martedì 14 febbraio 2012

La Chiesa di San Marcuola

La Chiesa di San Marcuola fu costruita tra il IX e il X secolo, nell'area anticamente denominata "Luprio", ed era titolata ai Santi Ermagora e Fortunato. Verso la seconda metà del Duecento, l'edificio religioso venne completamente distrutto da un incendio, e immediatamente ricostruito grazie all'intervento di alcune famiglie della zona, tra cui la famiglia Memmo.
Dalla pianta cinquecentesca del De Barbari si vede come la chiesa fosse in stile gotico, con il lato destro parallelo al Canal Grande, il lato sinistro prospettante sulla Fondamenta lungo il Rio della chiesa (oggi interrato), mentre la facciata dominava il Campiello, tuttora esistente, che fungeva da sagrato e dove sorgeva l'alta mole del campanile d'impostazione romanica con una cuspide ottagonale. Di esso rimane solo la base tra la chiesa e il vicino palazzo Memmo.
A fine Seicento l'architetto Antonio Gaspari presentò dei progetti per il rinnovo della chiesa, ma i lavori furono molto lenti e quando nel 1730 Gaspari morì, il nuovo edificio era appena abbozzato. L'opera fu continuata da Giorgio Massari, che completò l'edificio nel 1736, anche grazie al contributo statale generato dalla percentuale destinata alle opere pubbliche ricavata dalle entrate del gioco del lotto.
Solo la facciata sul Canal Grande risulta incompleta, come dimostrano i quattro plinti privi delle colonne corinzie previste e la grande superficie a mattoni con le scanalature e i fori che servivano per sostenere il rivestimento in pietra d'Istria. Interessante notare che la facciata in questione, seppur appaia come la facciata principale, risulta essere in realtà la facciata laterale, in quanto il corpo dell'edificio ha mantenuto l'orientamento originario, per cui entrando da quel lato l'altare principale si trova sulla destra. Questo perché, a differenza di quanto accadeva alle origini della storia veneziana, dal Cinquecento in poi si tende a considerare più importante l'affaccio sul Canal Grande, per aumentarne il prestigio.
L'interno della chiesa merita una visita non solo per le numerose opere pittoriche, tra cui due tele del Tintoretto, ma anche perché ospita la tomba di Johann Adolf Hasse e di sua moglie, la cantante Faustina Bordoni, allieva di Benedetto Marcello, della quale si può ammirare la bellezza in un quadro di Rosalba Carriera conservato a Ca' Rezzonico.
J.A.Hasse, compositore tedesco, divenne Maestro di Cappella agli Incurabili di Venezia nel 1727, contribuendo a scrivere pagine importanti della storia della musica a Venezia. Abitava proprio in Campo San Marcuola, dove morì il 16 dicembre 1783, forse per il dolore della morte della moglie Faustina avvenuta nel 1781.

martedì 7 febbraio 2012

Campo dei Mori a Venezia

Il Campo dei Mori si trova a Cannaregio, nei pressi della Chiesa della Madonna dell'Orto. Si chiama così per via della presenza di quattro statue trecentesche in pietra d'Istria inserite nei muri delle case che circondano il Campo. Le statue rappresentano i fratelli Mastelli, venuti dalla Grecia per commerciare in spezie, i quali abitavano nel vicino palazzo affacciato sul rio della Madonna dell'Orto. Per l'esattezza questi mercanti venivano dalla Morea (toponimo veneziano per indicare il Peloponneso) e per questo venivano chiamati Mori, per via quindi della loro provenienza e non per il colore della pelle.

E' importante ricordare che Venezia cercò sempre di inserire le comunità straniere nella vita produttiva cittadina, lasciando loro libertà d'iniziativa e possibilità di lavoro con conseguente uguaglianza amministrativa e giuridica con la popolazione locale; questo comportava una minore probabilità di nascita di piccole entità politiche o sociale, autonomamente gestite.
Le abitazioni, le costruzioni per le attività produttive e per il culto usate dalle diverse colonie straniere, risultavano sparse in varie zone della città e inserite nel tessuto urbano senza confini precisi (a parte alcune rare eccezioni). Lo stabilirsi di popolazioni straniere, con carattere stabile  o temporaneo, fu determinato soprattutto dall'afflusso di mercanti e artigiani che trovavano utile e conveniente stabilire a Venezia, oltre al proprio domicilio, anche la sede della loro azienda o almeno il laboratorio di produzione.

