domenica 26 febbraio 2012

"No ghe xe mediçine par i sempioldi"

(Non ci sono medicine per gli schiocchi)

martedì 21 febbraio 2012

Palazzo Foscarini Giovanelli

Accanto all'antica sede della Scuola dei Tiraoro e Battioro (a San Stae), scorre il rio Mocenigo, e al di là del rio sorge il Palazzo Foscarini Giovanelli, affacciato sul Canal Grande.
L'edificio venne realizzato a metà del Cinquecento per volere dalla famiglia Coccina, commercianti in gioielli. Nel 1581 fu venduto a Luca Antonio Giunta, di origini fiorentine, la cui famiglia esercitava l'arte della stampa a Venezia dal 1482. Nel 1625 Lucrezia e Bianca Giunta sposarono i fratelli Nicolò e Renier Foscarini. Da allora il palazzo fu abitato da quel ramo della  famiglia Foscarini, fino al 1755, quando il palazzo venne affittato ala famiglia Giovanelli, di origine bergamasca.
Nel 1771 i Giovanelli vi ospitarono Leopold Mozart e suo figlio Wolfgang in visita in città. In questa splendida dimora abitò anche il re di Danimarca, Federico Cristiano IV.
Il palazzo aveva le pareti della corte interna affrescate dallo Zelotti con rappresentazioni di figure nude e di suonatori affacciati a finte finestre intervallate da finestre vere.
La famiglia Foscarini è presente nei documenti veneziani fin dal XII secolo ed era originaria di Altino. Uno dei suoi membri più interessanti fu Marco, nato nel 1696. Uomo di vasta cultura, studiò all'Accademia di Bologna e quando tornò a Venezia si dedicò alla raccolta di volumi preziosi, anche ricorrendo a volte ad astuti sotterfugi pur di ottenere rari manoscritti.
La sua biblioteca divenne col tempo una delle più ricche in città, non solo per i numerosi volumi, ma anche per la ricercatezza ed eleganza della rilegatura, tutti i testi infatti erano rilegati in cuoio rosso con lo stemma dei Foscarini.
Purtroppo nell'Ottocento la biblioteca fu dispersa assieme alle fortune della casata. Lo stato austriaco s'appropriò di ben 497 codici, inviati alla Biblioteca Imperiale di Vienna, mentre i libri stampati furono venduti alla spicciolata.
Marco Foscarini, oltre a raccogliere libri e manoscritti, si dilettava con lo studio della poesia latina e italiana, egli stesso scrisse componimenti poetici. Quando Marco raggiunse l'età prestabilita, entrò nella carriera politica, raggiungendo i più alti vertici. Nel 1762 venne eletto doge, ma il suo dogado fu breve: egli infatti, appena eletto, si sentì male e la sua salute continuò a peggiorare.  Al suo letto furono convocati nove medici e quattro chirurghi che lo sottoposero alle cure più assurde: fu salassato cinque volte, gli furono imposti quaranta clisteri, innumerevoli frizioni e medicine per bocca, gli vennero estratti i calcoli alla vescica e asportate emorroidi, tutti interventi che gli procurarono febbri altissime, capogiri, dolori, difficoltà respiratorie e ovviamente... la morte!

