“Mio caro, niente di quello che ho sentito di Venezia può evocare la sua magnifica e stupenda realtà. Le immagini più fantastiche delle Mille e una notte non sono nulla in confronto a Piazza San Marco e all’impressione che si prova una volta entrati nella chiesa. La reale magnificenza di Venezia va oltre la più stravagante fantasia di un sognatore. L’oppio non riuscirebbe a creare il sogno di un luogo simile, e nessuna suggestione potrebbe creare le sembianze altrettanto incantevoli. Tutto quello che avevo sentito, letto o fantasticato su Venezia è lontano mille miglia. Sai che quando le aspettative sono alte tendo a restare deluso, ma Venezia è superlativa, è oltre, è al di fuori dell’immaginazione umana. Non è mai stata considerata a sufficienza. Solo a vederla piangeresti”
(Charles Dickens, novembre 1844)
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domenica 2 settembre 2012
lunedì 2 luglio 2012
Profumo di barche
La nebbia entrava a bocconate golose nell'intirizzito pontile della Ca' d'Oro, dove attendevo da tempo lo spuntare d'un vaporetto per la Stazione.
Avvoltolato in lane sovrabbondanti, come si conveniva in quel novembre già rigido, un piccolo dal passeggino guardava assorto tra i banchi di nebbia transitare le gondole del traghetto di Santa Sofia, mentre una barca a motore portava il suo carico al mercato di Rialto, spandendo intorno generose zaffate di carburante.
Accanto al pontile un cacciapesca dal fondo piatto, ingombro di reti e cordami, rilasciava effluvi salmastri che parlavano di laguna aperta e barene.
Il bimbo allungò il collo tra le sciarpe e, rivolto il faccino alla ragazza che lo accompagnava (troppo giovane per essere la mamma, troppo grande per essere la sorella), esclamò: "che profumo di barche".
Intorno qualcuno sorrise compiaciuto.
Io sentii una specie di brivido e pensai: "ragazzo mio, tu sei un poeta. Non sarà facile per te".
(Dino Tonon)
Avvoltolato in lane sovrabbondanti, come si conveniva in quel novembre già rigido, un piccolo dal passeggino guardava assorto tra i banchi di nebbia transitare le gondole del traghetto di Santa Sofia, mentre una barca a motore portava il suo carico al mercato di Rialto, spandendo intorno generose zaffate di carburante.
Accanto al pontile un cacciapesca dal fondo piatto, ingombro di reti e cordami, rilasciava effluvi salmastri che parlavano di laguna aperta e barene.
Il bimbo allungò il collo tra le sciarpe e, rivolto il faccino alla ragazza che lo accompagnava (troppo giovane per essere la mamma, troppo grande per essere la sorella), esclamò: "che profumo di barche".
Intorno qualcuno sorrise compiaciuto.
Io sentii una specie di brivido e pensai: "ragazzo mio, tu sei un poeta. Non sarà facile per te".
(Dino Tonon)
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venerdì 1 giugno 2012
"...chi non va a Venezia è uno stupido! la vita qui costa cosi poco. Il vitto e l'alloggio per una settimana costano 18 franchi a persona, vale a dire 6 rubli, e per un mese 25 rubli: un gondoliere prende un franco all'ora, cioè 30 copechi. Nei musei, all'Accademia e negli altri, si entra gratis. E' dieci volte più conveniente della Crimea, e la Crimea rispetto Venezia è come una seppia vicino a una balena."
(A.P. Cechov, Venezia, aprile 1891)
(A.P. Cechov, Venezia, aprile 1891)
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venerdì 20 aprile 2012
“Se tu leggi molto, nulla è mai cosi grande come lo avevi immaginato. Venezia sì. Venezia è meglio”
(Fran Lebowitz)
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sabato 14 aprile 2012
"A Venezia la maggior parte della vita la si trascorre in attesa di cose che possono o non possono accadere, e questo viene accettato come una parte necessaria del tempo. Nessun veneziano ha il senso del tempo: non è mai preciso, arriva tardi agli appuntamenti o compare con interi giorni di ritardo senza il minimo imbarazzo. Si aspettano ore, giorni, settimane, persino mesi per la cosa più banale, o anche la più importante, e così si va avanti senza alcuna preoccupazione..."
