio, e le femmine alla prostituzione. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Alle
fanciulle portate alla struttura delle Zitelle veniva insegnato il
mestiere della sarta. Imparavano quindi il cucito in modo che in
futuro avrebbero potuto mantenersi. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Nel
Settecento queste ragazze si specializzarono nella creazione del
famoso <a href="https://laltravenezia.blogspot.com/2013/09/lo-scialle-veneziano-un-simbolo.html" target="_blank">scialle
veneziano</a>; confezionato in seta e in pizzo per le dame, o in lana
per le popolane, ma sempre rigorosamente con lunghe frange. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Tra
l'altro lo scialle era in qualche modo simbolo di rispettabilità;
l'uso era infatti vietato alle meretrici. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Ora
dobbiamo immaginare queste dame passeggiare appunto lungo i famosi
<i>liston</i>, agghindate con il loro scialle. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Quando
adocchiavano un cavaliere che ritenevano interessante (perché
diciamocelo, a noi uomini piace pensarci cacciatori, ma alla fine son
loro che decidono), dicevamo, quando incrociavano un giovanotto di
bell'aspetto, con un rapido gesto della mano prendevano un lembo
dello scialle e lo facevano volteggiare facendo svolazzare con
maestria le lunghe frange, le quali andavano ad impigliarsi sui
bottoni della giacca del cavaliere … ecco perché si dice
“attaccare bottone”, “tacar boton” in veneziano!</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">So
cosa state pensando: e se il giovanotto in questione non aveva la
giacca con i bottoni? Eh non lo so! Trovavano un altro modo, fioi, di
sicuro una dama veneziana non si arrendeva per così poco!</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">So
che in altre parti d'Italia l'espressione “attaccare bottone” ha
un significato diverso, tipo “tediare qualcuno con un discorso
lungo e noioso” ma a me piace di più la versione veneziana ;)</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="CENTER" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;"><b>CIAO</b></span></div>
<div align="LEFT" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="LEFT" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="LEFT" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">No,
non vi sto salutando, non ancora per lo meno … voglio parlarvi
proprio della parola “ciao”.</span></div>
<div align="LEFT" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Molti
di voi già lo sanno, ma magari c'è ancora qualcuno che non lo sa:
la parola “ciao” è una parola veneziana, o meglio, deriva dalla
parola veneziana 'sciavo, che significa “servo” (“servo” non
“schiavo”).</span></div>
<div align="LEFT" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Da
'sciavo divenne 'sciao infine ciao.</span></div>
<div align="LEFT" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Quando
due gentiluomini si incontravano si salutavano dicendo “'sciavo
vostro” nel senso di “sono servo vostro” “sono al vostro
servizio”</span></div>
<div align="LEFT" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Ancora
oggi in Veneto se chiamate “Toni” l'altro vi risponde “comandi!”
</span>
</div>
<div align="LEFT" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Abbreviato
in “mandi” dai friulani … </span>
</div>
<div align="LEFT" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;"><span style="font-weight: normal;">A
proposito di servi e di schiavi, pochi sanno che la prima nazione al
mondo ad abolire il commercio degli schiavi fu la Repubblica di
<a href="https://www.laltravenezia.it/mobile/it-altra-venezia/" target="_blank">Venezia</a> nel 960, almeno ufficialmente, poi in realtà la legge veniva
spesso disattesa, ma intanto questi già prima dell'anno Mille ci
avevano quanto meno pensato … <br />C'è anche da dire che la
motivazione non era solo umanitaria, ma anche pratica: gli schiavi
non pagano le tasse, gli uomini liberi sì!</span></span></div>
<div align="LEFT" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="LEFT" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Resta
il fatto che quando dite “ciao” a qualcuno gli state dicendo
“sono al tuo servizio”.</span></div>
<div align="LEFT" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="LEFT" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;"><i>Bizzarramente
la parola “ciao” negli ultimi decenni si è diffusa anche al di
fuori dell'Italia, curiosamente però viene usata quasi sempre
unicamente per il commiato … mah, questi foresti che non conoscono
la lingua veneziana!</i></span></div>
<div align="LEFT" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/CpBR-zzT05g/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/CpBR-zzT05g?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<div align="LEFT" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="LEFT" style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
WALTER FANOhttp://www.blogger.com/profile/15726039530552604679noreply@blogger.com7Venice, Metropolitan City of Venice, Italy45.4408474 12.315515145.0840994 11.6700681 45.797595400000006 12.960962100000001tag:blogger.com,1999:blog-6783493420124081314.post-15679566725139587822018-03-11T10:20:00.001+01:002018-03-11T10:20:57.576+01:00Carlo Goldoni, lucido e visionario economista<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-kTq8AE-c2m8/WqTzzVYqo8I/AAAAAAAARUw/9tLucBV-TjUzvtTbUoxNjoJtCmIUE872wCLcBGAs/s1600/Carlo%2BGoldoni.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="337" data-original-width="342" height="196" src="https://2.bp.blogspot.com/-kTq8AE-c2m8/WqTzzVYqo8I/AAAAAAAARUw/9tLucBV-TjUzvtTbUoxNjoJtCmIUE872wCLcBGAs/s200/Carlo%2BGoldoni.jpg" width="200" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Lucidissimo economista,
nelle sue commedie <b>Carlo Goldoni</b> non descrive banalmente lo scontro
tra padri spilorci e figli dissipatori, ma le contraddizioni di
un'economia malata nella quale l'eccesso di spesa è
contemporaneamente una necessità vitale e un rischio mortale. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Quando parliamo di Goldoni
ci pare d'avere a che fare con un Molière minore, e per giunta
tardivo; con un giocoso dipintore dei vizi della società del suo
tempo; e un poco persino con un venditore di gondole, che ci
accompagna nelle pittoresche atmosfere del Settecento veneziano.
Tutto questo basterebbe a tenerci lontani dalla sua opera, come
alcuni stanno ormai lontani dalla città di Venezia... </span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">E tuttavia
sarebbe un errore, perché Carlo Goldoni fu molto di più. Più di un
venditore di gondole, beninteso; più di un moralista o d'un
immoralista; e più di Molière, se vogliamo. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Con Goldoni siamo già
piuttosto dalle parti di Honoré de Balzac ovvero alla nascita di
un'arte intesa come scienza, come paradigma conoscitivo, e in
particolare come modello dei rapporti economici. Ma Balzac nasce 5
anni dopo la morte di Goldoni, perché scomodarlo? Andiamo con
ordine, e scomodiamo di conseguenza. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Nato nel 1707, morto nel
1793, Carlo Goldoni fu contemporaneo di Adam Smith, nato nel 1723,
morto nel 1790. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Il cruccio scientifico di
Goldoni, se teniamo fede alle sue dichiarazioni programmatiche,
sembra non essere altro che quello di rappresentare con la massima
precisione i vari tipi umani, ovvero dei caratteri universali in cui
ciascuno possa riconoscersi. Non c'è nulla di originale in questo:
si chiama <i>commedia di costume</i>, ed è appunto il genere in cui
eccelleva Molière. Non è neppure troppo dissimile dalla <a href="http://laltravenezia.blogspot.com/2013/08/la-maschera-di-pantalone-mercante-di.html" target="_blank">Commedia dell'Arte</a> con i suoi padroni burberi i suoi servi sfaticati. </span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Se si
trattasse solo di questo, il merito di Goldoni, nel proporre la sua
commedia di carattere, non sarebbe altro che d'aver raffinato la
tecnica, aggiornandola alla società borghese. Tuttavia l'autore
veneziano non si limita a far sfilare questi caratteri in “scene
accozzate senz'ordine e senza regole”, né - come Molière - tesse
trame con l'unico scopo di far emergere i personaggi paradigmatici:
l'avaro, il borghese gentiluomo, il tartufo, il malato immaginario,
il misantropo, eccetera. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Al contrario, e
soprattutto nelle commedie d'ambiente, il genio di Goldoni sta
nell'aver messo in scena, piuttosto che dei tipi umani, dei <i>tipi
di situazioni</i> che drammatizzano i meccanismi economici del
capitalismo nascente. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">In effetti, le azioni e i
moventi di cui è fatto il teatro goldoniano sono spesso di natura
contrattuale, monetaria, finanziaria, creditizia, speculativa. In
questo senso Carlo Goldoni è più di un semplice testimone, che
descrive in maniera confusa sintomi ed epifenomeni: sulla scena egli
è in grado di ordinarli, esaminarli, collegarli, sistematizzarli.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">La “Trilogia della
villeggiatura” è in questo senso rappresentativa. La villeggiatura
è definita da Goldoni “una mania, una passione, un disordine”,
poi ancora un “fanatismo” una vera e propria patologia che
produce debito, ma è sulla scena “feconda di ridicolo e di
stravaganze”. Dunque qual è il legame tra la villeggiatura e la
ricchezza delle nazioni? </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Lo si capisce leggendo <a href="https://teatrouv2014.wordpress.com/le-smanie-per-la-villeggiatura/" target="_blank"><i>Le smanie per la villeggiatura</i></a>, primo capitolo della celebre
trilogia, quando Vittoria, che vuole farsi comprare un vestito dal
fratello sommerso dai debiti, sostiene che rinunciare a una spesa
superflua “può far perdere il credito”. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Quello che sembra soltanto
il capriccio d'una ragazza viziata, da cui scaturisce l'effetto
comico, è in realtà il cuore di un sistema economico nel quale lo
spreco onorifico permette di attrarre nuovo capitale e il debito
alimenta il credito. Insomma la risposta di Vittoria è tutt'altro
che ingenua.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Il rischio estremo cui va
incontro è di <i>perdere il credito</i>. Dietro il ridicolo, dietro
la vanità, dietro la critica, dietro la follia, Goldoni fa
trasparire la tragica ragionevolezza del comportamento di Vittoria,
costretta a inseguire freneticamente la moda e combattere
l'obsolescenza programmata delle merci. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Perché la sua follia è
del tutto ragionevole nel contesto della società in cui vive. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Non sono infatti i
personaggi di Goldoni a essere pazzi o banalmente vanitosi, ma
l'universo stesso in cui vivono a essere disfunzionale.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Negli anni ruggenti del
primo Novecento, poco prima della grande crisi del 1929, a incarnare
questo paradosso con malinconica ironia, fu lo scrittore americano
Francis Scott Fitzgerald, che in un suo articolo del 1924 per il
Saturday Evening Post, consegnò una formula perfetta: “Siamo
troppo poveri per risparmiare, il risparmio è un lusso”.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">(<i>fonte: R. A. Ventura</i>) </span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
WALTER FANOhttp://www.blogger.com/profile/15726039530552604679noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6783493420124081314.post-52739437638119447752017-10-20T13:03:00.001+02:002017-10-20T19:22:42.003+02:00Sistema numerico veneziano<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-7fJRIG9-c5c/WenWu-L7wvI/AAAAAAAAKIU/NnincBfQS1EgmAYIU6lnQP9oprzhvoYtgCLcBGAs/s1600/Sistema%2Bnumerico.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="351" data-original-width="500" height="224" src="https://4.bp.blogspot.com/-7fJRIG9-c5c/WenWu-L7wvI/AAAAAAAAKIU/NnincBfQS1EgmAYIU6lnQP9oprzhvoYtgCLcBGAs/s320/Sistema%2Bnumerico.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<i><span style="font-size: medium;">[ se non avete tempo e/o voglia di leggere, in fondo al testo trovate il video del post ;) ] </span></i><br />
<span style="font-size: medium;"><br /></span>
<span style="font-size: medium;">Presso la maggior parte
delle civiltà che si sono sviluppate su questo pianeta, il sistema
numerico si basa sul numero 1.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Nel senso che si parte a
contare dal numero 1 e si procede man mano a contare...</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">A Venezia invece, tutto si
basa sul numero 2. </span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;"> </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Vi faccio un esempio
concreto: l'altro giorno ero in sala d'attesa del medico di base, e
c'erano due gentildonne che se la contavano su. Ad un certo punto una
dice: "Mia sorella è stata operata 3 volte: do e n'altra "
…</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Capite? Si parte comunque
dal due e poi si conta, a salire...</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">D'altra parte,
l'istituzione stessa della venezianità più pura, cioè i bacari,
hanno nomi assai significativi:</span></div>
<ul>
<li><div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Do Mori</span></div>
</li>
<li><div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Do Spade</span></div>
</li>
<li><div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Do Colonne</span></div>
</li>
</ul>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
…</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Come dite? Non sapete
cos'è un <a href="https://veneziavive.me/2017/07/11/bacaro-tour-in-barca-a-venezia/" target="_blank">bacaro</a>?</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Mmhhh... come spiegare? …
Non esiste un termine adeguato corrispondente in italiano... diciamo
che è un po' enoteca, un po' street food, un po' baretto
confessionale, un po' caffè letterario... La loro missione è quella
di sempre: dar da bere a veneziani e foresti fornendo anche alcuni
"piatti di credenza" vale a dire salumi e formaggi, insieme
a quella piccola e intrigante "cucina in briciole" che va
