Esistono diversi modi di dire tipici veneziani legati all'abbigliamento, vediamone alcuni:
- "Xè un altro per de maneghe" = quando l'oggetto in questione è lo stesso ma sembra nuovo, Nacque nel Settecento quando le possibilità economiche non permettevano di cambiare troppo spesso l'abito e così si modificavano solo le maniche: l'abito era sempre lo stesso ma sembrava nuovo!
- "La par la poereta del sabo" = quando una persona veste male. Ebbe origine dalla consuetudine dei mendicanti che chiedevano l'elemosina il sabato vicino alle chiese e, per impietosire la gente, vestivano di stracci.
- "De meza vigogna" = di poco pregio. La vigogna era un tessuto pregiato, così chiamato dall'animale che vive nelle Ande e dal quale si ricava una lana di alta qualità. Ma se si mescola questa lana con quella di pecora si ottiene un tessuto mediocre.
- "Tagiar tabarri" = spettegolare. Il tabarro era il mantello indossato dalle classi abbienti nel Settecento che i meno ricchi tagliavano da dietro, senza che il proprietario se n'accorgesse, per poi prenderlo il giro e denigrarlo, giacché malgrado la sua apparente ricchezza usava un abito a brandelli.
- "A giugno cavite 'l codegugno, ma no stalo impegnar parché no ti sa in lugio cosa che te pol capitar", è un invito a tenere sempre a portata di mano la vestaglia da casa (codegugno) perché il clima può sempre cambiare all'improvviso.
- "Guantiera" = nome dato al vassoio. Il termine deriva dall'abitudine d'offrire agli ospiti, durante le feste settecentesche, dei guanti bianchi distribuiti su vassoi d'argento.
(Fonte: M.C. Bizio)
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lunedì 12 marzo 2012
Modi di dire veneziani legati all'abbigliamento
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venerdì 23 dicembre 2011
Palazzo Foscarini ai Carmini e le sue stranezze
Un aneddoto, circolante a Venezia nel Settecento, ci rende ragione di quanto ricchi fossero i Foscarini: era voce comune, infatti, che nel loro palazzo situato di fronte alla Chiesa dei Carmini vi fossero più di 200 stanze e nemmeno una sedia per timore che gli ospiti, sedendosi, potessero rovinare le preziose decorazioni degli interni.
Un vero scrigno di tesori artistici, quindi, testimonianza della passione per l'arte e del mecenatismo che caratterizzarono molti componenti della prestigiosa famiglia, la quale possedeva già numerosi palazzi in città.
In ogni caso la famiglia era nota anche per certe loro stranezze. Il loro membro più illustre, Marco Foscarini, eletto doge nel 1762 era uomo particolarmente erudito, ma noto soprattutto per la sua esagerata passione per i coralli, tanto che il celebre letterato Gasparo Gozzi, spesso suo ospite nel bel palazzo di famiglia, si lamentava del fatto che ogni conversazione, in ogni momento della giornata, dovesse riguardare quell'argomento tanto insolito!
Oggi il palazzo è in parte privato e in parte occupato da una delle sedi dell'Università Ca' Foscari di Venezia, ma il suo stato di conservazione non è ottimale e necessita di un integrale restauro.
Un vero scrigno di tesori artistici, quindi, testimonianza della passione per l'arte e del mecenatismo che caratterizzarono molti componenti della prestigiosa famiglia, la quale possedeva già numerosi palazzi in città.
In ogni caso la famiglia era nota anche per certe loro stranezze. Il loro membro più illustre, Marco Foscarini, eletto doge nel 1762 era uomo particolarmente erudito, ma noto soprattutto per la sua esagerata passione per i coralli, tanto che il celebre letterato Gasparo Gozzi, spesso suo ospite nel bel palazzo di famiglia, si lamentava del fatto che ogni conversazione, in ogni momento della giornata, dovesse riguardare quell'argomento tanto insolito!
Oggi il palazzo è in parte privato e in parte occupato da una delle sedi dell'Università Ca' Foscari di Venezia, ma il suo stato di conservazione non è ottimale e necessita di un integrale restauro.
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lunedì 9 maggio 2011
Genesi della minigonna
Negli anni Sessanta del secolo scorso dilagò in tutto il mondo la moda della minigonna, scandalizzando i benpensanti, ma venendo poi assorbita nella normalità e accettata da tutti.
Sembra però che a Venezia, già nel Settecento, si usassero delle gonne molto corte. Ne abbiamo segnalazione dal poeta Angelo Maria Labia (1709-1755), sempre ironico fustigatore dei costumi del suo tempo, nella sua poesia La moda corrente, in cui descrive il modo di agghindarsi delle donne dell'epoca. Dopo essersi lamentato di come le veneziane andavano per via con il collo e le spalle nude, narra di come le signore portavano cotole e veste curte assai / e sfiamesanti veli sui cendai / calza bianca e mulete e gran cordele / ochio lascivo in ziro e seducente / questa in le done xe moda corrente.
Moda all'avanguardia, dunque, la minigonna esisteva già due secoli fa!
Sembra però che a Venezia, già nel Settecento, si usassero delle gonne molto corte. Ne abbiamo segnalazione dal poeta Angelo Maria Labia (1709-1755), sempre ironico fustigatore dei costumi del suo tempo, nella sua poesia La moda corrente, in cui descrive il modo di agghindarsi delle donne dell'epoca. Dopo essersi lamentato di come le veneziane andavano per via con il collo e le spalle nude, narra di come le signore portavano cotole e veste curte assai / e sfiamesanti veli sui cendai / calza bianca e mulete e gran cordele / ochio lascivo in ziro e seducente / questa in le done xe moda corrente.
Moda all'avanguardia, dunque, la minigonna esisteva già due secoli fa!
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