Nel sestier di San Polo, nel muro sopra al civico 2935 si trova un altorilievo raffigurante un volto femminile, chiamato "Donna Onesta", termine traslato al vicino ponte.
La tradizione vuole che la denominazione di tale ponte risalga a questo episodio: un giorno due uomini passando per questo ponte, altercavano tra loro sull'onestà delle donne, al che uno dei due, alquanto incredulo in tale materia, dicesse al suo compagno: "Sai tu qual è l'unica onesta tra tante? Quella là che tu vedi!" e in ciò dire gli additò la piccola testa di dama, scolpita in pietra che tuttora si vede innestata nel muro sopra la casa vicino al ponte.
Secondo un'altra versione, il nome deriva semplicemente dal nome di una famiglia del quartiere, o addirittura dal fatto che in zona viveva una meretrice dalle tariffe ragionevoli e dunque "onesta"!
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giovedì 12 aprile 2012
Ponte della Donna Onesta
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domenica 21 agosto 2011
Ponte delle Tette
Il Ponte delle Tette si trova a San Cassiano, nella zona detta delle Carampane. La storia di questo nome curioso è molto semplice. Vicino a Rialto, le Carampane era una di quelle aree di Venezia nelle quali le prostitute erano obbligate a concentrarsi per disposizione delle leggi sull'ordine pubblico.
Per attirare la clientela, esse sedevano sulle finestre a seno nudo e con le gambe penzoloni per mostrare tutte le loro grazie, o ancor di più, stavano completamente nude davanti alle finestre: il tutto proprio sopra il ponte in questione.
Si narra che potessero stare in questi atteggiamenti grazie ad un'ordinanza del XV secolo che, addirittura, le incoraggiava a mostrarsi per richiamare clienti. Questo per distogliere la popolazione maschile da un'ondata di omosessualità che era diventata quasi un problema di stato. Si ritrovano infatti, tra i fascicoli dei processi più famosi, molti casi contro omosessuali o per violenza "contro natura". Ad esempio tale Francesco Cercato fu impiccato per sodomia tra le colonne della Piazzetta San Marco nel 1480, e tale Francesco Fabrizio, prete e poeta, fu decapitato e bruciato nel 1545 per il "vizio inenarrabile". Comunque sia, sembra che l'omosessualità fosse molto diffusa nella Venezia del Cinquecento, tanto da indurre le prostitute, nel 1511, ad inviare una supplica al procuratore Antonio Contarini affinché facesse qualcosa in merito, perché sembrava non avessero più clienti.
Forse però la vera ragione della loro crisi economica era un'altra: nel 1509 a Venezia vi erano 11.654 cortigiane censite (su una popolazione di 150.000 abitanti...), con tale abbondanza di offerta sembra logico pensare che i guadagni pro-capite calassero di molto!
Per attirare la clientela, esse sedevano sulle finestre a seno nudo e con le gambe penzoloni per mostrare tutte le loro grazie, o ancor di più, stavano completamente nude davanti alle finestre: il tutto proprio sopra il ponte in questione.
Si narra che potessero stare in questi atteggiamenti grazie ad un'ordinanza del XV secolo che, addirittura, le incoraggiava a mostrarsi per richiamare clienti. Questo per distogliere la popolazione maschile da un'ondata di omosessualità che era diventata quasi un problema di stato. Si ritrovano infatti, tra i fascicoli dei processi più famosi, molti casi contro omosessuali o per violenza "contro natura". Ad esempio tale Francesco Cercato fu impiccato per sodomia tra le colonne della Piazzetta San Marco nel 1480, e tale Francesco Fabrizio, prete e poeta, fu decapitato e bruciato nel 1545 per il "vizio inenarrabile". Comunque sia, sembra che l'omosessualità fosse molto diffusa nella Venezia del Cinquecento, tanto da indurre le prostitute, nel 1511, ad inviare una supplica al procuratore Antonio Contarini affinché facesse qualcosa in merito, perché sembrava non avessero più clienti.
Forse però la vera ragione della loro crisi economica era un'altra: nel 1509 a Venezia vi erano 11.654 cortigiane censite (su una popolazione di 150.000 abitanti...), con tale abbondanza di offerta sembra logico pensare che i guadagni pro-capite calassero di molto!
lunedì 28 marzo 2011
Ponte della Guerra
Il Ponte della Guerra collega Campo Santa Fosca con la Fondamenta Diedo. Su di esso, come in altri ponti veneziani, si svolgeva il Gioco della Guerra dei Pugni. L'idea era simile a quella dei tornei cavallereschi, una sorta di sfida tra due squadre avverse. Nominati i rappresentanti delle fazioni, si sceglieva il luogo adatto allo scontro che, per la particolare struttura della città, nel caso di Venezia era un ponte.
Il ponte scelto doveva avere adiacenti due fondamenta, necessarie per raccogliere la folla numerosa che assisteva. Inoltre il ponte era adattato con lavori di rafforzamento e, soprattutto, veniva curato l'escavo del rio affinché i combattenti, cadendo nell'acqua, non si ferissero.
All'inizio la Guerra si svolgeva con delle canne, precedentemente immerse nell'olio bollente per indurirle. Il 27 luglio del 1574 fu allestita una guerra delle canne in onore del re Enrico III di Francia al Ponte dei Carmini. I combattenti erano circa 600 e si affrontarono per quasi tre ore. Nonostante la relativa compostezza, dovuta alla presenza dell'esimio ospite, ci furono dei morti, tanto che Enrico III avrebbe esclamato: "Troppo poco per una guerra seria, troppa crudeltà per un semplice gioco".
Quella fu infatti l'ultima volta che si combatté con le canne, e il gioco venne poi sostituito dalla meno pericolosa Battaglia dei pugni.
Lo scopo era quello di gettare gli avversari nel rio sottostante. Vinceva la squadra che riusciva a tenere i suoi uomini sul ponte. Nel 1705 vennero definitivamente proibiti gli scontri.
Il ponte scelto doveva avere adiacenti due fondamenta, necessarie per raccogliere la folla numerosa che assisteva. Inoltre il ponte era adattato con lavori di rafforzamento e, soprattutto, veniva curato l'escavo del rio affinché i combattenti, cadendo nell'acqua, non si ferissero.
All'inizio la Guerra si svolgeva con delle canne, precedentemente immerse nell'olio bollente per indurirle. Il 27 luglio del 1574 fu allestita una guerra delle canne in onore del re Enrico III di Francia al Ponte dei Carmini. I combattenti erano circa 600 e si affrontarono per quasi tre ore. Nonostante la relativa compostezza, dovuta alla presenza dell'esimio ospite, ci furono dei morti, tanto che Enrico III avrebbe esclamato: "Troppo poco per una guerra seria, troppa crudeltà per un semplice gioco".
Quella fu infatti l'ultima volta che si combatté con le canne, e il gioco venne poi sostituito dalla meno pericolosa Battaglia dei pugni.
Lo scopo era quello di gettare gli avversari nel rio sottostante. Vinceva la squadra che riusciva a tenere i suoi uomini sul ponte. Nel 1705 vennero definitivamente proibiti gli scontri.
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