venerdì 3 febbraio 2012

Nuovo itinerario teatrale de L'altra Venezia

L'altra Venezia è lieta di annunciare l'inserimento di una nuova proposta di visita: Itinerario teatrale sulle cortigiane e il libertinaggio a Venezia.
L'itinerario proposto è una passeggiata tra calli e campi alla ricerca di quei luoghi che raccontano la storia delle cortigiane e del libertinaggio a Venezia.
Partendo dal Trecento fino alla caduta della Repubblica nel 1797 si scopriranno usi, leggi e curiosità legate a questo aspetto che, tra gli altri, ha contribuito a rendere celebre la Serenissima.
Verranno narrati fatti realmente accaduti e aneddoti di personaggi più o meno conosciuti che, tra conventi e palazzi nobiliari, hanno fatto la storia del libertinaggio a Venezia.
La narrazione si alternerà agli interventi di due attrici professioniste che reciteranno scene ispirate ai fatti descritti. Una sorta di teatro per strada (o meglio per “calle”) che renderà viva e vivace la narrazione appena ascoltata, con la verve e l'umorismo caratteristici della migliore commedia veneziana.
Per rendere al meglio l'atmosfera dell'argomento ed apprezzare le parti recitate, l'itinerario si svolge tipicamente di sera, in una Venezia avvolta dalla magia e dal mistero delle sue notti.

L'itinerario viene svolto per un massimo di 20 persone, a date prestabilite, ma è possibile anche, previa richiesta con sufficiente anticipo, organizzarlo a richiesta.
La durata è di circa due ore.

Per informazioni e prenotazioni: iinfo@laltravenezia.it

mercoledì 1 febbraio 2012

Ospedale dei Forner a Venezia

A pochi passi dal Ponte della Madonna de l'Orto, al civico 3378, sorgeva un tempo l'Ospedale dei Fornai, costruito nel Quattrocento dalla medesima Scuola per i propri confratelli poveri, vecchi o infermi. Il termine "ospedale" veniva  utilizzato con un senso più ampio di luogo dedito non solo alla cura, ma anche al ricovero di anziani e a volte di orfanotrofio.
Dai documenti dell'epoca scopriamo che il terreno acquistato dai Fornai per la costruzione del detto edificio costò ben mille ducati! Una cifra davvero notevole per l'epoca, ma evidentemente la Scuola era ben florida.
Questa corporazione di mestiere aveva sede nella cappella absidale sinistra della Chiesa della Madonna dell'Orto; l'altare in questione era stato disegnato e realizzato dal tajapiera (scalpellino) Filippo Gasparo, il quale venne compensato con 85 ducati.
La Scuola dei Forner fu istituita nel 1445 e nella Mariegola (statuto) si trovano notizie interessanti: regole per cucinare i diversi tipi di pane e i relativi prezzi, gli anni di garzonato (apprendistato), le concessioni ai maestri per affittare i forni, le licenze per cucinare il panbiscotto per gli equipaggi delle navi e le specifiche per i tipi di legno da utilizzare per la cottura.
Sempre all'interno della Mariegola si trovano anche disposizione di carattere religioso, come pesanti multe per chi nominava il diavolo (forse ricordato dalle fiamme dei forni) e l'espulsione dall'Arte per chi non si confessasse e comunicasse almeno una volta l'anno!

venerdì 27 gennaio 2012

La diplomazia veneziana

Già nel XI secolo, con alcuni secoli d'anticipo rispetto agli altri Stati Europei, la Repubblica di Venezia crea delle sedi diplomatiche permanenti su suolo straniero. E' un modo rivoluzionario di stringere rapporti con gli stranieri e non solo dal punto di vista commerciale.
Per tutta la sua lunga storia la Serenissima cercherà sempre di evitare le armi, se non come ultima scelta possibile, puntando piuttosto sulla soluzione pacifica; e ben presto l'arte diplomatica veneziana diventa celebre e riconosciuta internazionalmente. Basti ricordare quel capolavoro di mediazione che fu la "Pace di Venezia" nel 1177, quando Papa Alessandro III e Federico Barbarossa trovarono soluzione ai loro conflitti in Basilica di San Marco.
Ci piace ricordare anche un aneddoto significativo avvenuto a Roma nella seconda metà del Quattrocento: Papa Giulio II, nel corso di un'udienza in San Pietro, chiese in tono canzonatorio all'ambasciatore veneziano quale diritto la Repubblica Serenissima potesse vantare sul Mare Adriatico. La risposta del diplomatico fu fulminante: "Vostra Santità lo troverà scritto sul rovescio della carta di donazione che Costantino vi ha fatto della città di Roma".
Proprio in quel periodo il pontefice aveva infatti chiesto a Raffaello di rappresentare in Vaticano la storia della donazione della città fatta dall'imperatore alla Chiesa, tradizione non testimoniata da alcun documento!

