Nel campo antistante l'antica chiesa di San Giacomo di Rialto, vicino ad una delle colonne del Sotoportego della Sicurtà, c'è una scaletta in pietra sorretta da una figura marmorea, il cosiddetto "Gobbo di Rialto".
Il realtà il Gobbo non è affatto un gobbo, è semplicemente una figura curva e tesa nello sforzo di sostenere la scala, opera dello scultore Pietro da Salò. La struttura serviva per leggere i bandi, i proclami, le ordinanze e le condanne della Repubblica, in un punto tra i più frequentati della città: il mercato di Rialto. Qui infatti si recavano sia i patrizi e i mercanti per i loro affari, sia il popolo per fare acquisti, c'era quindi la sicurezza di una grande diffusione delle deliberazioni dello Stato.
Le cronache del tempo raccontano che la punizione per furto consisteva nell'essere portati in catene da San Marco a Rialto, proprio davanti al Gobbo, e frustati per la strada come monito. Una volta arrivati a Rialto, felici di aver scontato la pena, i malfattori baciavano il Gobbo, dolce meta dopo tanta sofferenza.
Questi episodi avvenivano così di frequente che, per evitare che il Gobbo diventasse una reliquia o un simbolo di liberazione, nel marzo 1545 il Senato fece porre, in una vicina colonna, due pietre, una con una croce e l'altra con l'effige di San Marco, che dovevano servire per il "bacio della liberazione".
(fonte: M.Brusegan)
Sagaci i potenti di quella Venezia!
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Caro Adriano, capisco il fastidio di dover ogni volta inserire il codice per commentare, ma è l'unico modo per difendersi dallo spam :-(
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