sotto il nome di </span><a href="https://veneziavive.me/2011/05/09/dizionario-della-cucina-veneziana/" target="_blank"><span style="font-size: medium;"><i>cicchetti</i></span></a><span style="font-size: medium;">. </span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Alle orecchie di un
italiano, il termine “cicchetto” suona come qualcosa da bere, ma
in realtà la parola che identifica q</span><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;">uesti
piccoli frammenti di un discorso amoroso-culinario, deriva dal latino
</span></span><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i>ciccus</i></span></span><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;">,
cioè “piccolo boccone”. Un boccone quindi che può assumere
mille forme, ma si tratta pur sempre di qualcosa da masticare, non da
bere.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;">Ma
sto divagando, torniamo al sistema numerico veneziano...</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;">sì
perché anche le farmacie non sono da meno: </span></span>
</div>
<ul>
<li><div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;">Alle
due colonne</span></span></div>
</li>
<li><div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;">Due
ombrelli</span></span></div>
</li>
</ul>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;">e
così via...</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;">D'altra
parte, scusate, ma in Piazzetta San Marco, di colonne ghe ne xe do,
mica una!</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/vghqQVpNmy0/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/vghqQVpNmy0?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<br /></div>
WALTER FANOhttp://www.blogger.com/profile/15726039530552604679noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6783493420124081314.post-12929408518060969362016-12-22T18:27:00.000+01:002016-12-22T18:27:19.357+01:00Il doge di Venezia non veniva pagato<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjr5KLr8vku8MfAVi1xO3MDJdT_APeKkqLGOJJCAOqwa5t_sJjbCLonsS6sXX_VwMzLML51okNsUyT2QUJq2UK_6BKnbljJMQLXxeinyL2CZ0wugQOxNv3a0oS412WSCe6M4cU29fM3lrvo/s1600/Il+doge+di+Venezia.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjr5KLr8vku8MfAVi1xO3MDJdT_APeKkqLGOJJCAOqwa5t_sJjbCLonsS6sXX_VwMzLML51okNsUyT2QUJq2UK_6BKnbljJMQLXxeinyL2CZ0wugQOxNv3a0oS412WSCe6M4cU29fM3lrvo/s200/Il+doge+di+Venezia.png" width="140" /></a></div>
Nessun doge di Venezia, così come nessun'altra carica pubblica elettiva di alto e di altissimo livello ai tempi della Serenissima, percepiva alcun compenso per i servigi che rendeva allo Stato; servire la Repubblica era un dovere e un onore, e dare il meglio di sé per Venezia era quanto di migliore si potesse fare nella vita.<br />
Anche per questo, in genere, il doge veniva eletto tra i nobili dotati di maggior patrimonio personale: essere a capo della Serenissima era infatti senz'altro un onore grandissimo, ma anche un onere fortissimo.<br />
Il doge versava i contributi allo Stato alla pari di ogni altro nobile e non poteva essere omaggiato con il bacio della mano o con la genuflessione. Non poteva avere alcuna statua a lui dedicata: il culto della personalità era rigorosamente vietato, e in linea generale, per ogni decisione che riteneva di dover assumere - specialmente quelle importanti - subiva le attenzioni e le ingerenze della Signoria.<br />
Il doge era una sorta di prigioniero a Palazzo Ducale: non poteva accrescere in alcun modo i poteri che gli erano stati conferiti; non poteva ricevere di sua iniziativa nessuno, in veste ufficiale, né spedire autonomamente lettere di Stato o riceverne. Non poteva fare donazioni, se non all'interno della sua stessa famiglia, e in ogni caso non poteva riceverne.<br />
Non poteva più curare i suoi interessi mercantili ed economici (un po' quello che succede con il cosiddetto <i>blind trust</i> che viene applicato ai presidenti degli Stati Uniti) e ogni suo tentativo di influenza nelle nomine delle varie magistrature sarebbe stato oggetto delle cure delle Magistrature di Stato.<br />
<br />
(Estratto dal nuovo libro di <a href="http://www.albertotosofei.it/" target="_blank"><b>Alberto Toso Fei</b></a>: "<a href="http://www.newtoncompton.com/libro/forse-non-tutti-sanno-che-a-venezia" target="_blank"><i>Forse non tutti sanno che a Venezia...</i></a>")<br />
<br />WALTER FANOhttp://www.blogger.com/profile/15726039530552604679noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6783493420124081314.post-86749279274762553722016-05-26T23:54:00.000+02:002017-09-28T14:16:36.699+02:00Francesco Petrarca a Venezia e le Corderie della Tana<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-irhOD3d9seE/V0dvSwSdCoI/AAAAAAAAEMI/pI489vJLGlkpEZGnt78bpIvUNLdkx64DwCLcB/s1600/Francesco%2BPetrarca.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="171" src="https://1.bp.blogspot.com/-irhOD3d9seE/V0dvSwSdCoI/AAAAAAAAEMI/pI489vJLGlkpEZGnt78bpIvUNLdkx64DwCLcB/s200/Francesco%2BPetrarca.jpg" width="200" /></a></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Nell'estate
del 1362, da Padova, <a href="http://fanowalter.blogspot.it/2016/05/petrarca-i-cani-e-yahoo.html" target="_blank">Francesco Petrarca</a> avvia trattative con la
Repubblica di Venezia, queste le condizioni: Petrarca lascia in
eredità la sua biblioteca alla Repubblica, qualora la Repubblica gli
offra una casa in città. </span>
</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Senza
intralci burocratici vien presa subito la decisione (abbiamo i
verbali della seduta del Maggior Consiglio, 4 settembre 1362), e
viene offerta al Petrarca una casa che gli piace moltissimo: il
palazzo Molin. </span>
</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Chi conosce
un po' Venezia sa che ancora al giorno d'oggi di palazzi Molin ce ne
sono diversi. Quello dove viene a stare il Petrarca è un altro
ancora che non c'è più. Possiamo immaginarlo sulla Riva degli
Schiavoni. Venendo dal Palazzo Ducale, dopo il ponte della Paglia
(con vista sul passaggio aereo detto “dei sospiri”), dopo il
Danieli (grondante letteratura e pettegolezzi), dopo la chiesa della
Pietà (dove <span style="text-decoration: none;">non</span> suonò
mai Vivaldi), si scavalca il rio Sant'Antonin sul ponte del Sepolcro,
subito a sinistra il palazzo Navagero, poi sede del Presidio Militare
già caserma Aristide Cornoldi, già convento del Sepolcro. La casa
del Petrarca era qui (lapide). </span>
</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Il Petrarca
ci lascerà opere in latino con la descrizione di quel che vede dalle
sue finestre. Una volta vengono ad ormeggiare proprio qui due navi
grandi come la casa, i loro alberi si ergono molto più in alto dei
tetti. Poi una notte, stanco ed assonnato, ha appena cominciato a
scrivere una lettera quando sente strepiti e grida. Sale di corsa in
cima a una delle due torri che ha la casa e vede che una delle due
navi sta salpando. Le stelle sono coperte dalle nubi, il vento scuote
la casa dalle fondamenta, il bacino di San Marco è tutto un tumulto,
ma la nave prende il largo. È carica di merci pesanti, gran parte
dello scafo è immersa, eppure la nave sembra una montagna
galleggiante. La nave, gli dicono, è diretta alle foci del Don.
Mentalmente il Petrarca le augura buon viaggio, e torna a finire la
lettera che stava scrivendo. </span>
</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Cosa pensate
voi quando pensate al Don? </span><span style="font-size: medium;"><i>Fiume russo, uno
dei più lunghi d'Europa</i></span><span style="font-size: medium;">. Allora però si
chiamava Tanai </span><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;">(dal
greco</span></span><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;">
T</span></span><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;">ánaïs,
dal nome della città di “Tana”). In quel sonetto, che nel
Canzoniere come lo conosciamo noi, porta il numero <a href="http://www.lib.ru/POEZIQ/PETRRKA/canconiere.txt_with-big-pictures.html#148" target="_blank">148</a> inaugura la
tradizione di </span></span><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i>flatus
vocis</i></span></span><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;">
che durerà almeno fino ad Alessandro Manzoni: “scoppiò da Scilla
al Tànai / dall'uno all'altro mar”. </span></span>
</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;">I
veneziani a Tana, lungo il fiume Tanai (oggi Don), ci andavano ad
acquistare la canapa (ma non solo), che poi avrebbero usato in una
grande area coperta dell'Arsenale, per fabbricare le corde per le
navi (ma non solo). </span></span>
</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;">Lungo
i muri esterni delle </span></span><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i>Corderie
</i></span></span><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">(</span></span></span><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span lang=""><span style="font-style: normal;">edificio
a tre navate, con 84 colonne, avente una lunghezza di 316 metri</span></span></span></span><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">)</span></span></span><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;">,
troviamo </span></span><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i>calle</i></span></span><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;">
e </span></span><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i>campo
della Tana</i></span></span><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;">. </span></span></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;"> </span></span>
</div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;">Per
inciso, della biblioteca di Petrarca a Venezia rimase ben poco e di
quel poco quasi nulla è sopravvissuto all'umidità...</span></span></div>
<div lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div lang="" style="margin-bottom: 0cm;">
”<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i>Quale
città unico albergo ai giorni nostri di libertà, di giustizia, di
pace, unico rifugio dei buoni e solo porto a cui, sbattute per ogni
dove dalla tirrannia e dalla guerra, possono riparare a salvezza le
navi degli uomini che cercano di condurre tranquilla la vita. Città
ricca d’oro ma più di nominanza, potente di forze ma più di
virtù, sopra saldi marmi fondata ma sopra più solide basi di civile
concordia ferma ed immobile e, meglio che dal mare ond’è cinta,
dalla prudente sapienza dè figli suoi munita e fatta sicura”</i></span></span></div>
<div lang="" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-style: normal;">(Francesco
Petrarca) </span></span></span><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/Kqi2Y9RsvvM/0.jpg" src="https://www.youtube.com/embed/Kqi2Y9RsvvM?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
<br />
<br />
<i><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: "times new roman" , serif;">(fonte: G. Dossena) </span></span></i>
</div>
WALTER FANOhttp://www.blogger.com/profile/15726039530552604679noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6783493420124081314.post-59735064782155007492016-03-16T15:00:00.001+01:002016-03-16T15:00:45.612+01:00Gentile Bellini alla corte dell'Impero Ottomano<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhF8cFR3cLJ-EKd9tDRjdrz9-roQm-G4V_BIAh445hJPWpI4b5E48EVe1wnXjiK76rQVditIhiD7EPx7cnjOu4fihDY4jCfHAycc9z6RDAg3fF1Q1qisg1NAwl8GkFLXutilcwzPva2HrOw/s1600/Gentile_Bellini_Mehmet+II_low.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhF8cFR3cLJ-EKd9tDRjdrz9-roQm-G4V_BIAh445hJPWpI4b5E48EVe1wnXjiK76rQVditIhiD7EPx7cnjOu4fihDY4jCfHAycc9z6RDAg3fF1Q1qisg1NAwl8GkFLXutilcwzPva2HrOw/s200/Gentile_Bellini_Mehmet+II_low.jpg" width="148" /></a></div>
Durante il Rinascimento gli europei hanno un rapporto quasi schizofrenico con l'<a href="http://www.storiaverita.org/?p=1408" target="_blank">impero ottomano</a>, da un lato temuto come la minaccia più spaventosa e dall'altro rispettato, ammirato e da qualcuno anche desiderato come modello sociale/politico alternativo rispetto all'intollerante e guerresco Occidente.<br />
Ma anche gli Ottomani hanno un rapporto schizofrenico nei confronti dell'Europa, dove si uniscono da un lato il fascino e il desiderio di apprendere la loro tecnologia, e dall'altro la repulsione, il senso di superiorità indotto dalla fede islamica verso quei barbari dei cristiani.<br />
La fascinazione per l'Occidente è legata in gran parte alle tecnologie occidentali, perché molto presto ci si rende conto che, anche se l'impero è perfettamente in grado di affrontare i cristiani alla pari sul campo di battaglia e ha una cultura altrettanto complessa, tuttavia ci sono tanti aspetti in cui l'Occidente ha un margine di superiorità. Basta guardare gli acquisti dei sultani, delle loro famiglie, delle loro donne, gli acquisti dei gran visir e dei pascià: c'è tutta una serie di merci che nel Cinquecento e nel Seicento gli ottomani sono costretti a comprare in Occidente, perché nel loro impero non si producono. Sono commerci che non si interrompono mai, e proseguono con estrema disinvoltura anche in tempo di guerra. Sultani e gran visir ordinano a Venezia occhiali, carte geografiche, orologi, vetri, lampade. Le lampade per le grandi moschee di Costantinopoli sono comprate a Venezia, perché nessuno produce vetri come quelli che si fanno qui.<br />
Ci sono anche consumi voluttuari che rendono i turchi dipendenti dall'Occidente: per esempio a Costantinopoli è di gran moda il formaggio parmigiano, che però a quell'epoca si chiamava "piacentino".<br />
Quando la figlia del sultano Solimano, Mihrimah, decide di offrire un nuovo acquedotto per la Mecca, per dare da bere ai pellegrini, gli attrezzi per i lavori li deve ordinare in Occidente, perché nell'impero nessuno sa produrre acciaio di così buona qualità.<br />
Succede perfino che quando sta per scoppiare la guerra tra Venezia e gli Ottomani (è la guerra che poi porterà alla battaglia di Lepanto), il comandante della flotta imperiale turca, il <i>kapudan pascià</i>, abbia la faccia tosta di andare dall'ambasciatore veneziano per comprare dei fanali dai mercanti veneziani da mettere sulla sua galera!<br />
Del resto la flotta del sultano era fornita di cannoni fabbricati con la consulenza di tecnici occidentali.<br />
L'impero ottomano compensava questa sua arretratezza tecnologica con altri punti di forza, culturali, sociali e politici, ma non c'è dubbio che abbiano sempre percepito il fatto che vi erano degli aspetti in cui i barbari occidentali, misteriosamente, per volere di Dio, avevano un margine di superiorità.<br />