(Peggy Guggenheim)
(Peggy Guggenheim)
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mercoledì 13 luglio 2011
"Questa in breve la storia di una città che per costruirla furono usati non solo il legno e la pietra ma anche l'acqua e il vento e la nebbia. Come conseguenza, essa non poteva non racchiudere in sé una componente misterico-fantastica tale da collocarsi su una dimensione al di là del concreto, alla quale è impossibile accedere senza chiavi di interpretazione adatte"
(Renato Pestriniero)
(Renato Pestriniero)
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mercoledì 6 luglio 2011
«Venezia splende come una bella donna. Non ha bisogno di essere illuminata perché lei stessa emana luce... Ho trattato quella stupenda città come un amore, mi ricorda la parte più romantica che è in ognuno di noi.»
(Marcello Gatti)
(Marcello Gatti)
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venerdì 10 giugno 2011
"Vivere a Venezia significa girare portandosi addosso la propria faccia per ciò che è veramente: un luogo pubblico"
(Tiziano Scarpa)
(Tiziano Scarpa)
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venerdì 27 maggio 2011
"In viaggio decisi che Venezia sarebbe stata la mia patria: l'avevo sempre amata più di ogni altro posto su questa terra e sentii che lì solo sarei stata felice"
(Peggy Guggenheim)
(Peggy Guggenheim)
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giovedì 19 maggio 2011
"A Venezia ognuno è comunque un commerciante"
(Petrarca)
(Petrarca)
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venerdì 29 aprile 2011
"L'incanto speciale della città mi ha avvinto. Tutto il giorno ho vagato per Venezia in estasi. Ogni giorno scopro nuove delizie... Ma ciò che più di tutto mi è piaciuto qui è la quiete, l'assenza del baccano cittadino. Di sera alla luce lunare, sedersi alla finestra aperta, guardare Santa Maria della Salute, che si trova proprio di fronte alle nostre finestre, e a sinistra la laguna, è semplicemente un incanto"
(Tchaikovsky, 1877)
(Tchaikovsky, 1877)
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giovedì 21 aprile 2011
"A Venezia farei una vita tranquilla e ritirata, come un angioletto. Ancora recentemente scrivevo a Franz Overbeck che amavo un solo luogo sulla terra: Venezia!
(Nietzsche, 1887)
(Nietzsche, 1887)
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giovedì 14 aprile 2011
“Più di tutto mi è stata congeniale Venezia. Qui le persone sono sollevate dalle normali condizioni di vita ed è come se non fossero più persone. Nonostante sia quasi un bazar, Venezia non diventa mai volgare, Il fascino di Venezia sta proprio nel fatto che questa città non serve, dirò di più: è inutile. E ancora: è una città unica, senza rumori, senza polvere. È meraviglioso il fatto che sia suddivisa in due parti: una parte per tutto ciò che è sotterraneo, la città dei canali, e una città per la gente, che sono le strade. Era il sogno di Leonardo! Usano le gondole soltanto gli stranieri e i proprietari molto ricchi. Il veneziano medio vive sulla strada. Non avendo spazio in larghezza, i veneziani si espansero in profondità, nel particolare, nella miniatura. Ogni particolare nelle loro costruzioni è interessante, e sono proprio i particolari a essere meravigliosi. Fra i pittori qui mi hanno incantato Bellini e Tintoretto… Siamo riusciti a conoscere Venezia così come conosciamo Mosca (eravamo in tre: io, mia moglie e Nadja, la sorella), l’abbiamo amata, siamo stati orgogliosi di quanto abbiamo potuto conoscere e amare. Finora di tutta l’Italia ho nostalgia solo di Venezia… ‘
(Valerij J. Brjusov, 1902)
(Valerij J. Brjusov, 1902)
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mercoledì 6 aprile 2011
“Venezia, Venezia! Mi pare che solo ripetendo questa parola io riesca a vedere le sue luci… Sa, ora io non vorrei avere dei quadri di Venezia (al diavolo la dama di Tiziano che si libra in cielo!) bensì i nervosi violini veneziani… e le luci, le luci sull’altra riva, le gondole aperte, aguzze, nere, che di notte t’immagini non nere… L’acqua nera del canale, la camicia bianca del gondoliere, e alla svolta di ignoti ‘canaletti’, in mezzo a questi che non capisci se sono palazzi o covi, le grida gutturali dei barcaioli. Vorrei la Venezia serale, notturna… invisibile, oscura, passata… Cade una lieve pioggia… che bello! Cadi pure! La gente dorme… dormite pure! E tu, mia barca, naviga silenziosamente, piano, e tu, uomo che respiri pesantemente, non chiedere dove portarmi… Tutto mi è indifferente”
(Innokentij F. Annenskij, 1890)
(Innokentij F. Annenskij, 1890)
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martedì 29 marzo 2011
"Oh Venezia, Venezia! Le tue lagune sono per me un incantesimo intenso. Ora sono solo e i luoghi che mi parlano di te hanno una magia indicibile; i volti e le voci mi ricordano un'armonia senza eguali. Venezia, quanto sono felice di rivederti!"
