Posta all'inizio della Riva dei Sette Martiri, in realtà è un rio terà. Fu realizzata nel 1807 interrando il canale preesistente e unendo le due fondamente che lo affiancavano, e chiamata Via Eugenia in onore di Eugène Beauharnais, allora viceré d'Italia. Il nome venne poi modificato in Strada Nuova dei Giardini, infine nel 1866, con l'ingresso delle truppe italiane, la via venne dedicata a Giuseppe Garibaldi, al quale fu poi innalzato il monumento all'ingresso dei Giardini.
Posta nel popoloso sestiere di Castello, la via Garibaldi è sempre piena di vita; ricca di negozi di ogni tipo, bar, ristoranti e una chiesa (San Francesco da Paola); un tempo c'era anche un cinema. Alla mattina vi si trova un mercato di frutta, verdura e pesce, e si respira aria di paese.
Il turista che percorre la via Garibaldi, tracciando una diagonale tra l'isola di San Pietro e la Basilica della Salute che si intravede all'orizzonte, vi giunge un po' timido ma di buon umore, perché crederà d'aver preso finalmente confidenza con la città e perché da poco si è fatto fotografare accanto alle enormi ancore del Museo Navale (gemelle di quelle del Ministero della Marina a Roma). Eccolo dunque, il turista, imboccare con baldanza l'anomalo boulevard di cui poco sa, visto che dalle guide è praticamente ignorato.
Secondo Napoleone e l'architetto Antonio Selva, questa strada doveva conferire modernità ed eleganza alla città, ma al contrario, a due secoli di distanza, via Garibaldi è divenuta la linea di confine oltre la quale resiste nella sua grandezza e nella sua miseria la venezianità popolare che riesce a relegare il turista a mera tappezzeria.
La via è sempre animata: al mattino, tra i banchi del mercato, le casalinghe scendono in pantofole per fare più in fretta la spese, salvo poi trattenersi a parlare tra di loro (bandita ovviamente la lingua italiana) delle cose di cui parlano le donne da sempre: i figli, gli uomini e gli schei ("soldi") che non bastano mai; al pomeriggio sciami di bambini giocano ancora ai giochi di una volta; mentre la sera, bar e osterie traboccano di uomini (per lo più artigiani e barcaioli). Il turista sopraggiunto, proverà a comprendere qualcosa di quegli infervorati dialoghi, potrà farlo liberamente giacché nessuno gli baderà, ma non capirà nulla, se non forse che si sta parlando di barche e di pesce; ma se tornerà l'indomani e, meglio, ancora il giorno dopo, sarà accolto come chi si appresta a far parte della comunità.
Questo succede nel sestiere di Castello, sventrato dalla volontà di Napoleone, ma giammai estirpato della sua venezianità.
La vita che descrivi dell'attuale Via Garibaldi è niente rispetto a quando c'era ancora l'Arsenale in funzione con circa 3-4000 dipendenti che abitavano gran parte in zona.
RispondiEliminaIo ho fatto le elementari in Via Garibaldi, alla "Gaspare Gozzi" e mi ricordo il cinema, la cartoleria Filippi e gli ambulanti che vendevano il legno dolce, la dulcamara, le carrube e la liquirizia; per i bambini di allora era sempre festa. Ci si accontentava di poco.
Grazie Sergio per aver condiviso un'immagine di Venezia che non ho potuto vivere (e che invece mi sarebbe piaciuto poter anch'io raccontare...)
RispondiEliminaBella la vita che racconti e che io ho vissuto (abitavo in Corte
RispondiEliminaColtrera 1952 ) facevo il panettiere da Sponza ed ero corteggiato
da molte "fie". Purtroppo quella realtà non esiste più e da tempo
ormai ,ci torno spesso in Terà Garibaldi e Cae Sarasina dove esiste ancora il più bel Capitello di venezia ma,ahimè la storia
andrebbe rivista. Grazie comunque x la bella "rimpatriata .
Grazie a te per la condivisione ;)
RispondiEliminaGentile Fano,mi sa dire qualcosa sulla colonna del perdono ?Laquarta colonna della facciata meridionale di Palazzo Ducale (La 4 dall'angolo a sx guardando la facciata) Sembra che venissero perdonati dai loro misfatti,coloro che riuscivano a girarci intorno. Grazie per le informazioni.
RispondiEliminaPerò ,disse Bonaparte ammirando le ricchezze di Venezia ,bei ladri questi Veneziani .Un nobile decaduto ,cittadino della Serenissima ,gli fece notare che : tutti ladri no ,generale, ma Bonaparte si ...
RispondiEliminaGentile sig. Fano ,mi dici qualcosa su Santa Marta (e magari sulla sua spiaggia ) ,e il Ponte dei Lovi (lupi) e Santa Ternita che subì il supplizio della "cheba" e la "sagra notturna che si teneva la vigilia di Santa Marta ? Grazie per le tue curiosità "venessiane ,.
RispondiElimina;))
RispondiEliminaAppreciatee you blogging this
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