Un esempio straordinario di questa fascinazione contraddittoria, è rappresentato dalle arti figurative. La civiltà occidentale nel Medioevo e ancor più nel Rinascimento, punta moltissimo sulla pittura e sulle arti figurative in genere, sia sul piano comunicativo sia della conoscenza della realtà che ci circonda.<br />
Il mondo islamico invece ha un rapporto molto più difficile con le arti figurative, perché in teoria, se si dovessero ascoltare i dettami della legge islamica, raffigurare degli esseri viventi è un atto di empietà: significa riprodurre qualcosa che Dio ha creato e di cui lui solo è il padrone. Per cui solo il miscredente cristiano può pensare di rappresentare Dio con la barba bianca e non rendersi conto che sta commettendo un atto vergognoso nei suoi confronti.<br />
Tuttavia i turchi musulmani sanno benissimo che i barbari occidentali hanno inventato delle tecniche di pittura straordinarie, e ne sono affascinati.<br />
Non è forse un caso che il sultano che più di tutti si è interessato alla pittura europea, sia proprio quello straordinario personaggio che è Maometto II il Conquistatore, il quale chiama a Costantinopoli (in questa città che lui sta trasformando di nuovo in una grande capitale mondiale) dei pittori rinascimentali, tra cui <a href="http://www.settemuse.it/arte_bio_B/bellini_gentile.htm" target="_blank">Gentile Bellini</a> da Venezia, il quale esegue il suo ritratto.<br />
Questo quadro esiste ancora oggi (o almeno la critica lo riconosce come tale) e rappresenta la fisionomia turca di Maometto II, con la sua barbetta a punta.<br />
Alla morte del sultano, il successore Beyazit II, che è un pio musulmano, trova vergognosa la faccenda del ritratto e lo fa vendere al bazar.<br />
Il quadro poi andrà perso e, dopo chissà quali peripezie, ritrovato (oggi si trova a Londra), ma quel che è certo è che a Costantinopoli non ne seguirà alcuna tradizione pittorica.<br />
<br />
<br />
<i>(fonte: A. Barbero)</i>WALTER FANOhttp://www.blogger.com/profile/15726039530552604679noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-6783493420124081314.post-1694456749927336042016-03-07T20:45:00.000+01:002016-03-07T22:33:20.515+01:00Il Doge Andrea Gritti e il rinnovamento politico culturale veneziano.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-WLxIXHS3BKo/Vt3YtR-6XMI/AAAAAAAAEIo/PiXJEjJFmBs/s1600/Doge_Andrea_Gritti.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://2.bp.blogspot.com/-WLxIXHS3BKo/Vt3YtR-6XMI/AAAAAAAAEIo/PiXJEjJFmBs/s200/Doge_Andrea_Gritti.jpg" width="200" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;">Nel
1523 viene eletto doge <b>Andrea Gritti</b>. Questa data segna l’inizio di
un breve, ma estremamente significativo periodo di riforme per la
città di Venezia ed il suo territorio. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;">Il
nuovo Doge, l’eroe di Padova e della riconquista dei territori
veneziani ai tempi della lega di Cambrai, apre un’importante stagione di cambiamenti nell’amministrazione della Serenissima, che
investe moltissimi settori dello stato. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;">Dal
punto di vista economico, si registra una serie di riforme mirate
alla razionalizzazione amministrativa ed affiancate da un’innovativa
riorganizzazione del credito bancario. Nel 1526, con il divieto agli
uffici pubblici di accettare qualsiasi divisa straniera, si attua
un’unificazione monetaria all’interno dei territori veneti, dove
precedentemente, le città soggette alla Serenissima utilizzavano
ancora conii locali.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;">Due
le importanti novità in campo economico introdotte nel 1528: la
prima consiste nell’utilizzo, per la prima volta nella storia,
della partita doppia nell’amministrazione pubblica: efficacissimo
contributo di natura pratica suggerito dal grande matematico italiano
amico di Leonardo da Vinci, <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Luca_Pacioli" target="_blank">Luca Pacioli</a>. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;">Il
secondo, innovativo provvedimento del 1528 vede la Zecca dello stato
veneziano cambiare intimamente la sua natura e funzione. Da cassa di
deposito dei prestiti obbligatori allo stato, legati alla decima e al
catasto, è trasformata in banca di stato nella quale chiunque, anche
forestiero, può effettuare depositi ad interesse, in cambio di
ricevute trasferibili. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;">Un
altro settore statale, oggetto di tentativi riformistici interessanti
per quanto destinati all’insuccesso, è quello del diritto, nella
cosiddetta “</span></span><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i>renovatio
legis”</i></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;">Già all’inizio
del suo dogado il Gritti è fortemente orientato alla riforma del
sistema giuridico veneziano; di antica fondazione e basato per lo più
sull’arbitrio dei magistrati, la cui libertà interpretativa delle
leggi è estremamente ampia. L’idea è quella di una riforma
radicale dello Statuto, per una maggior razionalizzazione del sistema
giudiziario, ad un tempo troppo poco rigoroso e mal codificato. È
significativo che, nonostante la revisione giudiziaria sia tentata
dal Gritti per l’intero corso del suo dogado, essa non vedrà mai
una realizzazione. La resistenza della nobiltà veneziana a questa,
come ad altre riforme è di natura conservatrice. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;">Da una parte infatti
la nuova codificazione avrebbe reso il giudice un “tecnico del
diritto”: si sarebbe in qualche modo negata la peculiarità del
patriziato veneziano, che tradizionalmente ricopriva, per brevi
periodi, le più diverse cariche pubbliche. Dall’altra, è
ipotizzabile che la riforma del diritto mirasse a un rafforzamento
dell’oligarchia, in linea con l’orientamento del Gritti, cosa
anch’essa temuta dalla media e piccola nobiltà. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;">Questa opposizione
era immagine di quel conflitto sotterraneo tra “Vecchio Mondo” e
“Nuovo Mondo” che sarà elemento costante di tutto il dogado
grittiano.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">Un
altro aspetto cruciale, per quanto riguarda le novità introdotte
nell’‘era grittiana’, è la ‘</span></span></span><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i>renovatio
rei militaris</i></span></span><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">’,
affidata dal Gritti al Capitano generale della Serenissima, Francesco
Maria della Rovere, amico personale del Doge. </span></span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">A
pochi anni dalle ombre di Cambrai, quando Gritti stesso, prima di
essere investito della carica di Doge, aveva dovuto misurare sul
campo i limiti dell’organizzazione militare veneziana sulla
terraferma, era impossibile non rendersi conto della debolezza della
Serenissima sui campi di battaglia. E anche in questo settore la
ricetta dell’</span></span></span><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i>entourage</i></span></span><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
grittiano è la stessa: rinnovamento, razionalità e innovazione
tecnica volte ad una maggiore efficienza. </span></span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;">Il territorio della
Serenissima viene allora interamente coinvolto in un progetto che lo
trasforma in un unico organismo difensivo, nel quale ogni roccaforte,
ogni città, ogni collina sono sfruttate o ripensate secondo le loro
potenzialità strategiche intrinseche e in relazione con gli altri
elementi della unificante “macchina difensiva”. Venezia, in modo
machiavellico, trovatasi scoperta dalla “pelle del leone”, ormai
troppo ristretta, sceglie di proteggere le parti più fortemente
esposte cucendoci sopra la “pelle della volpe” dell’ingegno
tecnologico.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">Un’altro
episodio estremamente interessante, per cogliere il clima culturale,
oserei dire rivoluzionario, di questa breve ma significativa stagione
veneziana, è la famosa vicenda di Vettor Fausto. Letterato umanista,
il Fausto è il promotore di un progetto, presentato al Doge Gritti
nel 1525, che mira a “...introdurre nell’Arsenale [...] </span></span></span><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span lang="la-VA"><i>scientia</i></span></span></span><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span lang="la-VA"><span style="font-style: normal;">
</span></span></span></span><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">fondata
su </span></span></span><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span lang="la-VA"><i>methodus</i></span></span></span><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
e </span></span></span><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span lang="la-VA"><i>litterae</i></span></span></span><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i>”.</i></span></span><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">
In pratica egli propone al Doge un progetto di una <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Quinquereme" target="_blank">quinquereme</a>,
ricostruita attraverso la compenetrazione tra lo studio filologico
dei testi latini e la conoscenza dell’architettura navale. E anche
in questo campo i sogni di innovazione tecnologica dei “grittiani”
si scontrano con le resistenze di ampie porzioni del patriziato
veneto, sempre spaventato dalla minaccia che degli “specialisti del
settore” lo possano scalzare dal suo tradizionale controllo sulle
istituzioni veneziane. </span></span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">Tuttavia,
diversamente da quello che sarà l’esito negativo delle riforme
legislative, in questo caso il progetto di Vettor Fausto registra una
serie di successi. In primo luogo, già nel 1526, nonostante le forti
opposizioni, Vettor Fausto ottiene uno</span></span></span><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i>
squero </i></span></span><span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;">nell’Arsenale,
dove costruire la quinquereme romana, che sarà varata nel 1529. </span></span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;">Il 23 maggio dello
stesso anno ha luogo, di fronte alle rive di San Francesco della
Vigna, il collaudo dell’imponente nave, che gareggia contro una più
esile galera, vincendo la gara a dispetto del suo maggior
dislocamento. Il <a href="http://laltravenezia.blogspot.it/2016/01/venezia-e-la-letteratura-italiana.html" target="_blank">Bembo</a>, entusiasta, scrive che, grazie all’impresa
di Vettor Fausto “non si potrà più dire a niun di loro [gli
umanisti] come per addietro si solea: va e statti nello scrittoio e
nelle tue lettere”.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;">Il Doge, vedendo la
vittoria del “nuovo-antico” sul vecchio, scoppia addirittura in
lacrime di gioia.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;">L’età grittiana è
quindi estremamente carica di fermenti culturali. Nel contesto
veneziano degli anni 20-30 del Cinquecento, il Rinascimento sembra
così fare un salto di qualità significativo. Se prima infatti gli
umanisti rinascimentali erano inclini ad un rapporto stretto con il
potere, ma sempre da una posizione esterna ad esso, ora nella
Serenissima comincia a delinearsi un diverso ruolo per l’uomo di
scienza e di lettere. Egli sembra chiamato ad entrare all’interno
del meccanismo del potere istituzionale, per poterlo razionalizzare,
per rendere più rapidi ed efficaci i suoi meccanismi, per
aggiungergliene di nuovi. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;">Persa la partita sul
piano della forza, Venezia cerca di gettare le basi di una sua
vittoria futura, attraverso la celebrazione del matrimonio tra sapere
e potere, chiamando gli umanisti alla cura della cosa pubblica. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;">E poiché i
matrimoni, per generare figli legittimi, devono essere pubblici,
viene affidato al Sansovino il compito di tracciare il segno
eloquente di questa unione. E nel 1537 iniziano quindi i lavori di
costruzione della Biblioteca Marciana. Nella zona della città
deputata alla gestione del potere, da esibire alle rappresentanze
diplomatiche, in cui sono organizzati e si svolgono i riti civili e
della patria. Per la prima volta una biblioteca di stato entra, e in
una posizione di estremo rilievo, all’interno dell’autocelebrazione
del potere. L’edificio, che custodirà i testi del Petrarca e la
biblioteca platonica del <a href="http://marciana.venezia.sbn.it/la-biblioteca/la-storia-e-il-patrimonio/storia/il-cardinale-bessarione" target="_blank">Bessarione</a>, è posto di fronte al Palazzo
Ducale, nel cuore politico della città. </span></span><br />
<br />
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;"><i>(fonte: F. Merlo) </i></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; line-height: 150%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: medium;"> </span></span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
WALTER FANOhttp://www.blogger.com/profile/15726039530552604679noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6783493420124081314.post-76336554383461932082016-01-05T18:07:00.000+01:002016-01-05T18:07:06.042+01:00Venezia e la letteratura italiana<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-UVZnvaT5TZ8/VovynTtQxRI/AAAAAAAAEGM/ZRfo1O_fj-s/s1600/Asolani%2Bdi%2BPietro%2BBembo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="http://2.bp.blogspot.com/-UVZnvaT5TZ8/VovynTtQxRI/AAAAAAAAEGM/ZRfo1O_fj-s/s200/Asolani%2Bdi%2BPietro%2BBembo.jpg" width="124" /></a></div>
