Già la posizione eretta e non seduta conferisce un'immagine di fierezza sconosciuta nelle altre realtà marine.
Se poi consideriamo la gondola, imbarcazione che incarna perfettamente questo concetto, non troviamo nessun natante che le si possa solo avvicinare per sviluppo tecnologico. Tredici essenze di legno diverse concorrono alla realizzazioni di questa magnifica barca, lunga circa 11 metri e costruita con forma asimmetrica per consentire una perfetta manovrabilità anche governandola da soli.
Prendiamo le forcole, gli scalmi dei nostri remi, sembrano meravigliose sculture che non trovano nessun paragone nelle altre culture marine.
Si può ben dire che la potenza della Serenissima si fondasse oltre che su uno spregiudicato spirito mercantile, sulle braccia delle su genti che, non bisogna dimenticarlo, fino al sedicesimo secolo vogavano nelle galee per libera scelta.
Potenti braccia avevano i nostri isolani che trasportavano le varie merci da una parte all'altra della laguna spingendo sui remi delle loro barche.
Chissà se erano giunte in città notizie circa Camus de Lorraine, geniale meccanico che costruiva automi per il re di Francia e che, nel primo Settecento, nel porto di Tolosa, sperimentò un gigantesco remo meccanico in grado di muovere grandi battelli in condizioni di acque calme. Nonostante il buon esito non fu incoraggiato dal suo sovrano e finì in miseria ramingo per l'Europa.
Non passò da Venezia, forse temeva di fare una brutta fine nella mani dei gondolieri!
Questi esosi rematori restituiscono l'incanto dell'esser trasportati per il canali della città accompagnati dallo sciabordio del remo.
Ci si domanda se, come era in uso in tutte le grandi città d'Europa per i portantini e i codega nel XVII secolo, anche i gondolieri portassero alla cintura la clessidra per valutare le proprie prestazioni.
Oggi, nella motorizzazione generale, oltre ai gondolieri, restano gruppi di appassionati che si raccolgono nelle associazioni sportive remiere, dove è anche possibile prendere lezioni di voga veneta, perpetuando quindi una tradizione millenaria.
(Fonte: Navigar in laguna. Fuga e Vianello. Edito da Mare di Carta)
Bonjour. Vos œuvres est superbe.
RispondiEliminaSalutations en provenance du Japon. ruma
Haiku di Nagano (2003)
EliminaBótte di sakè
il premio, sagittario
sprona, folgora.
Chiccon Pascià
Impressioni giapponesi (2003)
EliminaGran portale del Castello di Ninjo:
teoria di fenici dall'ornato eloquio
in una sinfonia di colori primaverili.
Severi padiglioni, lontani dal caos
metropolitano di Kyoto; un giardino
di cristallo dove si librano libellule
a liquido suono d'un flauto di bambù:
tutto ciò par ricamato sul kimono
dell'aurora, mia angelica musa.
Simpatico ed interessante articolo su questa particolare tradizione veneta. E' importante, a nostro avviso, che ci siano portali come il vostro che informino ed incuriosiscano ed informino i turisti o semplicemente i curiosi con il ricordo delle tradizioni.
RispondiEliminaLargo (2013)
RispondiEliminaLargo, nell’ora, rosseggia,
Va un pensiero nella brezza.
O Venezia, sguardo di tetti
Spolverati da ultimo raggio,
Qui si respira solo il bello.
Potessi, tornerei in calli
Consunte, fermerei l’attimo
Per possederti per sempre.
Chiccolon Pascià