lunedì 14 marzo 2011

Sviluppo urbano nell'antica Venezia

Lo sviluppo urbano di Venezia è stato fortemente condizionato dall'ambiente naturale così insolito: la disposizione dei suoi spazi è stata dettata infatti dal continuo rapporto terra-acqua.
Per potersi sviluppare, la città ha dovuto strappare all'acqua il terreno su cui sorgere, rassodando con palafitte di legno o con strati di pietra gli isolotti situati nei luoghi maggiormente difendibili, tanto che il suo tessuto urbano ha assunto caratteristiche apparentemente casuali.
La laguna ha condizionato anche il gusto dei suoi abitanti, perché i rapporti spazio-colore e architettura-luce divennero fondamentali. L'architettura è misura e costruzione dello spazio, ma a Venezia lo spazio si trasformò in luce e colore.
E' facilmente intuibile come ambiente, clima e costume degli abitanti furono gli elementi che maggiormente condizionarono la realizzazione degli edifici pubblici e privati.
La prima accurata descrizione dell'ambiente lagunare è quella del prefetto romano Cassiodoro (VI secolo): "abitanti liberi e autonomi le cui risorse di vita sono la pesca e il sale, e le loro abitazioni sono per lo più di legno con tetto di paglia, materiali adatti ad un terreno fragile e fangoso".
Già nel IX secolo, in alcune zone dal terreno più compatto, si incominciò a costruire anche con la pietra, materiali provenienti per lo più dagli edifici romani distrutti dalle orde barbariche nelle zone di Aquileia e Altino.
Le case erano a due piani: quello inferiore in argilla, più umido, destinato a deposito e quello superiore in legno, più asciutto, ad uso abitativo. Le finestre erano strette, con inferriate, e non era ancora evidente, nella struttura, la distinzione tra i vari ceti sociali.
Nei quattro secoli seguenti si delineò (seguendo un principio policentrico, per cui intorno ad un campo e ad una chiesa si sviluppava il tessuto urbano) l'intera struttura della città, e a fine Trecento Venezia aveva già pienamente raggiunto la sua conformazione e dimensione, non molto diversa da quella che vediamo oggi.

4 commenti:

  1. Ciao Walter. Un grazie da tutte noi. E una minaccia: torneremo!

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  2. Una storia tanto più affascinante quanto più si svelano particolari delle arcane orgini di Venezia.

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  3. Grazie Walter, seguo il tuo blog con enorme interesse, quanto a Torcello ai giorni nostri bisognerebbe aprire un osservatorio sullo stato di salute della torre campanaria, non vorrei che la bella foto che pubblichi non rimanga che un documento di quando su quel campanile si poteva ancora salire. Quella gabbia che lo avvolge ora è a dir poco lugubre. Non si può non amare Torcello.

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  4. Sì Rocco, hai ragione, troppo spesso a Venezia si cominciano lavori di restauro che non si sa quando o se mai verranno portati a termine... e nel caso di Torcello sarebbe ancora più grave, giacché stiamo parlando della culla della civiltà veneziana...

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