<span style="font-size: small;">A Venezia nel marzo 1505 <a href="http://laltravenezia.blogspot.it/2010/04/aldo-manuzio-e-larte-della-tipografia.html" target="_blank">Aldo Manuzio</a> stampa <i>Gli Asolani</i> di Pietro Bembo. Sono dialoghi in prosa, in tre giornate, nel giardino della ex regina di Cipro, Caterina Corner, a <a href="http://laltravenezia.blogspot.it/2010/09/asolo.html" target="_blank">Asolo</a>. <br />I dialoghi di Asolo si svolgono fra tre giovani e tre donne. Parlano dell'amore da tre punti di vista. L'amore fa soffrire ("amore senza amaro, non si puote"). L'amore è fonte di gioia. L'amore è desiderio di vera bellezza, e la bellezza "non è altro che una grazia che di proporzione e di convenienza nasce e d'armonia delle cose"; anzi la vera bellezza è quella divina. <br />Siamo così ad una manifestazione di amor "platonico". Chi si interessa a queste cose ritroverà un personaggio chiamato Pietro Bembo che parla di amor platonico nel <i>Cortegiano</i> di Baldassar Castiglione. <br />Qui negli <i>Asolani </i>c'è qualcosa di più dei discorsi sull'amore; i dialoganti citano o recitano volta per volta poesie composte da loro stessi (cioè da Pietro Bembo). <br /><i>Gli Asolani</i> sono il manifesto del bembismo, o meglio del "petrarchismo bembesco". Fissato col <i>Canzoniere</i> aldino del 1501 il criterio linguistico e stilistico, <i>Gli Asolani</i> fissano i criteri di gusto, ideologici, antropologici della poesia. Il Bembo indica nel Petrarca (che aveva soggiornato a Venezia dal 1362 al 1367) un ideale di vita e di amori, oltre che di poesia e di lingua. Tale vita, tali amori, vanno imitati. <br />Questa operazione 1501-1505 di Manuzio-Bembo ha un successo immediato, ampio, profondo. Il modo di poetare, la lingua, gli ideali di vita e di amori così propugnati resteranno più o meno validi in tutt'Italia per tre secoli almeno, con gli opportuni adattamenti regionali. <br />Dopo Petrarca pochi han potuto scrivere senza subirne l'influsso. La lingua, lo stile, la vita, gli amori del Petrarca mettono rami lunghi che arrivano per esempio a Giusto dei Conti e a Matteo Maria Boiardo. <br />Con il <i>Canzoniere</i> aldino nasce una certa unità d'Italia, con gli <i>Asolani</i> l'unità si consolida.<br />I seguaci del petrarchismo bembesco sono uguali in tutt'Italia. Può avere senso raggrupparli in area veneta e lombarda, area tosco-romana, area meridionale: ma quello che conta è proprio il fatto inverso, unitario, per cui si scrive nello stesso modo dalla valle del Sinni a Casale Monferrato.<br />Nell'uniformità del mucchio, ovviamente, se qualcosa si distingue sono i particolari biografici. Massimo interesse suscitano i particolari biografici delle poetesse (nessuna stagione della letteratura italiana ha tante poetesse come questa). <br />Vittoria Colonna è una gran dama (ritratta da Sebastiano del Piombo e da Michelangelo, con cui intrecciò un lungo rapporto di amicizia); è una vera signora anche Veronica Gambara (scrive della bellezza di Brescia, poi sale un po' nella nostra considerazione perché va a Correggio). La padovana <a href="http://laltravenezia.blogspot.it/2010/07/gaspara-stampa.html" target="_blank">Gaspara Stampa</a> è di famiglia nobile ma fa la cantante e la cortigiana. L'altra padovana, Isabella Adreini, fa l'attrice. La romana Tullia d'Aragona è cortigiana ma viene dispensata dal portare il velo giallo per meriti poetici. La veneziana <a href="http://laltravenezia.blogspot.it/2012/03/grata-venere.html" target="_blank">Veronica Franco</a> è cortigiana senza dispense, e sulla sua professionalità sappiamo tante cose...<br />Tra questi poeti e poetesse nessuno è esente da un certo petrarchismo bembesco. Nei casi più estremi questi poeti non scrivono ma trascrivono. Prendono pari pari parole e frasi, emistichi e versi del Petrarca. Chi studia queste cose vi dirà, per esempio, che in due canzoni di Pietro Bembo (totale 136 versi) ci sono solo 8 parole che non hanno riscontro nel Petrarca. E andava a memoria...<br />Il petrarchismo bembesco è un movimento sociale serio. Guai a chi non riesce ad inserirsi. <br />Il veneziano Antonio Brocardo è amico di Pietro Bembo, e scrive come Pietro Bembo comanda. Poi entra in polemica col maestro, e tutti gli danno addosso con una tale ferocia che Antonio Brocardo muore di crepacuore. <br />C'è chi per lealtà vuole strafare: il veneziano Celio Magno scrive una canzone petrarchesca bembesca intitolata <i>Deus </i>che sembra sia la più lunga della letteratura italiana. </span><br />
<span style="font-size: small;"><br />Asolo (sdrucciolo, àsolo) è al giorno d'oggi un comune in provincia di Treviso. Il castello di Asolo, in gran parte demolito nel 1820, era il palazzo pretorio, riservato ai podestà veneziani. Venuto a morte nel 1473 Giacomo II di Lusignano, re di Cipro, la Serenissima costringe la vedova, Caterina Cornaro, ad abdicare a suo (della Serenissima) favore (1479), pagandole una pensione e dandole la signoria di Asolo. La vedova vive in questo castello. <br />Caterina è un donnone tizianesco (il <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Caterina_Cornaro#/media/File:Portrait_of_Caterina_Coronaro_1542_uffizi_florence_Titian.jpg" target="_blank">ritratto agli Uffizi</a> è di Tiziano e bottega), e sta qui con dodici damigelle, un nano nero chiamato Zavir con funzioni di giullare, e ottanta giovanotti con funzioni varie. Morirà nel 1510. <br />Alcuni dicono che nel castello di Asolo si fanno feste meravigliose, ma è dubbio, aggiungono, che vi si accolgano letterati e artisti a dialogare sull'amor platonico. Pietro Bembo può essere tra gli ospiti perché è parente della padrona di casa e ha fama di uomo di mondo. <br />Leggere su un'enciclopedia le voci dedicate ai Cornaro dà poco sugo. Di palazzi Corner, Venezia è piena. Il più famoso è progettato dal Sansovino per uno Jacopo Corner nipote di Caterina. <br />Affascinanti invece le voci che le enciclopedie dedicano ai Lusignano. Il castello di Lusignan nel Poitou risale al principio del IX secolo. Si sono proprio estinti con Giacomo II nel 1473. Quando Marcel Proust fa dire a uno dei suoi Guermantes "noi discendiamo in linea diretta dai Lusignano", scherza. <br />Insoddisfacente, generica la descrizione del giardino che dà il Bembo negli Asolani. Ad ogni buon conto il poeta inglese Robert Browning distruggerà il giardino per farcisi costruire una villa. <br />Pochi sono i ricordi di Caterina Cornaro che può scovare in Asolo il turista al giorno d'oggi. Al fantasma della regina di Cipro si è sovraimpresso quello dell'attrice <a href="http://laltravenezia.blogspot.it/2010/08/eleonora-duse.html" target="_blank">Eleonora Duse</a>, qui sepolta. Ma era morta a Pittsburgh (Pennsylvania), nel 1924. Era nata nel 1858 a Vigevano. </span>WALTER FANOhttp://www.blogger.com/profile/15726039530552604679noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6783493420124081314.post-85092876618101241832015-10-13T16:24:00.000+02:002015-10-13T16:27:22.468+02:00La Venexiana<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-kq7t2PTj5vg/Vh0SOoNgq2I/AAAAAAAAD84/IIVblmj33Zw/s1600/La%2BVeneixiana.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="150" src="http://4.bp.blogspot.com/-kq7t2PTj5vg/Vh0SOoNgq2I/AAAAAAAAD84/IIVblmj33Zw/s200/La%2BVeneixiana.jpg" width="200" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">A Venezia verso il 1536 in
un circolo privato si rappresenta una commedia intitolata <i>La
Venexiana</i>, che non vuol dire “la donna di Venezia” (i
personaggi principali sono <i>due</i> donne veneziane), bensì “la commedia
ambientata a Venezia” (come <i><span style="text-decoration: none;">La
Cortigiana</span></i> di Pietro Aretino non vuol dire “la meretrice
d'alto bordo” o “la donna di palazzo”, bensì “la commedia
ambientata a corte”). </span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;"> </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Non si sa chi sia l'autore
(o l'autrice). </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">E' certo che è stata
scritta espressamente per la rappresentazione teatrale. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Viene rappresentata una
volta sola, per un pubblico esclusivamente maschile. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Gli attori sono tutti
uomini. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Due donne, Anzola (Angela)
e Valiera (Valeria) si contendono l'amore di un giovane soldato di
ventura lombardo, Giulio, venuto a Venezia a cercar fortuna. Anzola è
vedova da poco. Valiera, più giovane, è sposata ad un vecchio.
Entrambe hanno una serva. Parlano tutte in veneziano, Giulio parla un
italiano lezioso. Un facchino parla bergamasco.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Le due donne stanno in due
case vicine a quello che ancora oggi si chiama campo San Barnaba. Ci
sono altre precisazioni topografiche: San Marco, Rialto, calle di
Gallipoli che dà sul campo dei Frari. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Si è potuto precisare che
le due donne sono di due rami della famiglia Valier. Anzola è vedova
di un Marco Barbarigo, capo del Consiglio dei Dieci, Valiera ha
sposato un Giacomo Semitecolo, “Avogador di Comun”
(all'Avvocatura di Stato competono tra l'altro i delitti d'onore e
gli adulteri). Valiera ha una sorella, Laura, sposata ad un
Berbarigo, cognata quindi di Anzola. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Queste minuzie
contribuiscono al colore locale e ci aiutano a capire che la commedia
ha un tono diffamatorio, piccatamente libellistico, nel gusto di
<a href="http://laltravenezia.blogspot.it/2015/04/pietro-aretino-il-cortigiano-letterato.html" target="_blank">Pietro Aretino</a> (che è arrivato a Venezia nel 1527, e in questo
anno 1536 è ben vivo – morirà qui nel 1556). </span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;"> </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">La sensualità delle due
donne, che dà nel torbido, è a metà strada tra l'eleganza di
<a href="http://www.treccani.it/enciclopedia/leonardo-giustiniani/" target="_blank">Leonardo Giustinian</a> e gli eccessi di Maffio Venier. </span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;"> </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">E' facile dire che <i>La
Veneixiana</i> è la più bella commedia d'area veneta del
Cinquecento. I confronti con le commedie di Pietro Aretino e di
Angelo Beolco sono appropriati. Si può anche dire che <i>La Veneixiana</i>
è la più bella commedia italiana del Cinquecento, ma prima di far
graduatorie su scale di merito è opportuno sentire su scala
geografica la lontananza delle aree in cui nascono le commedie
ferraresi di Ludovico Ariosto e le commedie fiorentine di Niccolò
Macchiavelli.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;"><i>La Veneixiana</i>, dopo
la sua prima e unica rappresentazione cinquecentesca, viene poi
dimenticata, e riscoperta e pubblicata solo nel 1928. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Gli studi hanno fatto
notevoli progressi negli ultimi decenni, eppure, o forse proprio per
questo, si resta col sospetto che nell'area veneziana ci sia ancora
da scavare e da scoprire, e che sia opportuno vederla come un'area
lontana da altre, più ricca di altre, da considerare in una
prospettiva di maggior autonomia letteraria.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
WALTER FANOhttp://www.blogger.com/profile/15726039530552604679noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-6783493420124081314.post-50805956916122130012015-08-30T11:12:00.000+02:002015-08-30T11:12:53.348+02:00Viaggio a Venezia, 1914<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjAUJ6fuI6Ks_aWs1hKSCCEZyRNtW6wmp41yBB_3CsfiP5gMQuRbJy7xBfJsYZl1rAm_IGL5sFxtUKXjelTaTSVobT_nrahDII5a9DBmLYc_rfnMnlucJDi_WRwOtMz_td7KHfi1_uXujZ1/s1600/Naya_A_tourist_in_a_gondola.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="125" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjAUJ6fuI6Ks_aWs1hKSCCEZyRNtW6wmp41yBB_3CsfiP5gMQuRbJy7xBfJsYZl1rAm_IGL5sFxtUKXjelTaTSVobT_nrahDII5a9DBmLYc_rfnMnlucJDi_WRwOtMz_td7KHfi1_uXujZ1/s200/Naya_A_tourist_in_a_gondola.jpg" width="200" /></a></div>
<pre class="western"><span style="font-size: small;">Les valises dans la gondole, </span></pre>
<pre class="western"><span style="font-size: small;">qu'elle prenait la main de son mari : </span>
— <span style="font-size: small;">Tu as eu raison, dit-elle. </span>
<span style="font-size: small;">On en peut varier a l'infini l'occasion, </span></pre>
<pre class="western"><span style="font-size: small;">le vertige spontané qui saisit </span><span style="font-size: small;">le voyageur </span></pre>
<pre class="western"><span style="font-size: small;">débarquant à Venise reste toujours de cette qualité-là. </span>
<span style="font-size: small;">Instantanément tout a disparu. </span></pre>
<pre class="western"><span style="font-size: small;">Plus de souvenirs, plus de soucis, </span><span style="font-size: small;">plus rien de la vie qui s'interpose. </span></pre>
<pre class="western"><span style="font-size: small;">L'ivresse est immédiate, totale et </span><span style="font-size: small;">profonde. </span></pre>
<pre class="western"><span style="font-size: small;">On est pris, entraîné, arraché à la terre, enlevé sur des </span>
<span style="font-size: small;">ailes — on a soi-même des </span><span style="font-size: small;"><span style="font-size: small;">ailes</span> ; les coussins si doux de la gondole </span>
<span style="font-size: small;">semblent des nuages sur lesquels on repose. </span></pre>
<pre class="western"><span style="font-size: small;">Demain? Nous verrons </span><span style="font-size: small;">bien, il sera temps encore. </span></pre>
<pre class="western"><span style="font-size: small;">Mais soyons heureux, grisons-nous, glis</span><span style="font-size: small;">sons comme on court dans les rêves, </span></pre>
<pre class="western"><span style="font-size: small;">balançons-nous dans la souple </span><span style="font-size: small;">barque noire comme on se berce au son des valses. </span></pre>
<pre class="western"><span style="font-size: small;">Et les palais </span><span style="font-size: small;">défilent le long du canal, ainsi qu'au théâtre la toile roulée, </span></pre>
<pre class="western"><span style="font-size: small;">et qui </span><span style="font-size: small;">simule un paysage traversé par un héros en marche. </span></pre>
<pre class="western"><span style="font-size: small;">Un monde </span><span style="font-size: small;">irréel s'offre à nous ; pour la première fois, l'impossible est arrivé. </span>
<span style="font-size: small;">Tendons les mains pour le saisir! </span></pre>
<pre class="western"><span style="font-size: small;">Et il ne s'enfuit pas, il ne s'éva</span><span style="font-size: small;">nouit pas en fumée ; notre étreinte le serre ; </span></pre>
<pre class="western"><span style="font-size: small;">nous le tenons, le </span><span style="font-size: small;">touchons, le caressons, il est à nous enfin. </span> </pre>
<pre class="western"> </pre>
<pre class="western">(André Maurel)</pre>
<pre class="western"> </pre>
<pre class="western"> </pre>
<pre class="western"> </pre>
<pre class="western"><i>Le valigie in gondola, lei prese la mano del marito:
- Avevi ragione, disse.
