I fratelli Lumière (inventori del proiettore cinematografico nel 1895, che paradossalmente essi stessi definirono "un'invenzione senza futuro"!), diedero pubblica dimostrazione della loro creazione presso il Teatro Minerva (ex Teatro San Moisè), sito in Corte del Teatro, 2243, San Marco.
La prima proiezione, strettamente per invito, avvenne il 9 luglio 1896 suscitando grande entusiasmo. Le proiezioni si succedettero per circa due mesi. Il 22 agosto vennero proiettati alcuni filmati girati proprio a Venezia intitolati: I piccioni di Venezia (...), I vaporetti a Rialto e L'approdo di una gondola a San Zanipolo.
Ma la grande novità veneziana fu la prima "carrellata" (filmato in movimento); infatti i Lumière sistemarono una cinepresa a bordo di un vaporetto che scivolando sull'acqua, permise una ripresa in movimento del Canal Grande e dei suoi palazzi.
Il nome proposto inizialmente per il cinematografo da Lumière padre sarebbe stato Domitor, contrazione del latino dominator, che rispecchia i sogni e le suggestioni di onnipotenza del positivismo. Guardare la vita quotidiana degli altri e salvarla nel tempo era una sorta di potere di registrazione delle cose, anche di vittoria sulla morte, che trovava eco anche nella letteratura contemporanea: nel romanzo Il castello dei Carpazi del 1892 Jules Verne descriveva un inventore che riusciva a riprodurre le immagini e la voce di una cantante della quale era innamorato per averla per sempre con sé.
Inoltre assistere alle proiezioni cinematografiche gratificava lo spettatore nel vedere senza essere visto, come un "dominatore" del mondo, appunto: lo spettatore si sente inconsciamente superiore ai personaggi ed è gratificato dal presenziare le loro vicende. Non a caso la visione frontale del cinematografo era quella che nel teatro era riservata al principe ed alle personalità più importanti.
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