mercoledì 15 luglio 2020

Perché si dice "attaccare bottone"

Sì, lo so, nessuno dice più “attaccare bottone”, è una roba da vecchi; ma io sono vecchio, e magari tra di voi c'è qualcuno che come me è nato e cresciuto nel secolo scorso e ancora si ricorda di questo modo di dire, e magari non sa perché mai si dica “attaccare bottone” riferito all'atto del rivolgere la parola ad una ragazza, o un ragazzo, che ci sembra interessante e con cui vorremmo... sì insomma avete capito.

In ogni città, grande o piccola, c'è sempre una strada, una piazza, un luogo deputato al camminamento pigro il cui unico fine è guardare, o farsi guardare, sa mai che magari si incontra una ragazza, o un ragazzo, piacevole.
In alcune città si chiama “fare le vasche”, in altre si dice “fare lo struscio” e così via, a Venezia si diceva “fare il liston”.
Uno dei più antichi luoghi di queste passeggiate era quello di Campo Santo Stefano, già nel XVI secolo. In quel tempo la piazza era erbosa, salvo una striscia, una "lista" che era selciata e dove si poteva camminare comodamente avanti e indietro, chiacchierando e facendosi notare.
Quella comoda lista selciata veniva chiamata appunto liston.
Lì alla sera un gran numero di dame sfilavano civettando e lanciando sguardi ammiccanti ai cavalieri.
Di queste passeggiate riferisce, naturalmente, anche Giacomo Casanova nelle sue "Memorie".

Prima di continuare però dobbiamo fare un salto sull'isola della Giudecca, presso l'ex ospizio detto delle Zitelle (non nel senso di donne non sposate, ma di fanciulle orfane). Opera del Palladio tra l'altro.
Ora, dovete sapere che a Venezia, ai tempi della Repubblica intendo, il meccanismo sociale per salvare gli orfani in città (o i bambini poveri in generale) era sorprendentemente moderno ed efficiente.
Gli orfani venivano raccolti dalle strade e li si introduceva in strutture specifiche dove veniva loro insegnato un mestiere; per evitare appunto che i maschi si dessero alla delinquenza o all'accattonaggio, e le femmine alla prostituzione.
Alle fanciulle portate alla struttura delle Zitelle veniva insegnato il mestiere della sarta. Imparavano quindi il cucito in modo che in futuro avrebbero potuto mantenersi.

Nel Settecento queste ragazze si specializzarono nella creazione del famoso scialle veneziano; confezionato in seta e in pizzo per le dame, o in lana per le popolane, ma sempre rigorosamente con lunghe frange.

Tra l'altro lo scialle era in qualche modo simbolo di rispettabilità; l'uso era infatti vietato alle meretrici.

Ora dobbiamo immaginare queste dame passeggiare appunto lungo i famosi liston, agghindate con il loro scialle.
Quando adocchiavano un cavaliere che ritenevano interessante (perché diciamocelo, a noi uomini piace pensarci cacciatori, ma alla fine son loro che decidono), dicevamo, quando incrociavano un giovanotto di bell'aspetto, con un rapido gesto della mano prendevano un lembo dello scialle e lo facevano volteggiare facendo svolazzare con maestria le lunghe frange, le quali andavano ad impigliarsi sui bottoni della giacca del cavaliere … ecco perché si dice “attaccare bottone”, “tacar boton” in veneziano!

So cosa state pensando: e se il giovanotto in questione non aveva la giacca con i bottoni? Eh non lo so! Trovavano un altro modo, fioi, di sicuro una dama veneziana non si arrendeva per così poco!

So che in altre parti d'Italia l'espressione “attaccare bottone” ha un significato diverso, tipo “tediare qualcuno con un discorso lungo e noioso” ma a me piace di più la versione veneziana ;)



CIAO


No, non vi sto salutando, non ancora per lo meno … voglio parlarvi proprio della parola “ciao”.
Molti di voi già lo sanno, ma magari c'è ancora qualcuno che non lo sa: la parola “ciao” è una parola veneziana, o meglio, deriva dalla parola veneziana 'sciavo, che significa “servo” (“servo” non “schiavo”).
Da 'sciavo divenne 'sciao infine ciao.
Quando due gentiluomini si incontravano si salutavano dicendo “'sciavo vostro” nel senso di “sono servo vostro” “sono al vostro servizio”
Ancora oggi in Veneto se chiamate “Toni” l'altro vi risponde “comandi!”
Abbreviato in “mandi” dai friulani …

A proposito di servi e di schiavi, pochi sanno che la prima nazione al mondo ad abolire il commercio degli schiavi fu la Repubblica di Venezia nel 960, almeno ufficialmente, poi in realtà la legge veniva spesso disattesa, ma intanto questi già prima dell'anno Mille ci avevano quanto meno pensato …
C'è anche da dire che la motivazione non era solo umanitaria, ma anche pratica: gli schiavi non pagano le tasse, gli uomini liberi sì!

Resta il fatto che quando dite “ciao” a qualcuno gli state dicendo “sono al tuo servizio”.

Bizzarramente la parola “ciao” negli ultimi decenni si è diffusa anche al di fuori dell'Italia, curiosamente però viene usata quasi sempre unicamente per il commiato … mah, questi foresti che non conoscono la lingua veneziana!



7 commenti:

  1. Da qualche anno, in francese viene sempre più utilizzata l'espressione "Tchô" al posto del ciao. Questa maniera di dire è stata imaginata da Zep, un autore di fumetti, mettendola in bocca al suo piccolo personnaggio Titeuf. Il sciavo veneziano no ha finito di evolvere.

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  2. Attendevo un tuo nuovo scritto, sempre piacevole ed interessante. Grazie

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  3. Toujours un grand plaisir de vous entendre conter les histoires touchant à la tradition vénitienne. Grazie!

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