Si può cambiare l'occasione all'infinito, ma la vertigine spontanea </i></pre>
<pre class="western"><i>che coglie il viaggiatore quando sbarca a Venezia, rimane di questa qualità. </i></pre>
<pre class="western"><i>Immediatamente tutto scompare.
Niente ricordi, niente preoccupazioni, </i></pre>
<pre class="western"><i>nulla della vita che si interpone. </i></pre>
<pre class="western"><i>L'ubriachezza è immediata, totale e profonda. </i></pre>
<pre class="western"><i>Si è catturati, trascinati, strappati dalla terra, sollevati da ali
- abbiamo in noi stessi le ali; i cuscini morbidi della gondola </i></pre>
<pre class="western"><i>sembrano nubi su cui riposare. Domani? Vedremo, ci sarà tempo. </i></pre>
<pre class="western"><i>Ma cerchiamo di essere felici, noi così grigi, scivolando </i></pre>
<pre class="western"><i>come si corre nei sogni, ondeggiando nella morbida barca nera </i></pre>
<pre class="western"><i>come cullandosi a suon di valzer. </i></pre>
<pre class="western"><i>E i palazzi che sfilano lungo il canale, come una tappezzeria teatrale </i></pre>
<pre class="western"><i>che simula un paesaggio attraversato da un eroe in cammino. </i></pre>
<pre class="western"><i>Un mondo irreale si offre a noi; per la prima volta, </i></pre>
<pre class="western"><i>l'impossibile è accaduto.
Tendiamo le mani per afferrarlo! Non fugge, non svanisce come fumo,
il nostro abbraccio lo trattiene; lo tocchiamo, lo accarezziamo, </i></pre>
<pre class="western"><i>finalmente è nostro.</i></pre>
<pre class="western"> </pre>
<pre class="western">("Quindici giorni a Venezia", André Maurel)</pre>
<pre class="western">
</pre>
WALTER FANOhttp://www.blogger.com/profile/15726039530552604679noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-6783493420124081314.post-79012606060717051892015-07-24T18:43:00.002+02:002018-05-03T22:51:20.702+02:00La voga alla veneta<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-NSFAFA71pdQ/VbJlsF-HTdI/AAAAAAAADxY/DKqYdIbMNvI/s1600/Venezia-20141214-00452%2Bbn_low.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="138" src="https://1.bp.blogspot.com/-NSFAFA71pdQ/VbJlsF-HTdI/AAAAAAAADxY/DKqYdIbMNvI/s200/Venezia-20141214-00452%2Bbn_low.jpg" width="200" /></a></div>
Ci fa obbligo soffermarci, seppur brevemente, per sottolineare la nobiltà della <b>voga alla veneta</b>, che si differenzia da quella praticata in tutte le altre città di mare del mondo.<br />
Già la posizione eretta e non seduta conferisce un'immagine di fierezza sconosciuta nelle altre realtà marine.<br />
Se poi consideriamo la gondola, imbarcazione che incarna perfettamente questo concetto, non troviamo nessun natante che le si possa solo avvicinare per sviluppo tecnologico. Tredici essenze di legno diverse concorrono alla realizzazioni di questa magnifica barca, lunga circa 11 metri e costruita con forma asimmetrica per consentire una perfetta manovrabilità anche governandola da soli.<br />
Prendiamo le <i>forcole</i>, gli scalmi dei nostri remi, sembrano meravigliose sculture che non trovano nessun paragone nelle altre culture marine.<br />
<br />
Si può ben dire che la potenza della Serenissima si fondasse oltre che su uno spregiudicato spirito mercantile, sulle braccia delle su genti che, non bisogna dimenticarlo, fino al sedicesimo secolo vogavano nelle <a href="http://laltravenezia.blogspot.it/2010/06/le-galee-veneziane-nel-quattrocento.html" target="_blank">galee</a> per libera scelta.<br />
Potenti braccia avevano i nostri isolani che trasportavano le varie merci da una parte all'altra della laguna spingendo sui remi delle loro barche.<br />
<br />
Chissà se erano giunte in città notizie circa Camus de Lorraine, geniale meccanico che costruiva automi per il re di Francia e che, nel primo Settecento, nel porto di Tolosa, sperimentò un gigantesco remo meccanico in grado di muovere grandi battelli in condizioni di acque calme. Nonostante il buon esito non fu incoraggiato dal suo sovrano e finì in miseria ramingo per l'Europa.<br />
Non passò da Venezia, forse temeva di fare una brutta fine nella mani dei gondolieri!<br />
Questi esosi rematori restituiscono l'incanto dell'esser trasportati per il canali della città accompagnati dallo sciabordio del remo.<br />
<br />
Ci si domanda se, come era in uso in tutte le grandi città d'Europa per i portantini e i <i>codega</i> nel XVII secolo, anche i gondolieri portassero alla cintura la clessidra per valutare le proprie prestazioni.<br />
Oggi, nella motorizzazione generale, oltre ai gondolieri, restano gruppi di appassionati che si raccolgono nelle associazioni sportive <i>remiere</i>, dove è anche possibile prendere <a href="http://veneziavive.me/2013/05/12/scuola-di-voga-alla-veneta/" target="_blank">lezioni di voga veneta</a>, perpetuando quindi una tradizione millenaria.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/DMuu1kzf4qQ/0.jpg" src="https://www.youtube.com/embed/DMuu1kzf4qQ?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
<br />
<br />
<i>(Fonte: Navigar in laguna. Fuga e Vianello. Edito da Mare di Carta)</i><br />
<br />WALTER FANOhttp://www.blogger.com/profile/15726039530552604679noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-6783493420124081314.post-63080425564969830692015-06-19T11:22:00.001+02:002015-06-19T11:22:40.269+02:00Venezia è una regata<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCx2k-0TkU51GG2IZzyAr6VmhvSYIfqwv8ljgNmqD8jVVdMvY3VVT_ox5_6vO3gsG6u4retG4jF-fIuo2m5VoNbAXQfDqxIwZ3RtwhJC93P-ZZkiu11ut481NEuZI-3BlHS8PP2OFEt-0N/s1600/Regata+in+Venezia.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="145" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCx2k-0TkU51GG2IZzyAr6VmhvSYIfqwv8ljgNmqD8jVVdMvY3VVT_ox5_6vO3gsG6u4retG4jF-fIuo2m5VoNbAXQfDqxIwZ3RtwhJC93P-ZZkiu11ut481NEuZI-3BlHS8PP2OFEt-0N/s200/Regata+in+Venezia.jpg" width="200" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: medium;">Ho fantasticato molto
leggendo il libro “<a href="http://www.sanmarcopress.com/page7.htm" target="_blank">Venezia è una regata</a>”. Ho fantasticato in
lungo e in largo nello spazio: ho immaginato di tracciare dentro e
intorno a Venezia, tutti i percorsi delle innumerevoli regate, e li
ho immaginati simultaneamente, decine e decine di linee in movimento,
tracciati, flussi, come una specie di circolazione sanguigna che
solca l'organismo in cui la città è immersa, irrorando e
ossigenando la sua vita.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: medium;">Le <a href="http://laltravenezia.blogspot.it/2013/11/le-origini-delle-regate-veneziane.html" target="_blank">regate</a> sono simboli
attivi, una pratica necessaria tanto quanto la manutenzione urbana,
il restauro degli edifici, lo scavo del fondale fangoso dei rii. Le
regate svolgono un compito di manutenzione della comunità, di tutte
le comunità sparse fra il centro e le isole della laguna. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: medium;">L'esperienza della <a href="http://veneziavive.me/2013/05/12/scuola-di-voga-alla-veneta/" target="_blank">voga veneta</a> non ha molti eguali. E' difficile da confrontare con qualcos'altro.
Apparentemente si potrebbe paragonare alla bicicletta, in fin dei
conti, anche in quel caso il pilota è allo stesso tempo il carico e
il motore del mezzo di trasporto. Ma in barca, vogando alla veneta,
si sta in piedi, si avanza da fermi a forza di braccia. Le gambe non
camminano, non pedalano, Danno anche loro una spinta, sì, ma
puntellandosi senza fare un passo. Sono le braccia a far muovere
tutto, e in avanti, non all'indietro come nella voga all'inglese. Ci
si getta in avanti con le mani e le braccia, quasi abbozzando la fase
iniziale di un tuffo. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: medium;">Vogando all'inglese, la
forza motrice corporea si ottiene raccogliendo le braccia al torace,
richiamandole a sé. Nella <a href="https://www.scribd.com/doc/241224854/Lezione-di-Voga-alla-Veneta" target="_blank">voga alla veneziana</a> si fa il contrario, si
allontanano le braccia, via, con tutta la forza. E' un doppio pugno
sferrato al mondo che ottiene l'effetto di attraversarlo scorrendoci
sopra.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: medium;">E' un gesto fossile, che
viene da epoche lontane, ma che è ancora vivo e in buona salute.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: medium;">Una necessità quotidiana
che trovava e continua a trovare nella regata la sua festa, la sua
forma assoluta, il suo fasto svincolato da scopi pratici ancora in
vigore, come traghettare passeggeri da una riva all'altra del Canal
Grande o portare in giro i turisti.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<i><span style="font-size: medium;">(dalla prefazione di
Tiziano Scarpa – libro edito da San Marco Press Ltd e Supernova
edizioni srl)</span></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>
</i></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
WALTER FANOhttp://www.blogger.com/profile/15726039530552604679noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-6783493420124081314.post-73830407708486697832015-04-26T18:06:00.000+02:002015-04-26T18:06:18.698+02:00Pietro Aretino, il cortigiano letterato nella Venezia del Cinquecento<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6zKQcBUsb_WUprOkqU6gClkFWTawJ8B1EUAPrmwXPONGdLZiZbOwn4IBc9nPtobbWBfqbT_O2Xbi0wx5u-ZGrR0Wl1I2aK_91eKSn41DkOYNY-CDggln6V0fMoJd9_br12hL268PYTAID/s1600/Pietro+Aretino.JPG" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6zKQcBUsb_WUprOkqU6gClkFWTawJ8B1EUAPrmwXPONGdLZiZbOwn4IBc9nPtobbWBfqbT_O2Xbi0wx5u-ZGrR0Wl1I2aK_91eKSn41DkOYNY-CDggln6V0fMoJd9_br12hL268PYTAID/s1600/Pietro+Aretino.JPG" height="200" width="184" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Arriva a Roma nel 1517 un
uomo di venticinque anni, nato ad Arezzo. Non s'è mai saputo il nome
del padre e non ci ha mai tenuto neanche lui a saperlo. L'han
battezzato Pietro, e si fa chiamare Aretino dal nome della città
natale. Passa l'adolescenza a Perugia, dove probabilmente fa buoni
studi, ma non studi latini. Un letterato italiano che non sa il
latino. Digiuno di educazione umanistica.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Fa il pittore, poi smette.
Comincia a scrivere, poi smette. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">A Roma non trova un
protettore, cerca di farsi largo scrivendo cose varie: conquista una
buona notorietà scrivendo delle <a href="http://fanowalter.blogspot.it/2015/04/le-pasquinate-e-la-nascita-della-lingua-italiana.html" target="_blank">pasquinate</a> tra il 1521 e il 1522. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Le pasquinate dell'Aretino
sono eccellenti, perché l'Aretino ha grandi doti di scrittore
satirico; ma solo a Roma si ha questa occasione di scrivere cose da
appiccicare alla statua di Pasquino. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Con il nuovo papa Adriano
VI, l'Aretino non sente tirare aria buona e se ne va in giro tra
Bologna, Arezzo, Firenze, Mantova, Reggio nell'Emilia; ora comincia
ad avere dei protettori: il cardinale Giulio de' Medici, il capitano
di ventura Giovanni dalle Bande Nere.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Torna a Roma nel 1523.
Comincia ad essere sulla trentina e fa un passo avanti: dopo le
pasquinate che gli avevano dato i primi successi, si butta sul filone
erotico. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">L'erotismo, nella
letteratura italiana di questi anni, non è merce né rara né
clandestina. Ma Pietro Aretino fa qualcosa di più, come chi faccia
fumetti o fotoromanzi anziché racconti: parte da una base di
erotismo figurativo. Scrive sedici sonetti a commento di sedici
incisioni che Marcantonio Raimondi ha cavato da sedici figure di
Giulio Romano. Suoi coetanei, suoi amici.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Questi sonetti sono noti
con il titolo di <i>Sonetti lussuriosi</i><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;">
o </span></span><i><span style="text-decoration: none;">Le Posizioni </span></i><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;">o
</span></span><i><span style="text-decoration: none;">I Modi</span></i><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;">.
Il secondo titolo fa capire che costituiscono un piccolo </span></span><i><span style="text-decoration: none;">Kama-sutra</span></i><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;">.
