venerdì 22 luglio 2011
mercoledì 20 luglio 2011
Isola Monte dell'Oro
Questo piccolo isolotto deve il suo suggestivo nome ad un'antica leggenda che lo vuole depositario, nelle sue viscere, del tesoro di Attila. Sembra infatti che gli Unni, inseguendo gli abitanti di Altino, che cercavano rifugio nella laguna di Venezia, fossero finiti impantanati con i loro pesanti carri in queste insidiose barene. Proprio lì, il più pesante di questi carri, carico del bottino di guerra e, secondo la leggenda, dello stesso arco di Attila, finì inghiottito nel fango.
Molti pescatori narrano che di notte si possono ancora vedere gli spiriti degli Unni che vigilano sul tesoro; tesoro ritenuto maledetto perché chiunque provò a cercarlo morì di morte violenta.
Data la posizione strategica, l'isola venne utilizzata per ricoprire un ruolo nel sistema difensivo ottocentesco della laguna. Vi si costruì una postazione d'artiglieria con un presidio di una cinquantina di militari.
Oggi l'isola si presenta come un dosso dalla forma tondeggiante con alle spalle la Palude della Rosa, e del tutto spoglia. Non resta che la suggestione del nome, l'affascinante vista sul paesaggio lagunare ed il piacere di cogliere qualche mora selvatica in estate sognando tesori nascosti.
Molti pescatori narrano che di notte si possono ancora vedere gli spiriti degli Unni che vigilano sul tesoro; tesoro ritenuto maledetto perché chiunque provò a cercarlo morì di morte violenta.
Data la posizione strategica, l'isola venne utilizzata per ricoprire un ruolo nel sistema difensivo ottocentesco della laguna. Vi si costruì una postazione d'artiglieria con un presidio di una cinquantina di militari.
Oggi l'isola si presenta come un dosso dalla forma tondeggiante con alle spalle la Palude della Rosa, e del tutto spoglia. Non resta che la suggestione del nome, l'affascinante vista sul paesaggio lagunare ed il piacere di cogliere qualche mora selvatica in estate sognando tesori nascosti.
mercoledì 13 luglio 2011
"Questa in breve la storia di una città che per costruirla furono usati non solo il legno e la pietra ma anche l'acqua e il vento e la nebbia. Come conseguenza, essa non poteva non racchiudere in sé una componente misterico-fantastica tale da collocarsi su una dimensione al di là del concreto, alla quale è impossibile accedere senza chiavi di interpretazione adatte"
(Renato Pestriniero)
(Renato Pestriniero)
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lunedì 11 luglio 2011
Storia della cucina veneziana
Dopo il successo dei percorsi musicali, L'altra Venezia presenta un nuovo itinerario tematico: Storia della cucina veneziana.
Si tratta di un percorso a piedi per le calli di Venezia alla ricerca delle tracce della cultura gastronomica della città, la quale è, anch'essa, tutt'altro che scontata! Partendo dalle primissime ricette lagunari risalenti ai tempi in cui Venezia era solo una delle province di Bisanzio, passando per il tripudio delle spezie portate dai commerci con il Levante, attraverso una serie vertiginosa di contaminazioni straniere, si arriva fino alla cucina dei giorni nostri, o quantomeno di ciò che ne sopravvive.
Profumi esotici, ricette bizzarre e curiose abitudini a tavola, saranno narrate per scoprire anche questo lato affascinante della cultura veneziana, mai abbastanza disvelata, e che rischia di scomparire travolta dalla globalizzazione imperante delle pizzette e del cibo surgelato.
Durante il percorso sono previste delle tappe in alcuni bacari (tipici locali veneziani) nei quali sarà possibile degustare i celebri cicchetti (piccoli assaggi) accompagnati da un'ombra di vino.
Il tour dura circa tre ore e può essere abbinato ad una cena privata in una casa veneziana.
Per info e prenotazioni: info@laltravenezia.it
Si tratta di un percorso a piedi per le calli di Venezia alla ricerca delle tracce della cultura gastronomica della città, la quale è, anch'essa, tutt'altro che scontata! Partendo dalle primissime ricette lagunari risalenti ai tempi in cui Venezia era solo una delle province di Bisanzio, passando per il tripudio delle spezie portate dai commerci con il Levante, attraverso una serie vertiginosa di contaminazioni straniere, si arriva fino alla cucina dei giorni nostri, o quantomeno di ciò che ne sopravvive.
Profumi esotici, ricette bizzarre e curiose abitudini a tavola, saranno narrate per scoprire anche questo lato affascinante della cultura veneziana, mai abbastanza disvelata, e che rischia di scomparire travolta dalla globalizzazione imperante delle pizzette e del cibo surgelato.
Durante il percorso sono previste delle tappe in alcuni bacari (tipici locali veneziani) nei quali sarà possibile degustare i celebri cicchetti (piccoli assaggi) accompagnati da un'ombra di vino.
Il tour dura circa tre ore e può essere abbinato ad una cena privata in una casa veneziana.
Per info e prenotazioni: info@laltravenezia.it
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venerdì 8 luglio 2011
La sindrome di Baron Corvo
Il problema della casa ricorre nella tormentata esperienza di Frederik Rolfe (Baron Corvo). Considerato a distanza di tempo come la cattiva coscienza della puritana colonia anglosassone della Venezia fin de siècle, Corvo fu il primo ad ammettere di essersi stabilito a Venezia senza alibi, pure tra tanti diplomatici, accademici, borsisti, etc. Ma a caro prezzo. In verità il suo romanzo autobiografico è un libro di protesta, l'autentica e unica difesa delle "genti disperse".