(Franz Liszt, 1839)
(Franz Liszt, 1839)
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giovedì 17 marzo 2011
"Noi voghiamo colla testa, il resto del mondo voga col culo"
(detto veneziano)
La Voga alla Veneta: Il Cuore della Venezianità on Vimeo.
(detto veneziano)
La Voga alla Veneta: Il Cuore della Venezianità on Vimeo.
mercoledì 16 marzo 2011
“L’emozione che ti dà questa città non è paragonabile a nessun’altra, è talmente poetica e originale che ti viene da piangere, ci si rifà di tutte le perdite e le disgrazie. Anche solo la Basilica di San Marco vale il viaggio, ah, com’è toccante vedere questo divino vecchietto bizantino”
(Viktor M. Vasnetsov , 1885)
(Viktor M. Vasnetsov , 1885)
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venerdì 11 marzo 2011
“Una cosa posso dirla: nella mia vita non ho visto una città più straordinaria di Venezia. È un vero incanto, uno splendore, una gioia della vita. Al posto delle strade e dei vicoli ci sono i canali, al posto dei postiglioni le gondole, l’architettura è fantastica, e non esistono posti che non suscitino un qualche interesse storico o artistico. Ti muovi in gondola e vedi Palazzo Ducale, la casa dove visse Desdemona, le abitazioni di pittori famosi, le chiese… E nelle chiese sculture e pitture che non ci siamo nemmeno mai sognati. Per farla breve, un incanto… L’uomo russo, povero e umile, qui, nel regno della bellezza, della ricchezza e della libertà, potrebbe impazzire. Si desidera restare qui per sempre, e quando in una chiesa ascolti l’organo vorresti farti cattolico, I sepolcri di Canova e Tiziano sono grandiosi. Qui i grandi artisti vengono seppelliti come i re, nelle chiese, qui non si disprezza l’arte, come da noi, le chiese danno rifugio alle statue e ai quadri, per quanto nudi siano”.
(Anton P. Čechov, 1891)
(Anton P. Čechov, 1891)
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mercoledì 2 marzo 2011
"No gh'è a sto mondo, no, cità più bela,
Venezia mia, de ti, per far l'amor.
No gh'è dona, né tosa, né putela
che resista al to incanto traditor.
Co' un fià de luna e un fià de bavesela
ti sa sfantar i scrupoli dal cuor.
Deventa ogni morosa in ti una stela
e par che i basi gabia più saor.
Venezia mia, ti xe la gran rufiana,
che ti ga tuto per far far pecai:
el mar, le cale sconte, i rii, l'altana,
la Piazza e i so colombi inamorai,
la gondola che fa la nina-nana...
fin i mussati che ve tien svegiai!"
(Riccardo Selvatico)
Venezia mia, de ti, per far l'amor.
No gh'è dona, né tosa, né putela
che resista al to incanto traditor.
Co' un fià de luna e un fià de bavesela
ti sa sfantar i scrupoli dal cuor.
Deventa ogni morosa in ti una stela
e par che i basi gabia più saor.
Venezia mia, ti xe la gran rufiana,
che ti ga tuto per far far pecai:
el mar, le cale sconte, i rii, l'altana,
la Piazza e i so colombi inamorai,
la gondola che fa la nina-nana...
fin i mussati che ve tien svegiai!"
(Riccardo Selvatico)
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venerdì 25 febbraio 2011
"Il carnevale ha assunto dimensioni grandiose. Una sciocchezza piccola è stupida, ma una grande sciocchezza può diventare meravigliosa, grandiosa. La ‘febbre’ delle maschere da normale è diventata altissima. Immagina le due piazze, un lungomare (il nostro, riva degli Schiavoni) e tutti gli annessi vicoli pieni di gente e di maschere, non si riesce a passare, nessuno si può muovere, ovunque grida, risate, ma niente di indecente, come a Parigi. Quest’ultimo particolare mi ha affascinato. Sono gente allegra, non il personale vestito in maschera di un bordello”
(Aleksandr I. Herzen, 1867)
(Aleksandr I. Herzen, 1867)
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