lunedì 23 gennaio 2012

Pietro Orseolo II, Pericle di Venezia

Gli anni prima dell’anno Mille, erano anni difficili in Europa: anarchia feudale, guerre tra Impero e Papato, carestie e incertezza e in più nacque la psicosi del 1000 non più 1000. Ed è proprio in questo momento della storia che a Venezia visse il Doge Pietro Orseolo II, forse il più grande Doge della Repubblica, soprannominato il Pericle Veneziano. Era uomo ambizioso, ma soprattutto fu uomo del suo tempo, aveva capito quanto più forte fosse la parola rispetto alle armi, quando più valida fosse una politica basata sulle relazioni diplomatiche piuttosto che sulla guerra, e quanta importanza avesse per Venezia il dominio e la difesa dell’Adriatico. Direttive politiche che dopo di lui saranno poi quasi sempre seguite dai governi che si succederanno alla guida della Repubblica. Per nulla intimorito dalle profezie sull’anno Mille iniziò nel 991 a soli trent’anni il suo dogato e la sua saggia politica. Strinse accordi con l’Impero di Bisanzio ottenendo la Bolla d’oro che concedeva alti privilegi ai mercanti veneziani nei loro commerci con l’oriente. Strinse accordi anche con Ottone III  Imperatore d’Occidente e intrattenne buone relazioni con gli stati limitrofi italiani, stipulando con ognuno particolari trattati. Dimostrò poi di essere “uomo moderno” quando, superando le idee e gli scrupoli del suo secolo, concluse trattati persino con i saraceni. Assicurata la pace ed i commerci, Pietro Orseolo II emanò un provvedimento davvero in anticipo sui tempi: proibì di partecipare armati alle riunioni in Palazzo Ducale! Il Doge voleva dare più valore al procedimento legale che alla forza bruta, in tempi in cui praticamente tutti portavano armi. L’unico punto irrisolto della sua abile politica erano i pirati Narentani (slavi), ai quali Venezia, per evitare d’esser sempre con le armi in pugno e per assicurare i proprio commerci, pagava un tributo annuo. Orseolo decise di sospendere il tributo, scatenando l’ira dei Narentani, i veneziani allora misero a ferro e fuoco le spiagge dei pirati facendo numerosi prigionieri, la risposta dei Narentani fu immediata, scatenarono la loro rabbia sulle città dalmate, le quali erano provincia bizantina. Bisanzio però lasciava che le provincie più lontane si governassero da sole, e così nel momento del pericolo la Dalmazia si rivolse a Venezia per chiedere aiuto. E nel fatidico anno Mille, quando nel mondo doveva accadere l’irreparabile, Pietro Orseolo II iniziò la sua più famosa impresa: la liberazione delle città dalmate. Il 9 maggio, giorno dell’Ascensione, partì con tutta la flotta armata e in un solo mese liberò tutte le città dalmate, sconfisse i pirati e si spinse fino a Lagosta, sigillando così il dominio di Venezia sull’Adriatico. Tornato in patria l’Orseolo stabilì che da quell’anno in poi, nel giorno dell’Ascensione, il doge tornasse al Porto del Lido accompagnato del Vescovo di Castello e usciti in mare aperto  benedicessero le acque perché fossero loro propizie…