</span></span></span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;">Sapete
tutti che il </span></span><i><span style="text-decoration: none;">Kama-sutra</span></i><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;">
(“aforismi sull'amore”) è un trattato scritto in sanscrito fra il
IV e il VII secolo dc, attribuito a Vatsyayana, e rientra nella
letteratura religiosa indiana facendo del </span></span><i><span style="text-decoration: none;">Kama</span></i><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;">,
amore fisico, uno dei tre fini dell'esistenza.</span></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;">Mentre
del </span></span><i><span style="text-decoration: none;">Kama-sutra</span></i><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;">
tutti parlano tranquillamente, c'è ancora qualcuno che parla con
qualche imbarazzo dei </span></span><i><span style="text-decoration: none;">Modi</span></i><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;">
dell'Aretino. Forse gli fa senso che siano scritti nella sua lingua
materna. Alcuni libri di Storia della letteratura italiana non fanno
menzione di questa opera di Pietro Aretino.</span></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;">Chi
vuol seguire il filone erotico nella storia della letteratura
italiana trova i </span></span><i><span style="text-decoration: none;">Modi</span></i><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;">
dell'Aretino un poco freddi in confronto a certe poesie di Maffio
Venier </span></span><span style="font-family: Calibri, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span lang="zxx"><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;">(Venezia,
1550 – 1586)</span></span></span></span></span><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;">
o del grande <a href="http://laltravenezia.blogspot.it/2012/07/giorgio-baffo-poeta-erotico-veneziano.html" target="_blank">Giorgio Baffo</a> </span></span><span style="font-family: Calibri, sans-serif;"><span style="font-size: x-small;"><span lang="zxx"><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;">(Venezia,
1694 – 1768)</span></span></span></span></span><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;">.</span></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;">Anche
nella disinvolta Roma di questi anni, i </span></span><i><span style="text-decoration: none;">Modi
</span></i><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;">fanno
comunque scandalo. Un vescovo lo fa accoltellare il 28 luglio 1525.
Questo vescovo si chiama Gian Matteo Giberti (certi suoi scritti
avranno peso sulle decisioni del Concilio di Trento).</span></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;">Dello
stesso anno è la prima redazione di una commedia, </span></span><i><span style="text-decoration: none;">La
Cortigiana</span></i><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;">,
che Pietro Aretino completerà e stamperà solo in seguito. E' il
rovescio degli ideali del </span></span><i><span style="text-decoration: none;">Cortegiano
</span></i><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;">di
Baldassar Castiglione, che circola in questi anni, manoscritto.</span></span></span></div>
<div style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm; text-decoration: none;">
<span style="font-size: medium;">Dunque Pietro Aretino non vola solo nei cieli astratti
dell'erotismo, ma si impiglia anche in questioni ideologiche che
toccano i fondamenti della società dell'epoca. Così le coltellate
si spiegano un po' meglio.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;">Come
nel 1517 aveva dovuto lasciare Roma per colpa delle pasquinate, così
per colpa dei </span></span><i><span style="text-decoration: none;">Modi
</span></i><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;">e
della </span></span><i><span style="text-decoration: none;">Cortigiana</span></i><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;">
e forse di qualcos'altro che non sappiamo, Pietro Aretino deve
nuovamente lasciare Roma. </span></span></span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;">Arriva
a Venezia nel marzo del 1527. Ha trentacinque anni. Si sistema bene,
con la protezione di potenti patrizi e impianta una dinamica attività
editoriale con vari stampatori, tra cui Francesco Marcolini (della
cui moglie diventerà amante).</span></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;">Questo
Marcolini stampa anche libri musicali con tipi mobili secondo un
sistema di sua invenzione.</span></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;">Pietro
Aretino per primo riconosce nella stampa uno strumento economico e
politico, E' il primo manager dell'industria culturale. </span></span></span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;">Fa
stampare opere proprie, scrive opere proprie in funzione della loro
pubblicazione a stampa, e scrive cose diverse a seconda dei momenti,
cercando di indovinare i gusti del pubblico e tenendo conto dell'aria
che tira a livello politico. </span></span></span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;">Le
cose che scrive Pietro Aretino vanno dalla letteratura erotica a
quella religiosa o agiografica. Tocca tutte le forme: sonetti e versi
vari, commedie, tragedie, poemi cavallereschi, dialoghi, lettere.</span></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;">Per
le lettere, inventa qualcosa di nuovo: raccoglie in volumi lettere
che scrive e lettere che riceve, come un editorialista d'oggi. E' una
corrispondenza che coinvolge tutti i personaggi illustri del suo
tempo, papi, imperatori e re. Pietro Aretino definisce se stesso
“segretario del mondo”. Ludovico Ariosto lo definisce “flagello
dei principi”, perché sa adulare ma anche minacciare e ricattare
personaggi come Francesco I e Carlo V. </span></span></span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;">Nel
campo delle arti conosce tutti e intrattiene rapporti eccellenti con
Tiziano, che gli fa un <a href="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/8/8b/PietroAretinoTitian.JPG" target="_blank">ritratto</a> spettacoloso (agli Uffizi di
Firenze). Pietro Aretino ha gusti precisi ed è bravissimo a
descrivere opere d'arte. Bisognerà arrivare a Giovan Battista Marino
(nel Seicento) per trovare cose simili, ma l'Aretino è più bravo.</span></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;">La
casa di Pietro Aretino a Venezia è un centro di potere. E' una casa
bella, luminosa, allegra, piena di donne e di figli di Pietro Aretino
e di amici fidati, che entrano ed escono, come entra ed esce, a
fiumi, il denaro. </span></span></span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;">La
casa sta sul Canal Grande, fra rio di San Grisostomo e rio dei Santi
Apostoli; dalle finestre si vede il ponte di Rialto, non quello che
vediamo noi oggi, che sarà costruito tra il 1588 e il 1592; ma
quello in legno che si vede nel celebre <a href="http://www.reidsitaly.com/images/veneto/venice/sights/rialto-bridge-carpaccio.jpg" target="_blank">dipinto</a> di Vittore Carpaccio
(alle Gallerie dell'Accademia).</span></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;"><span style="font-style: normal;"><span style="text-decoration: none;">Pietro
Aretino, vede, quando si affaccia alla finestra:</span></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;"><i><span style="text-decoration: none;">mille
persone e altrettante gondole su l'hora dei mercati. Le piazze del
mio occhio dritto sono le beccarie e la pescaria, e il campo del
mancino, il ponte e il fondaco dei Tedeschi, a l'incontro di tutti e
due ho il Rialto, calcato d'huomini da faccende. Sonvi le vigne ne i
burchi, le caccie e l'uccellagioni nelle botteghe, gli orti nello
spazzo, né mi curo di veder rivi, che irrighino prati, quando a
l'alba miro l'acqua coperta d'ogni ragion di cosa, che si trova nelle
sue stagioni.</span></i></span></div>
<div style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;"><span style="text-decoration: none;">Nel
1551 trasloca a Palazzo Dandolo, sempre sul Canal Grande (poco
lontano da Palazzo Bembo, dove abita Pietro Bembo).</span></span></div>
<div style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;"><span style="text-decoration: none;">Il
rio che bagna un lato della sua casa, vien detto “rio de l'Aretino”
e le donne che transitano a casa sua, per piacere o per dovere, si
fan chiamare “le Aretine”.</span></span></div>
<div style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;"><span style="text-decoration: none;">Secondo
una leggenda a palazzo Dandolo Pietro Aretino tanto ride per una
storia che gli son venuti a raccontare sulle sue sorelle, ospiti di
un bordello di Arezzo, tanto e tanto ride che casca dalla seggiola e
muore. </span></span>
</div>
<div style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
WALTER FANOhttp://www.blogger.com/profile/15726039530552604679noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6783493420124081314.post-20762737945091604622015-02-16T11:29:00.000+01:002015-02-16T11:39:34.094+01:00San Marco, il leone alato e la Repubblica di Venezia<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-4KH-CXqXX1E/VOHD9PPyr5I/AAAAAAAADY4/7SSMYMB4q_g/s1600/San%2BMarco%2Bevangelista.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-4KH-CXqXX1E/VOHD9PPyr5I/AAAAAAAADY4/7SSMYMB4q_g/s1600/San%2BMarco%2Bevangelista.jpg" height="200" width="156" /></a></div>
<div lang="" style="line-height: 115%; margin-bottom: 0.35cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;">Il
leone alato (con il libro, ma anche alle volte con un calamaio) è il
simbolo dell'evangelista San Marco, patrono della Serenissima
Repubblica di Venezia. </span></span> </div>
<div lang="" style="line-height: 115%; margin-bottom: 0.35cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;">I
quattro evangelisti sono tutti accompagnati da un simbolo preciso:
oltre al <a href="http://laltravenezia.blogspot.it/2010/09/il-leone-di-san-marco.html" target="_blank">leone di San Marco</a>, l'iconografia ricorda il toro di San
Luca, l'angelo di Matteo e l'aquila di Giovanni.</span></span></div>
<div lang="" style="line-height: 115%; margin-bottom: 0.35cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;">L'origine
di questi simboli è antichissima e sembra doversi trovare in un
brano di Ezechiele (1, 5-14) con la visione di Dio in trono
circondato da quattro esseri animati (tetramorfo). Nell'Apocalisse la
visione è di Cristo in trono circondato da 24 vegliardi, ciascuno
con un'arpa, da sette lampade di fuoco e dalle stesse quattro
creature di Ezechiele che divengono poi i simboli degli evangelisti.</span></span></div>
<div lang="" style="line-height: 115%; margin-bottom: 0.35cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;">Nel
Medioevo, gli esegeti trovarono anche la giustificazione dei simboli
e precisarono che San Marco è rappresentato dal leone in quanto il
suo Vangelo (il più breve) inizia con la voce maestosa di Giovanni
Battista che "ruggisce" nel deserto "conforme a quanto
sta scritto in Isaia profeta".</span></span></div>
<div lang="" style="line-height: 115%; margin-bottom: 0.35cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;">Avventurosa
la vita di questo santo, compagno degli Apostoli, figlio di una Maria
vedova, proprietario di una casa a Gerusalemme ove si rifugia Pietro
uscito miracolosamente di prigione. Iniziato alla vita apostolica
dal cugino Barnaba, Pietro lo considera come un figlio, mentre i
rapporti con Paolo sono più difficili (e come dargli torto...).</span></span></div>
<div lang="" style="line-height: 115%; margin-bottom: 0.35cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;">Antiochia,
Cipro, Roma sono alcune delle tappe dei viaggi di Marco, il quale
avrebbe poi predicato in Alessandria d'Egitto dove sarebbe stato
martirizzato al tempo di Traiano, col fuoco o forse trascinato per le
vie con una fune legata al collo. </span></span></div>
<div lang="" style="line-height: 115%; margin-bottom: 0.35cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;">Intorno
all'anno 828, Buono (tribuno di Malamocco e Rustico da Torcello
(mercante) sbarcano, con altri compagni, in Egitto e trafugano il
corpo di San Marco, già allora venerato dai cristiani in Oriente,
sostituendolo nell'urna con quello della Beata Claudia. Per sfuggire
ai controlli, la reliquia viene nascosta tra carni di maiale,
considerata immonda dai Saraceni.</span></span></div>
<div lang="" style="line-height: 115%; margin-bottom: 0.35cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;">L'ultimo
giorno di gennaio dell'anno 829, San Marco viene accolto
trionfalmente dal Doge e dai veneziani, e diviene il simbolo della
nascente Repubblica, sostituendo San Teodoro di origine greca, anche
in un empito di autonomia nei confronti dell'Impero d'Oriente. </span></span></div>
<div lang="" style="line-height: 115%; margin-bottom: 0.35cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;">Comincia
subito la costruzione della basilica ad in essa viene posto il corpo
di San Marco, forse nella cripta; poi ritrovato nel 1094 in un'urna
dentro ad un pilastro. Davanti a questo pilastro è accesa una
lampada perenne a ricordo dell'avvenimento. La scoperta del 1811, in
epoca napoleonica, e la ricognizione del 1835, durante il dominio
austriaco, completano la storia della reliquia che adesso è deposta
sotto l'altare maggiore della basilica.</span></span></div>
<div lang="" style="line-height: 115%; margin-bottom: 0.35cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;">La
leggenda narra che Marco, prima di recarsi ad Alessandria, sarebbe
stato ad Aquileia (di cui alcuni lo vogliono vescovo). Partendo da
questa località, si ferma nella laguna veneta per riposarsi (proprio
dove oggi sorge la chiesa di San Francesco della Vigna, alle cui
spalle ancora c'è una piccola cappella a ricordo dell'avvenimento,
oggi trasformata in magazzino...). Durante la notte ivi trascorsa,
gli appare un angelo che gli predice che in quelle isole vi sarebbero
stati abitanti straordinari, a lui devoti, e che le sue ossa qui
avrebbero trovato riposo, e lo saluta a nome di Cristo, con la
celebre frase: "Pax tibi Marce evangelista meus". Sono
appunto le parole che appaiono sul libro aperto del leone alato.
