L'Università Ca' Foscari, creata nel 1868, con sedi di istituto e di dipartimento disseminate per tutta la città, vanta più di tremila iscritti distribuiti nelle quattro facoltà di Scienze, Economia, Lingue, Lettere e Filosofia, oltre ai vari corsi di perfezionamento. A questo notevole profilo vanno aggiunti gli studenti presso le sedi distaccate di alcune università americane (Wake Forrest, Warwick, California); quindi gli iscritti al VIU, Venice International University (sull'isola di San Servolo), in cui le lezioni hanno luogo esclusivamente in lingua inglese.
Infine il fiore all'occhiello dell'insegnamento universitario a Venezia: lo IUAV, Istituto Universitario di Architettura di Venezia (fondato nel 1926), del quale vale assolutamente la pena visitare il rettorato, presso l'antico convento dei Tolentini. L'atmosfera del chiostro è degna di un campus americano. Ricca e funzionale è la biblioteca al primo piano. Ma quello che più colpisce e resta indelebile nella memoria è l'intervento didattico di Carlo Scarpa (1906-78) nell'ingresso, immediatamente alla destra di chi entra.
Va osservato con attenzione, perché esso vuole essere una dimostrazione pratica del principio di Le Corbusier, secondo il quale a Venezia si può solo costruire senza costruire. In questo senso Scarpa ha recuperato un portale dalle macerie del convento, come fece il Selva durante gli sventramenti per i Giardini di Castello, ma al contrario di Selva, Scarpa lo ha rovesciato a terra e riempito d'acqua, come si fa per una vasca, dunque costruendo senza costruire e proponendo quella tacita (o forse criptica) lezione ai futuri architetti dello IUAV, ogni volta che ne dovranno varcare la soglia.
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lunedì 17 ottobre 2011
Università Ca' Foscari
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lunedì 29 marzo 2010
Venezia, nuove esposizioni a Palazzo Fortuny
Dal 27 marzo al 18 luglio 2010, Palazzo Fortuny ospita tre nuove mostre estremamente interessanti.
Al pianoterra: "Città delle città", installazione di Francesco Candeloro, articolata in una serie di grandi opere,
in cui i temi dell'architettura, della città e dell'ambiente si legano a fotografia, scultura e segno, craendo un percorso-labirinto.
Al primo piano: "Mariano Fortuny, la seta e il velluto", presenta una straordinaria serie di rari Delphos,
i leggendari abiti plissé di Fortuny, e cappe, mantelli, costumi e accessori provenienti da collezioni private.
Al secondo piano: "Samurai", ovvero l'eccezionale nucleo di armature, elmi ed accessori della collezione Koelliker di Milano; di particolare significato l'assonanza con le scelte collezionistiche di Fortuny che includevano armi antiche orientali e una particolare attenzione al gusto e all'arte giapponese.
Ma chi era Mariano Fortuny y Mandrazo?
Fortuny giunge a Venezia, a fine 1800, con la madre e la sorella da Granada, e occupa la soffitta di Palazzo Pesaro degli Orfei (capolavoro gotico del '400). Artista eclettico (oggi diremmo "globale"), Mariano si interessa di pittura, fotografia, scenografia teatrale, illuminazione e design di tessuti. In breve tempo diventa celebre per i suoi abiti che vengono apprezzati da personaggi di fama come Eleonora Duse (la grande attrice drammatica, famosa anche per la sua storia d'amore con D'Annunzio) e Isadora Duncan (la ballerina che ha inventato la danza moderna).
Possiamo ben dire che Fortuny è il primo disegnatore di moda, il primo vero "stilista" della storia moderna.
In poco tempo Mariano acquistò tutto il palazzo tasformandolo nella sua casa-laboratorio, e nel 1919 apre sull'isola della Giudecca un'officina per la produzione in serie delle sue stoffe da decorazione.
Da ricordare il fatto che ebbe anche l'onore di essere nominato, col suo vero nome, da Proust nel libro "Alla ricerca del tempo perduto"
.
Al pianoterra: "Città delle città", installazione di Francesco Candeloro, articolata in una serie di grandi opere,
in cui i temi dell'architettura, della città e dell'ambiente si legano a fotografia, scultura e segno, craendo un percorso-labirinto.
Al primo piano: "Mariano Fortuny, la seta e il velluto", presenta una straordinaria serie di rari Delphos,
i leggendari abiti plissé di Fortuny, e cappe, mantelli, costumi e accessori provenienti da collezioni private.
Al secondo piano: "Samurai", ovvero l'eccezionale nucleo di armature, elmi ed accessori della collezione Koelliker di Milano; di particolare significato l'assonanza con le scelte collezionistiche di Fortuny che includevano armi antiche orientali e una particolare attenzione al gusto e all'arte giapponese.
Ma chi era Mariano Fortuny y Mandrazo?
Fortuny giunge a Venezia, a fine 1800, con la madre e la sorella da Granada, e occupa la soffitta di Palazzo Pesaro degli Orfei (capolavoro gotico del '400). Artista eclettico (oggi diremmo "globale"), Mariano si interessa di pittura, fotografia, scenografia teatrale, illuminazione e design di tessuti. In breve tempo diventa celebre per i suoi abiti che vengono apprezzati da personaggi di fama come Eleonora Duse (la grande attrice drammatica, famosa anche per la sua storia d'amore con D'Annunzio) e Isadora Duncan (la ballerina che ha inventato la danza moderna).
Possiamo ben dire che Fortuny è il primo disegnatore di moda, il primo vero "stilista" della storia moderna.
In poco tempo Mariano acquistò tutto il palazzo tasformandolo nella sua casa-laboratorio, e nel 1919 apre sull'isola della Giudecca un'officina per la produzione in serie delle sue stoffe da decorazione.
Da ricordare il fatto che ebbe anche l'onore di essere nominato, col suo vero nome, da Proust nel libro "Alla ricerca del tempo perduto"
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