venerdì 17 febbraio 2012

Venezia nel 1500 a volo d'uccello

Nel 1500 Jacopo de' Barbari disegnò e incise quel capolavoro che ancora oggi non finisce di stupire: la pianta di Venezia a volo d'uccello. L'impressionante precisione tecnica e prospettica la rese fin da subito, e per i secoli a seguire, un punto di riferimento sicuro per storici, architetti, studiosi o semplici curiosi della storia di Venezia.
Come per diversi artisti rinascimentali, la vita del de’ Barbari è praticamente sconosciuta: si suppone sia nato intorno al 1440 a Venezia, ma non è mai stato trovato un certificato di nascita, così come è incerta la data di morte (forse il 1515). Anche l'attribuzione di alcune sue opere risulta difficile per via dell'insolita abitudine di firmarle con il simbolo del pianeta Mercurio. In ogni caso il de' Barbari era già piuttosto celebre prima della fine del Quattrocento, grazie ad alcune opere eseguite per l’imperatore Massimiliano d’Asburgo.
I suoi lavori ricevettero apprezzamenti anche da illustri colleghi come Albrecht Durer (1471-1528), cui si devono alcune annotazioni interessanti sulla vita dell’elusivo artista. Allievo di Alvise Vivarini, Barbari si dimostrò estremamente ricettivo verso la tradizione figurativa nord-europea, riadattandola con felici intuizioni alle proprie radici italiane.
Oltre alla pittura in senso stretto il de' Barbari praticò anche l’intaglio del legno e l’incisione a stampa. Tra i lavori di questo breve periodo, vanno sicuramente ricordati la meravigliosa mappa aerea di Venezia, realizzata con stupefacente precisione millimetrica, ed uno splendido bozzetto di Cleopatra, conservato al British Museum di Londra.
Purtroppo il de' Barbari è oggi quasi dimenticato in Italia, nonostante la presenza di diverse opere custodite a Venezia e alla Biblioteca Ambrosiana di Milano. Gode invece di notevole popolarità in Inghilterra come testimoniato dai grandi apprezzamenti ricevuti per l’esposizione di alcuni suoi pezzi al British Museum, nell’ambito della grande mostra dedicata ai disegni rinascimentali, tra cui spiccava una spettacolare stampa della veduta di Venezia realizzata con sei blocchi di legno di grandi dimensioni su sei fogli di carta che sono stati poi uniti per coprire una superficie di quasi quattro metri quadrati!
La stampa del British Museum è una delle undici originali sopravvissute dalla prima xilografia del 1500 (i blocchi di legno originali sono al Museo Correr di Venezia). L'editore della stampa fu Anton Kolb, un mercante tedesco di Norimberga, che risiedeva a Venezia. Le dimensioni della sua xilografia erano assolutamente senza precedenti. A Kolb venne concesso il diritto d'autore sul design da parte del governo della Serenissima, e venne autorizzato a vendere le stampe al prezzo, allora molto elevato, di tre ducati.

martedì 14 febbraio 2012

La Chiesa di San Marcuola

La Chiesa di San Marcuola fu costruita tra il IX e il X secolo, nell'area anticamente denominata "Luprio", ed era titolata ai Santi Ermagora e Fortunato. Verso la seconda metà del Duecento, l'edificio religioso venne completamente distrutto da un incendio, e immediatamente ricostruito grazie all'intervento di alcune famiglie della zona, tra cui la famiglia Memmo.
Dalla pianta cinquecentesca del De Barbari si vede come la chiesa fosse in stile gotico, con il lato destro parallelo al Canal Grande, il lato sinistro prospettante sulla Fondamenta lungo il Rio della chiesa (oggi interrato), mentre la facciata dominava il Campiello, tuttora esistente, che fungeva da sagrato e dove sorgeva l'alta mole del campanile d'impostazione romanica con una cuspide ottagonale. Di esso rimane solo la base tra la chiesa e il vicino palazzo Memmo.
A fine Seicento l'architetto Antonio Gaspari presentò dei progetti per il rinnovo della chiesa, ma i lavori furono molto lenti e quando nel 1730 Gaspari morì, il nuovo edificio era appena abbozzato. L'opera fu continuata da Giorgio Massari, che completò l'edificio nel 1736, anche grazie al contributo statale generato dalla percentuale destinata alle opere pubbliche ricavata dalle entrate del gioco del lotto.
Solo la facciata sul Canal Grande risulta incompleta, come dimostrano i quattro plinti privi delle colonne corinzie previste e la grande superficie a mattoni con le scanalature e i fori che servivano per sostenere il rivestimento in pietra d'Istria. Interessante notare che la facciata in questione, seppur appaia come la facciata principale, risulta essere in realtà la facciata laterale, in quanto il corpo dell'edificio ha mantenuto l'orientamento originario, per cui entrando da quel lato l'altare principale si trova sulla destra. Questo perché, a differenza di quanto accadeva alle origini della storia veneziana, dal Cinquecento in poi si tende a considerare più importante l'affaccio sul Canal Grande, per aumentarne il prestigio.
L'interno della chiesa merita una visita non solo per le numerose opere pittoriche, tra cui due tele del Tintoretto, ma anche perché ospita la tomba di Johann Adolf Hasse e di sua moglie, la cantante Faustina Bordoni, allieva di Benedetto Marcello, della quale si può ammirare la bellezza in un quadro di Rosalba Carriera conservato a Ca' Rezzonico.
J.A.Hasse, compositore tedesco, divenne Maestro di Cappella agli Incurabili di Venezia nel 1727, contribuendo a scrivere pagine importanti della storia della musica a Venezia. Abitava proprio in Campo San Marcuola, dove morì il 16 dicembre 1783, forse per il dolore della morte della moglie Faustina avvenuta nel 1781.

martedì 7 febbraio 2012

Campo dei Mori a Venezia

Il Campo dei Mori si trova a Cannaregio, nei pressi della Chiesa della Madonna dell'Orto. Si chiama così per via della presenza di quattro statue trecentesche in pietra d'Istria inserite nei muri delle case che circondano il Campo. Le statue rappresentano i fratelli Mastelli, venuti dalla Grecia per commerciare in spezie, i quali abitavano nel vicino palazzo affacciato sul rio della Madonna dell'Orto. Per l'esattezza questi mercanti venivano dalla Morea (toponimo veneziano per indicare il Peloponneso) e per questo venivano chiamati Mori, per via quindi della loro provenienza e non per il colore della pelle.