L'esistenza della parola "pax" porta a chiudere il libro in
caso di guerra.</span></span></div>
<div lang="" style="line-height: 115%; margin-bottom: 0.35cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;">San Marco è dagli storici spesso identificato nel Vangelo, al momento dell'arresto di Gesù, nel ragazzo che stava seguendolo "avvolto solo di un panno di lino. Tentarono di afferrarlo, ma lui, lasciato cadere il panno, se ne fuggi via nudo". </span></span></div>
<div lang="" style="line-height: 115%; margin-bottom: 0.35cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;">
</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><span lang=""><br /></span></span></span></div>
<br />
<br />
<div lang="" style="line-height: 115%; margin-bottom: 0.35cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Times New Roman, serif;"><span style="font-size: medium;"><span lang=""><br /></span></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
WALTER FANOhttp://www.blogger.com/profile/15726039530552604679noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6783493420124081314.post-39059030132335596972015-01-17T23:27:00.000+01:002017-11-15T18:36:59.859+01:00Ermolao Barbaro e la cultura pragmatica veneziana<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCa8Kx_Z90RyBpbIkd8LhS-H6Wuto0yLbQW9p8hNAZPqKFZFP3y51fWQTMUsQp4KSRlzJIvtBIGEmzxkBhcfTAKeVJYoKXtduOzbep2M0K5Djt-uaGZNNgh8dwkJSPvNikD1PXvwq5rbhD/s1600/Giorgione_+I+tre+filosofi.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="171" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCa8Kx_Z90RyBpbIkd8LhS-H6Wuto0yLbQW9p8hNAZPqKFZFP3y51fWQTMUsQp4KSRlzJIvtBIGEmzxkBhcfTAKeVJYoKXtduOzbep2M0K5Djt-uaGZNNgh8dwkJSPvNikD1PXvwq5rbhD/s1600/Giorgione_+I+tre+filosofi.jpg" width="200" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Nel 1484, Ermolao Barbaro
crea a Padova il primo orto botanico d'Italia. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Questo è solo un episodio
nell'attività di un personaggio multiforme, attorno al quale di
possono accennare i tratti salienti di una nuova cultura, con
tendenze più scientifiche che letterarie, anzi, proprio pragmatiche
e tecniche.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Il patriziato colto a
Venezia non è un circolo accademico come nella Firenze medicea; o
accademico-curiale come nella Roma pontificia; o
cancelleresco-cortigiano come nella Milano viscontea-sforzesca o
nella Napoli aragonese. E' invece un gruppo, attraverso le
generazioni, di persone autorevoli, indipendenti moralmente e
materialmente, che subordinano la loro attività di lettori e
scrittori al servizio dello Stato, dedicando ai libri il tempo che
risparmiano nell'attività politico-amministrativa e nelle missioni
diplomatiche. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Ermolao Barbaro, figlio e
nipote di personaggi di questo tipo, nasce a Venezia nel 1453, e fin
da ragazzo intreccia ottimi studi a viaggi col padre, ambasciatore di
Venezia a Napoli, a Milano e a Roma.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Entrato ben presto nelle
massime magistrature di Venezia, è anche professore a Padova. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Coetaneo del <a href="http://www.treccani.it/enciclopedia/angelo-ambrogini-detto-il-poliziano/" target="_blank">Poliziano</a>, ha
con lui rapporti amichevoli e distesi, un poco più polemici ma di
stima con Giovanni Pico della Mirandola. </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Se a spanne, la cultura
della Firenze medicea è “platonizzante”, Ermolao Barbaro studia
piuttosto Aristotele e Plinio il Vecchio, e può considerarsi uno
scienziato, un precursore del metodo sperimentale (almeno, tale lo
considereranno Linneo e Leibniz).</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Se si considera Ermolao
Barbaro come un “umanista esclusivo” e si sfogliano certe sue
opere piuttosto che altre, è impossibile rendersi conto della sua
importanza; l'importanza stessa dell'intera cultura veneziana è
difficile da cogliere in una prospettiva fiorentino-centrica come
quella che la storia italiana ha ancora in gran parte al giorno
d'oggi.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">E' giusto sapere che sarà
allievo di Ermolao Barbaro un certo Pietro Bembo.</span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Gli anni del Barbaro sono
gli anni dei Bellini, di Carpaccio, di Giorgione, </span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Il quadro del <a href="https://www.youtube.com/watch?v=mf-msYqEM6M" target="_blank">Giorgione</a>, <i>I
tre filosofi</i>, mostra un giovane che dà le spalle a due gravi
personaggi con barba e turbante (rappresentanti del pensiero greco ed
arabo) e volge lo sguardo verso una grotta. Quel giovane è Ermolao
Barbaro.</span><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/3yu_9fi89UA/0.jpg" src="https://www.youtube.com/embed/3yu_9fi89UA?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
WALTER FANOhttp://www.blogger.com/profile/15726039530552604679noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6783493420124081314.post-13365580280100013092015-01-04T10:27:00.000+01:002015-01-04T10:27:03.293+01:00Ramusio e la nascita della geografia moderna<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://3.bp.blogspot.com/-xaeERqMYEwo/VKj7Jw8kiTI/AAAAAAAADUY/OWJBvwkfoPM/s1600/Ramusio.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://3.bp.blogspot.com/-xaeERqMYEwo/VKj7Jw8kiTI/AAAAAAAADUY/OWJBvwkfoPM/s1600/Ramusio.jpg" height="200" width="139" /></a></div>
Nel 1439, Cosimo de' Medici il Vecchio riesce a manovrare affinché il concilio, iniziato a Ferrara, sia trasferito a Firenze. Cosimo sa che questo è essenziale per il prestigio suo e della sua città.<br />
In quegli anni il papa Eugenio IV ha fissato la sede papale in Firenze.<br />
Col concilio giunge a Firenze la schiuma della terra, potremmo fare molti nomi, che danno suoni più o meno altisonanti, per esempio il cardinale Bessarione e Giorgio Gemisto Pletòne: uomini dottissimi che da Costantinopoli portano sangue fresco nelle vene degli umanisti, avidi di aggiungere la conoscenza del greco a quella del latino.<br />
Firenze (assieme a Venezia) è terra più grecizzante d'altre, fin dai tempi del Crisolòra.<br />
Cosimo il Vecchio crede anche al greco come elemento di prestigio, e approfitta dell'occasione per porre le basi di una <i>Accademia Platonica</i> con interessi filosofici, della quale sarà gran capo, negli anni seguenti, Marsilio Ficino.<br />
Mentre Cosimo il Vecchio pensa al prestigio che gli può venire dal concilio, dalla letteratura greca e dalla filosofia, altri vedono il mondo con colori diversi e pensano per esempio alla geografia.<br />
Ci son persone di diversa, non minore intelligenza, a Firenze in quegli anni, che pensano alla geografia. Uno è Paolo Dal Pozzo Toscanelli, amico di Filippo Brunelleschi e di Leon Battista Alberti.<br />
Vien costretto ad occuparsi di geografia anche <a href="http://fanowalter.blogspot.it/2015/01/i-bagni-di-poggio-bracciolini-e-le-origini-della-psicanalisi.html" target="_blank">Poggio Bracciolini</a>. Per ordine del papa Eugenio IV deve frequentare un mercante veneziano, Niccolò dei Conti.<br />
Questo Niccolò dei Conti è nato verso la fine del Trecento e morirà, forse a Chioggia, nel 1469.<br />
E' partito da Damasco in Siria nel 1414 per un viaggio commerciale in Oriente durato ventitré anni. Ventiquattro anni era durato il viaggio di <a href="http://laltravenezia.blogspot.it/2014/05/marco-polo-e-il-milione.html" target="_blank">Marco Polo</a>.<br />
A differenza di Marco Polo, Niccolò dei Conti ha ritenuto utile farsi musulmano, e viene qui a Firenze nell'anno 1439, per farsi perdonare dal papa. Il papa gli concede il perdono a patto che racconti a Poggio Bracciolini la storia del suo viaggio in Oriente.<br />
Si riproduce dunque (anche se non spontaneamente, bensì per ordine pontificio) la situazione del 1298, quando Marco Polo raccontò la storia del suo viaggio in Oriente a Rustichello da Pisa.<br />
Nel 1298 ne era nato un capolavoro, in questo anno 1439 (colpa di Niccolò dei Conti? colpa di Poggio Bracciolini?) ne nasce un libretto che ha un successo molto limitato.<br />
Il libretto di Poggio Bracciolini, scritto in latino, entra in una delle sue opere, <i>De varietate fortunae</i>. Poi viene ristampato a sé, come estratto, sempre in latino, col titolo <i>India recognita</i>, da un tipografo tedesco che lavora a Cremona.<br />
I libri che i tedeschi (inventori della stampa a caratteri mobili) stampano a Cremona in latino, li leggono in Portogallo. Il libro tedesco-cremonese-fiorentino-veneziano viene tradotto in portoghese.<br />
Il grandissimo veneziano <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Giovan_Battista_Ramusio" target="_blank">Giovan Battista Ramusio</a> (1485-1557) ha sentito parlare del concittadino Niccolò dei Conti, e sa come cercare i libri, ma non riesce a trovare né il libro <i>De varietate fortunae</i>, né l'estratto tedesco-cremonese. Trova infine l'edizione portoghese, e ritraduce dal portoghese al veneziano.<br />
Oggi possiamo leggere Niccolò dei Conti nel testo del Ramusio.<br />
Giovan Battista Ramusio fu diplomatico, geografo e umanista della Repubblica di Venezia e fu l'autore del primo trattato geografico dell'età moderna, titolato <i>Delle navigationi et viaggi</i>. L'idea di comporre questo trattato risale al periodo in cui Ramusio ebbe l'incarico di prendere contatti con il navigatore Sebastiano Caboto, figlio di <a href="http://laltravenezia.blogspot.it/2010/06/giovanni-caboto.html" target="_blank">Giovanni Caboto</a>.<br />
Nella descrizione del viaggio di Niccolò dei Conti ci troviamo diverse cose interessanti: egli giunge fino a Giava e Sumatra. Vediamo le mogli dei maragià salire sul rogo con la salma dello sposo, conosciamo la crudeltà dei malesi, e l'<i>amok</i> (c'è sulle enciclopedie, non c'è nei libri di Salgari... se non volete ch'io parli di Salgari, parlerò sanscrito: il maragià è il <i>maha-raja</i>, corrispondente al latino <i>magnus rex</i>).<br />
Ma non abbiamo un capolavoro come il <i>Milione</i>. Sarà invece uno dei testi sui quali si baserà Ramusio per la stesura del suo testo fondamentale nella storia della geografia.<br />
<br />
<br />
WALTER FANOhttp://www.blogger.com/profile/15726039530552604679noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6783493420124081314.post-41851113025835487942014-12-02T11:24:00.000+01:002014-12-02T11:24:17.250+01:00La nascita di Venezia<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-FBT7Q1XXrfc/VH2QIqMM8JI/AAAAAAAADPc/9TlQl0CMWcU/s1600/Venezia%2Borigini.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-FBT7Q1XXrfc/VH2QIqMM8JI/AAAAAAAADPc/9TlQl0CMWcU/s1600/Venezia%2Borigini.jpg" height="123" width="200" /></a></div>
<b>VENEZIA</b><br />
<br />
"Con una forza di volontà panteista<br />
Il piccolo artefice del Mar dei Coralli, <br />
Eroico nell'abisso azzurro, <br />
Erige una splendida galleria e una lunga arcata,<br />
Costruzioni ricche di molti fregi, di ghirlande marmoree,<br />
A riprova di ciò che un verme sa fare,<br />
Faticando in un'acqua più bassa,<br />
Esperto in un'arte simile,<br />
Un essere intrepido mostrò la potenza di Pan,<br />
Quando Venezia sorse in scogliere di palazzi"<br />
<br />
<i>(H. Melville)</i><br />
<br />
<br />
<br />
<b>ATTILA</b><br />
<br />
"Tre mesi d'assedio, cibo scarso, l'esercito protesta,<br />
Meditando sotto le mura di Aquileia<br />
Egli vede le cicogne: Guardate! Se ne vanno!<br />
Dio parla agli uccelli. La città è nostra".<br />
Così è.<br />
Non lasciano pietra su pietra dove passano,<br />
Gli abitanti che sopravvivono, fuggono di qua di là,<br />
E alcuni si volgono alla costa, alle paludi,<br />
Alle isole sull'Adriatico. Qui.<br />
Tre generazioni dopo, <a href="http://laltravenezia.blogspot.it/2010/05/lettera-di-cassiodoro-ai-veneziani.html" target="_blank">Cassiodoro</a>,<br />
Li trova, un popolo che, come uccelli acquatici,<br />
Ha fissato il suo nido sul petto delle onde.<br />
Un'economia cresce sul sale, e lo commercia,<br />
Sorge, ed è Venezia. Che adesso sprofonda.<br />
Lo Stato fondato inconsapevolmente dagli Unni"<br />
<br />
<i>(P. Martin)</i><br />
<br />
<br />
<br />
<br />WALTER FANOhttp://www.blogger.com/profile/15726039530552604679noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-6783493420124081314.post-42292844792601953932014-11-18T20:01:00.000+01:002014-11-18T20:01:08.679+01:00Le Pasque veronesi e la fine della Repubblica veneziana <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://4.bp.blogspot.com/-il6_LVGiolc/VGuVbbaevAI/AAAAAAAADOY/LIxbYc5sxM8/s1600/Pasque%2BVeronesi.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://4.bp.blogspot.com/-il6_LVGiolc/VGuVbbaevAI/AAAAAAAADOY/LIxbYc5sxM8/s1600/Pasque%2BVeronesi.jpg" height="165" width="200" /></a></div>