"Venezia, serenamente difesa dalla sua laguna, non è città dove Lazzaro possa nascondere le sue piaghe... Dio dammi una casa!".
Inutile quindi cercare una targa che ricordi la dimora veneziana di Baron Corvo , giacché viveva "baraccato" in una vecchia gondola; barone illustre e letterato, naufrago volontario a Venezia.
In un suo racconto Renato Pestriniero ha ricostruito magistralmente il processo di scelta della marginalità e il conseguente adattamento alle condizioni atipiche della città di un barbone che spesso è uno scomparso a Venezia: "E così, quando l'alba sommerse un altro ultimo giorno di Carnevale, non presi il solito aereo per Milano. Non potevo più vivere in un mondo che non sentivo mio, anche se si trattava del mondo vero, quello che mi assicurava una vita brillante. Dovetti fare una scelta. Da una grossa borsa sportiva ricavai un contenitore che incastrai nello scheletro di una vecchia carrozzina. Ci misi la maschera e pochi altri oggetti, distrussi ogni documento di identificazione. Per il mondo svanii. Tutto il mio mondo materiale è in questo carrello al quale ho aggiunto un paio di piccole ruote per superare facilmente gli oltre quattrocento ponti che scavalcano i canali".
(Fonte: Brusegan)
"Venezia, serenamente difesa dalla sua laguna, non è città dove Lazzaro possa nascondere le sue piaghe... Dio dammi una casa!".
Inutile quindi cercare una targa che ricordi la dimora veneziana di Baron Corvo , giacché viveva "baraccato" in una vecchia gondola; barone illustre e letterato, naufrago volontario a Venezia.
In un suo racconto Renato Pestriniero ha ricostruito magistralmente il processo di scelta della marginalità e il conseguente adattamento alle condizioni atipiche della città di un barbone che spesso è uno scomparso a Venezia: "E così, quando l'alba sommerse un altro ultimo giorno di Carnevale, non presi il solito aereo per Milano. Non potevo più vivere in un mondo che non sentivo mio, anche se si trattava del mondo vero, quello che mi assicurava una vita brillante. Dovetti fare una scelta. Da una grossa borsa sportiva ricavai un contenitore che incastrai nello scheletro di una vecchia carrozzina. Ci misi la maschera e pochi altri oggetti, distrussi ogni documento di identificazione. Per il mondo svanii. Tutto il mio mondo materiale è in questo carrello al quale ho aggiunto un paio di piccole ruote per superare facilmente gli oltre quattrocento ponti che scavalcano i canali".
(Fonte: Brusegan)
mercoledì 6 luglio 2011
«Venezia splende come una bella donna. Non ha bisogno di essere illuminata perché lei stessa emana luce... Ho trattato quella stupenda città come un amore, mi ricorda la parte più romantica che è in ognuno di noi.»
(Marcello Gatti)
(Marcello Gatti)
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lunedì 4 luglio 2011
Atlantide a Venezia
Anche Venezia ha la sua Atlantide: si tratta di Metamauco (Malamocco). Verso l'estremità sud dell'isola del Lido c'è oggi una borgata, Malamocco, in bilico tra mare e laguna, che ha ereditato il nome dell'antichissima Metamauco, culla della storia della Serenissima.
Metamauco venne probabilmente fondata dai padovani in fuga dalle invasioni barbariche nel VI secolo, quindi divenne sede del Governo veneziano negli anni dal 742 all'810, quando in seguito all'assalto dei Franchi guidati da Pipino, figlio di Carlo Magno, il doge Angelo Partecipazio decise di trasferire la sede ducale presso le isole realtine (da "rivo alto"), all'interno della laguna e quindi più facilmente difendibile.
Le cronache parlano di un violento terremoto avvenuto nel 1106 che avrebbe causato l'inghiottimento di Metamauco da parte del mare. A tutt'oggi però, nonostante studi approfonditi e numerose ricerche effettuate nel mare circostante, di questo antico centro non si è trovato traccia.
Le supposizioni, le storie e le ipotesi che circolano attorno a questa Atlantide lagunare hanno finora soltanto alimentato la curiosità intorno a questa leggenda.
Metamauco venne probabilmente fondata dai padovani in fuga dalle invasioni barbariche nel VI secolo, quindi divenne sede del Governo veneziano negli anni dal 742 all'810, quando in seguito all'assalto dei Franchi guidati da Pipino, figlio di Carlo Magno, il doge Angelo Partecipazio decise di trasferire la sede ducale presso le isole realtine (da "rivo alto"), all'interno della laguna e quindi più facilmente difendibile.
Le cronache parlano di un violento terremoto avvenuto nel 1106 che avrebbe causato l'inghiottimento di Metamauco da parte del mare. A tutt'oggi però, nonostante studi approfonditi e numerose ricerche effettuate nel mare circostante, di questo antico centro non si è trovato traccia.
Le supposizioni, le storie e le ipotesi che circolano attorno a questa Atlantide lagunare hanno finora soltanto alimentato la curiosità intorno a questa leggenda.
venerdì 1 luglio 2011
"I gà un cuor che no xe suo"
(Dicesi di quelle persone talmente altruiste da anteporre i desideri del cuore degli altri a quelli del proprio)
(Dicesi di quelle persone talmente altruiste da anteporre i desideri del cuore degli altri a quelli del proprio)
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