lunedì 16 gennaio 2012

Jacopo Antonio Marcello e l'impresa impossibile

La presenza della famiglia Marcello a Venezia è documentata con certezza dal 982, quando fu sottoscritto l'atto di donazione dell'isola di San Giorgio Maggiore all'ordine benedettino. Tra i firmatari figura anche un Pietro Marcello, dal quale ha formalmente inizio una linea genealogica che giunge fino ai giorni nostri, e che può vantare anche un doge, Nicolò, eletto nel 1473.
Nel corso dei secoli i Marcello si distinsero soprattutto nel mestiere delle armi, dando alla Repubblica molti comandanti di terra e di mare. Nel XV secolo Jacopo Antonio Marcello, grande umanista e mecenate, combatté valorosamente contro i Visconti, signori di Milano. In quel tempo l'esercito milanese assediava numerose città venete e pareva impossibile contrastarlo via terra. Jacopo Antonio ebbe allora la folle idea di trasportare una quarantina di navi attraverso le colline che separano l'Adige dal Lago di Garda, per aggirare il nemico e poter combattere sull'acqua, habitat ideale per l'esercito veneziano. L'impresa era ardita, ma il coraggio fu premiato, dopo giorni di trascinamento delle galee tra i boschi, su dei rulli di legno, il lago fu raggiunto. Venezia sorprese e sbaragliò così le truppe viscontee. E di lì a poco liberò Verona, Brescia, Ravenna e Ferrara.

martedì 10 gennaio 2012

Il Canal Grande, la strada più bella del mondo

"Mi condussero lungo la grande strada, che essi chiamano il Canal Grande, e che è davvero molto larga,
le galee vi passano attraverso e vidi navi di quattrocento tonnellate e più vicino alle case.
E' davvero la strada più bella che ci possa essere, io credo, nel mondo, e la più ben costruita, e attraversa tutta la città.
Le case sono molto grandi e alte, di buona pietra e quelle antiche sono tutte dipinte, quelle fatte da cento anni in qua hanno la facciata in marmo bianco, che giunge dall'Istria a cento miglia da là..."

Philippe de Commynes, ambasciatore francese, fine del XV secolo

venerdì 30 dicembre 2011

Il miglior decrittatore di messaggi cifrati d'Europa

Fra le Magistrature di Venezia ve n'erano di veramente particolari. Per esempio la Serenissima nominò "Segretario alle cifre", nel 1506, Giovanni Soro, che altri non era se non il miglior decrittatore di messaggi cifrati d'Europa.
La sua fama era talmente diffusa che alcuni Stati spedivano alla Serenissima i plichi intercettati perché fossero decifrati. Nel 1526 papa Clemente VII gli inviò due crittogrammi particolarmente difficili, ed entrambi gli furono restituiti col testo in chiaro. In un altra occasione invece, poiché un crittogramma della Santa Sede era stato intercettato dalle spie fiorentine, il pontefice ne mandò una copia a Venezia per essere rassicurato circa l'inviolabilità del messaggio. Soro dichiarò di non essere in grado di decifrarlo, e a Roma si concluse che i fiorentini non potevano aver fatto di meglio. Si pensa però che la risposta di Soro mirasse a infondere un falso senso di sicurezza nei colleghi vaticani. Una risposta differente avrebbe potuto spingerli infatti ad adottare crittogrammi più difficili, che forse nemmeno Soro sarebbe più riuscito a violare!
Sempre a proposito delle magistrature della Serenissima, va ricordato che Venezia fu la prima nella storia a riconoscere il diritto di "copyright" sulle invenzioni dell'uomo. Una disposizione del 1474 assegna infatti ai Provveditori de Comun il compito di sovrintendere alla registrazione dei brevetti.

venerdì 23 dicembre 2011

Palazzo Foscarini ai Carmini e le sue stranezze

Un aneddoto, circolante a Venezia nel Settecento, ci rende ragione di quanto ricchi fossero i Foscarini: era voce comune, infatti, che nel loro palazzo situato di fronte alla Chiesa dei Carmini vi fossero più di 200 stanze e nemmeno una sedia per timore che gli ospiti, sedendosi, potessero rovinare le preziose decorazioni degli interni.
Un vero scrigno di tesori artistici, quindi, testimonianza della passione per l'arte e del mecenatismo che caratterizzarono molti componenti della prestigiosa famiglia, la quale possedeva già numerosi palazzi in città.
In ogni caso la famiglia era nota anche per certe loro stranezze. Il loro membro più illustre, Marco Foscarini, eletto doge nel 1762 era uomo particolarmente erudito, ma noto soprattutto per la sua esagerata passione per i coralli, tanto che il celebre letterato Gasparo Gozzi, spesso suo ospite nel bel palazzo di famiglia, si lamentava del fatto che ogni conversazione, in ogni momento della giornata, dovesse riguardare quell'argomento tanto insolito!
Oggi il palazzo è in parte privato e in parte occupato da una delle sedi dell'Università Ca' Foscari di Venezia, ma il suo stato di conservazione non è ottimale e necessita di un integrale restauro.