La parola <i>pasqua</i>, che trae origine dal latino ecclesiastico <i>pascua</i> (a sua volta derivante da una voce ebraica che significa "passaggio"), ha sempre avuto un contorno di gioia e di augurio. Non così le <i>Pasque veronesi</i> (al plurale, all'uso francese) che sono invece un ricordo di rivolta e di morte.<br />Le vicende si svolgono nell'aprile 1797: ancora circa un mese e la <a href="http://www.treccani.it/enciclopedia/repubblica-di-venezia/" target="_blank">Repubblica di Venezia</a> cadrà di fronte ad una brusca ingiunzione di Bonaparte, che, dopo averlo messo in ginocchio, sta cercando i pretesti necessari per abbattere l'antico Stato veneto; tra questi il più noto fu appunto rappresentato dai fatti di Verona, subito chiamati "pasque veronesi".<br />Inseguendo l'esercito austriaco, l'armata francese viola spesso il territorio della Repubblica che, in omaggio ad una dichiarata neutralità (l'anno prima aveva rifiutato la proposta di Vittorio Amedeo III di Savoia, re di Sardegna, per un'alleanza contro la Francia), sopporta le ingiurie francesi sempre più cocenti, le ruberie continue, le requisizioni e le violazioni della sovranità di uno Stato indipendente. <br />Così Lonato, Sirmione e Desenzano vengono occupate dagli uomini di Napoleone; a Peschiera viene arrestato il comandante veneto Colonnello Carrara, mentre Bardolino, San Vigilio e Salò sono saccheggiate.<br />A Verona, il 17 aprile 1797, lunedì di Pasqua, la situazione già pesante divenne tragica quando, senza alcun preavviso, il generale francese Belliard fa aprire, dai castelli occupati dai suoi uomini, il fuoco dei cannoni sulla città. Il pretesto, dichiarato solo al termine della giornata, si riferisce all'uccisione di quattro francesi, che risulta poi mai avvenuta.<br />Abbiamo tra le mani la relazione (viva, anche se sintatticamente deplorevole) del giorno seguente del Provveditore Giovannelli che dice "... una giusta brama di vendetta si sparse repentinamente tra il popolo, egli suonò campane a martello, lanciandosi contro i francesi, qua e là sparsi, soldati, gente d'amministrazione e donne, si attaccò la mischia e la strage fu rilevante, contandosi oltre cento gli estinti francesi e 26 veronesi". <br />Il Provveditore cerca di portare la calma ma, non riuscendovi, si ritira (per non compromettere il governo) a Vicenza, volendo i popolani assaltare i castelli, dopo aver inutilmente chiamato in aiuto gli austriaci (il 18 aprile vengono infatti firmato da Napoleone i <a href="http://it.wikipedia.org/wiki/Trattato_di_Leoben" target="_blank">preliminari di Leoben</a>).<br />Poi il Provveditore ritorna, insieme ad Andrea Erizzo di Vicenza, e la tragedia continua con uccisioni, distruzioni e saccheggi fino al 24 aprile, quando il generale francese Victor ottiene la capitolazione della città affamata e sanguinante.<br />Un altro episodio fornirà pretesto a Bonaparte per attaccare Venezia: il 20 aprile, un naviglio armato corsaro francese (<i>Liberateur d'Italie</i>) entra, contro le consuetudini ed i trattati internazionali, nel porto del Lido. In ossequio agli ordini ricevuti, il N.H. Pizzamano fa intervenire il Forte di Sant'Andrea, la galea francese viene catturata e i marinai sono in gran parte uccisi, compreso il suo capitano Laugier.<br />A seguito delle minacce francesi, nella seduta del 12 maggio 1797, il Doge e i magistrati deposero le insegne del comando, mentre il Maggior Consiglio abdicò e dichiarò decaduta la Repubblica.<br /><br /><br />WALTER FANOhttp://www.blogger.com/profile/15726039530552604679noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-6783493420124081314.post-61134899926270800322014-10-27T16:59:00.000+01:002014-10-27T16:59:26.737+01:00La Festa della Sensa, meraviglia e orgoglio di Venezia <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://2.bp.blogspot.com/-4W8uI3IBNEI/VE5pdh0nLOI/AAAAAAAADMU/6ib_h4r5rk0/s1600/piazza%2Bsan%2Bmarco%2Bfesta%2Bdella%2Bsensa%2B-%2Bfrancesco%2Bguardi.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://2.bp.blogspot.com/-4W8uI3IBNEI/VE5pdh0nLOI/AAAAAAAADMU/6ib_h4r5rk0/s1600/piazza%2Bsan%2Bmarco%2Bfesta%2Bdella%2Bsensa%2B-%2Bfrancesco%2Bguardi.jpg" height="133" width="200" /></a></div>
E venne la Festa della Sensa.<br />Occasione buona, nelle campagne venete, per fare un po' di baldoria alla buona e ficcare le gambe sotto una tavolata con rustici mangiari: il cotechino e la lingua di maiale per esempio; un piatto saporito da rifar la bocca anche dei siori.<br />La Sensa a Venezia, però, era tutt'altra cosa: il festival dell'universo, la fine del mondo. <br />Perché combinava la festa religiosa con quella civile, ricordando il giorno che <a href="http://laltravenezia.blogspot.it/2012/01/pietro-orseolo-ii-pericle-di-venezia.html" target="_blank">Pietro Orseolo II</a> s'era mosso con la flotta della città per la conquista della Dalmazia: il primo passo della potenza veneta sul dominio dei mari.<br />
<br />Per la Sensa dunque, sette giorni prima e sette giorni dopo, a Venezia:<br />"<i>... l'oro e l'argento va per le scoazze. <br />Che galìe, che sciambecchi, che galiazze <br />drio la pubblica regia Maestà,<br />che peote in livrea, che infinità <br />de barcolame de tutte le razze! <br />Che popolo, che gran foresteria, <br />che Canal, che tragheti!<br />Oh Dio, che done!</i>"<br />
<br />E in Piazza e in Piazzetta si faceva la Fiera. Con l'esposizione in baracche di legno d'uno sterminio di mercanzia finissima, tirata fuori dal buio dei fondachi e delle botteghe. E c'erano ferri battuti, lacche, piatti di rame, ottoni, peltri, statue, fanò da galea, mosaici, filigrane d'oro e d'argento, pietre colorate, vetri di Muran, specchi, conterie, merletti buranei, piume, broccati, damaschi, velluti, drappi di seta, lampassi, libri, incisioni, miniature, burattini, maschere, giocattoli, medicinali, mobili, bestie feroci, rarità naturali, mostruosità umane.<br />E poi un baccanale di ambulanti, mercanti, compratori, popolani, ciarlatani, giocolieri, domatori, avventurieri, belle donne, turisti piovuti d'ogni dove. E ciacolessi a non finire.<br />E il Liston, su e giù per la Piazza, delle donne in zendà e dei nobili in tabarro. <br />E lo svolo dell'angelo: un ragazzo issato a forza di carrucole e di corde fin in cima al Campanile, donde si esibiva in salti e capriole inverosimili perfino sulla testa dell'angiolone d'oro che svetta lassù, per poi volare giù lungo la fune, con un mazzetto di fiori, sulla loggia del Palazzo Ducale.<br />E ancora tanti altri strambessi, una tal confusione, una calca, un'ammucchiata, tra Piazza San Marco e la Riva degli Schiavoni, dietro le colonne, negli angoli, di uomini e donne d'ogni età e d'ogni condizione sociale, che profittavano del buio per fare quello che in altri giorni non si permettevano di fare. <br />E le <a href="http://venipedia.it/maschere-e-volti/un-travestito-la-gnaga-o-donna-gatto" target="_blank">gnaghe</a>, e il baccano, e la baraonda che andava alle stelle.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="http://1.bp.blogspot.com/-0L5SJ7bsBSM/VE5qtO0uvKI/AAAAAAAADMc/MSHCwVnCGYI/s1600/Festa-della-Sensa-Francesco-Guardi.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="http://1.bp.blogspot.com/-0L5SJ7bsBSM/VE5qtO0uvKI/AAAAAAAADMc/MSHCwVnCGYI/s1600/Festa-della-Sensa-Francesco-Guardi.jpg" height="115" width="200" /></a></div>
<br />
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Ma il cuore della Sensa (lo si sapeva fino a Costantinopoli), era lo <b>Sposalizio del Mare</b>, lo spettacolo più gigantesco, più cinematografico di tutti i tempi.<br />Quando il Doge, preceduto dagli stendardi e dalle trombe d'argento, tutto ammantato d'oro dalla testa ai piedi, col bavero d'ermellino, la sottana azzurra e le calze rosse, con gli scudieri col cuscino e l'ombrello di damasco, un nobile che gli portava lo stocco, seguito dal Cancellier grando, il Nunzio apostolico, i Capi della Quarantia, i Consiglieri, i Procuratori, i Savi e gli Almiranti, saliva sul <a href="http://laltravenezia.blogspot.it/2011/04/il-bucintoro-splendido-naviglio-dogale.html" target="_blank">Bucintoro</a>, "la più bella barca del mondo", la sua sfarzosissima nave da parata. <br />Ai 42 remi stavano 168 arsenalotti, scegli tra lo sterminato esercito di operai che lavoravano nel cantiere della Serenissima, l'Arsenale, che tanto impressionò <a href="http://fanowalter.blogspot.it/2014/05/la-travagliata-conquista-di-un-fiore.html" target="_blank">Dante Alighieri</a>. <br />Poi tra gli evviva del popolo, si mollavano gli ormeggi e la regale nave, tutta rosso e oro, parata di velluti traforati e sculture, stendardi e addobbi, col Doge seduto sul ponte superiore assieme ai 50 comandadori, ai canonici di San Marco, al maestro delle cerimonie, ai segretari del Senato, ai 100 capimastri dell'Arsenale, si moveva solenne e prendeva il largo nel palcoscenico "più strepitoso del mondo", il Bacino di San Marco. <br />Seguita e fiancheggiata dai peatoni, dalle galìe, dalle galeazze, dalle fuste, dai bragozzi, dalle gondole dorate degli ambasciatori. Mentre tutte le campane della città suonavano a festa e tuonavano le artiglierie delle navi, e dalle rive la folla si commuoveva fino alla lacrime, perché era la Serenissima Repubblica del Leone che andava a sposare il mare. <br /><br />(fonte: A. Scandellari)<br /><br />WALTER FANOhttp://www.blogger.com/profile/15726039530552604679noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-6783493420124081314.post-49348067539844225222014-10-11T11:35:00.000+02:002017-10-12T20:43:40.691+02:00Stabilimenti balneari galleggianti nella Venezia dell'Ottocento<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhn1d0emUWnNWkHustjQTvIFfx0JrW3ytKaiUbniiCyabNcc02Zi844hXvr1NB6KFu4BBfhg7XAdV57LhF-yH2M1UMN7ZfZSL-XuwGdo-4rADCJ8ex2_bh_fh8nkiLngbA-ENe_YssSkOv/s1600/Bagni+RIMA.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhn1d0emUWnNWkHustjQTvIFfx0JrW3ytKaiUbniiCyabNcc02Zi844hXvr1NB6KFu4BBfhg7XAdV57LhF-yH2M1UMN7ZfZSL-XuwGdo-4rADCJ8ex2_bh_fh8nkiLngbA-ENe_YssSkOv/s1600/Bagni+RIMA.jpg" width="190" /></a></div>
Nel 1833 il dott. Tomaso Rima inaugurava a Venezia i <b>Bagni Galleggianti RIMA</b>. <br />
Si trattava di uno Stabilimento "mobile" attraccato nei pressi della Chiesa della Salute, dotato di attrezzature per “bagni caldi e freddi, dolci e salsi, semplici e medicati, a vapore e docciature”.<br />
Lungo 123 metri e largo 17, contava una cinquantina di camerini a spogliatoio. Fu ampliato nel 1835 e dotato di “<i>Sirene</i>”, gondole da bagno con sotto la chiglia una gabbia di metallo per l'immersione delle signore.<br />
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Ecco come il tenente Remigio seduce la contessa veneziana Livia, in <i>Senso</i> di Camillo Boito:<br />
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"Ora ecco in qual modo principiò la mia terribile passione per l'Alcide, per l'Adone in assisa bianca, il quale si chiamava con un nome che non m'andava a' versi - Remigio.<br />
Costumavo tutte le mattine di recarmi al bagno galleggiante di Rima, posto fra il giardinetto del Palazzo Reale e la punta della Dogana. Avevo preso per un'ora, dalle sette alle otto, una Sirena, cioè una delle due vasche per donne, grande quanto bastava per nuotarvi qualche poco ...<br />
La vasca, chiusa intorno da pareti di legno e coperta da una tenda cenerognola a larghe zone rosse, aveva il fondo di assi accomodato a tale profondità sott'acqua che alle signore di piccola statura rimanesse fuori la testa. A me restavano fuori le spalle intiere.<br />
... Nuotavo quant'era lunga la Sirena; battevo l'acqua con le mani aperte,<br />
... Molte larghe aperture, appena sotto il livello dell'acqua, lasciavano entrare e passare l'acqua liberamente, e le pareti, mal commesse, permettevano, attraverso le fessure, di vedere, applicandovi l'occhio, qualche cosa al di fuori - il campanile rosso di San Giorgio, una linea di laguna, dove fuggivano leste le barche, una fetta sottile del Bagno militare, che galleggiava a piccola distanza della mia Sirena.<br />
Sapevo che tutte le mattine, alle sette, il tenente Remigio vi andava a nuotare. In acqua era un eroe: saltava dall'alto a capo fitto, ripescava una bottiglia sul fondo, usciva dal recinto attraversando di sotto lo spazio dei camerini. Avrei dato non so che cosa per poterlo vedere, tanto m'attraevano l'agilità e la forza.<br />
Una mattina, mentre guardavo sulla mia coscia destra una macchietta livida, forse una contusione leggiera, che deturpava un poco la bianchezza rosea della pelle, udii fuori un romore come di persona, la quale nuotasse rapidamente. L'acqua si agitò, la ondulazione fresca mi fece correre un brivido per le membra, e da uno dei larghi fori tra il suolo e le pareti entrò improvviso nella Sirena un uomo. Non gridai, non ebbi paura. Mi parve fatto di marmo, tanto era candido e bello; ma il suo ampio torace si agitava per il respiro profondo, e i suoi occhi celesti brillavano, e dai capelli biondi cadevano le gocciole come pioggia di lucenti perle. Ritto in piedi, mezzo velato dall'acqua ancora tremolante, alzò le braccia muscolose e morbide: pareva che ringraziasse i numi e dicesse: - Finalmente!<br />
Così principiò la nostra relazione".<br />
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<br />WALTER FANOhttp://www.blogger.com/profile/15726039530552604679noreply@blogger.com6