E' importante ricordare che Venezia cercò sempre di inserire le comunità straniere nella vita produttiva cittadina, lasciando loro libertà d'iniziativa e possibilità di lavoro con conseguente uguaglianza amministrativa e giuridica con la popolazione locale; questo comportava una minore probabilità di nascita di piccole entità politiche o sociale, autonomamente gestite.
Le abitazioni, le costruzioni per le attività produttive e per il culto usate dalle diverse colonie straniere, risultavano sparse in varie zone della città e inserite nel tessuto urbano senza confini precisi (a parte alcune rare eccezioni). Lo stabilirsi di popolazioni straniere, con carattere stabile  o temporaneo, fu determinato soprattutto dall'afflusso di mercanti e artigiani che trovavano utile e conveniente stabilire a Venezia, oltre al proprio domicilio, anche la sede della loro azienda o almeno il laboratorio di produzione.

venerdì 3 febbraio 2012

Nuovo itinerario teatrale de L'altra Venezia

L'altra Venezia è lieta di annunciare l'inserimento di una nuova proposta di visita: Itinerario teatrale sulle cortigiane e il libertinaggio a Venezia.
L'itinerario proposto è una passeggiata tra calli e campi alla ricerca di quei luoghi che raccontano la storia delle cortigiane e del libertinaggio a Venezia.
Partendo dal Trecento fino alla caduta della Repubblica nel 1797 si scopriranno usi, leggi e curiosità legate a questo aspetto che, tra gli altri, ha contribuito a rendere celebre la Serenissima.
Verranno narrati fatti realmente accaduti e aneddoti di personaggi più o meno conosciuti che, tra conventi e palazzi nobiliari, hanno fatto la storia del libertinaggio a Venezia.
La narrazione si alternerà agli interventi di due attrici professioniste che reciteranno scene ispirate ai fatti descritti. Una sorta di teatro per strada (o meglio per “calle”) che renderà viva e vivace la narrazione appena ascoltata, con la verve e l'umorismo caratteristici della migliore commedia veneziana.
Per rendere al meglio l'atmosfera dell'argomento ed apprezzare le parti recitate, l'itinerario si svolge tipicamente di sera, in una Venezia avvolta dalla magia e dal mistero delle sue notti.

L'itinerario viene svolto per un massimo di 20 persone, a date prestabilite, ma è possibile anche, previa richiesta con sufficiente anticipo, organizzarlo a richiesta.
La durata è di circa due ore.

Per informazioni e prenotazioni: iinfo@laltravenezia.it

mercoledì 1 febbraio 2012

Ospedale dei Forner a Venezia

A pochi passi dal Ponte della Madonna de l'Orto, al civico 3378, sorgeva un tempo l'Ospedale dei Fornai, costruito nel Quattrocento dalla medesima Scuola per i propri confratelli poveri, vecchi o infermi. Il termine "ospedale" veniva  utilizzato con un senso più ampio di luogo dedito non solo alla cura, ma anche al ricovero di anziani e a volte di orfanotrofio.
Dai documenti dell'epoca scopriamo che il terreno acquistato dai Fornai per la costruzione del detto edificio costò ben mille ducati! Una cifra davvero notevole per l'epoca, ma evidentemente la Scuola era ben florida.
Questa corporazione di mestiere aveva sede nella cappella absidale sinistra della Chiesa della Madonna dell'Orto; l'altare in questione era stato disegnato e realizzato dal tajapiera (scalpellino) Filippo Gasparo, il quale venne compensato con 85 ducati.
La Scuola dei Forner fu istituita nel 1445 e nella Mariegola (statuto) si trovano notizie interessanti: regole per cucinare i diversi tipi di pane e i relativi prezzi, gli anni di garzonato (apprendistato), le concessioni ai maestri per affittare i forni, le licenze per cucinare il panbiscotto per gli equipaggi delle navi e le specifiche per i tipi di legno da utilizzare per la cottura.
Sempre all'interno della Mariegola si trovano anche disposizione di carattere religioso, come pesanti multe per chi nominava il diavolo (forse ricordato dalle fiamme dei forni) e l'espulsione dall'Arte per chi non si confessasse e comunicasse almeno una volta l'anno!