Visualizzazione post con etichetta mostra. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta mostra. Mostra tutti i post

lunedì 16 aprile 2012

Candele a Venezia

A due passi dall'Oratorio dei Crociferi si trova la piccola Corte delle Candele, con una vera da pozzo trecentesca in marmo rosa di Verona, dove compare lo stemma della famiglia Zen, il cui palazzo si affaccia sul vicino rio di Santa Caterina.
Qui infatti esisteva una fabbrica di candele, molto usate dai veneziani, in particolare per le funzioni religiose, ma anche esportate all'estero. Gli artigiani veneziani importavano la cera vergine dall'Oriente e dalla Moldavia. Grazie al clima la si poteva lavorare senza che la polvere la rovinasse. Tra il 1400 e il 1500 si contavano ventiquattro fabbriche in città, ma nel Seicento la produzione cominciò a diminuire e nel Settecento fu vera crisi a causa della grande cereria di Trieste, fornita di grossi capitali ed esente da dazi.
Come ricorda il Tassini, era famoso a Venezia, nel Settecento, un certo Gian Battista Talamini, proprietario di una spezieria a Rialto all'insegna "della Fonte", il quale, precorrendo i tempi, riuscì per primo a colorare e lavorare la cera, dandole le forme più varie: piante, fiori, frutta, animali e rendendola tanto dura che sottoforma di tazze, bicchieri e vasi poteva reggere qualsiasi liquido.
La cera veniva anche usata per realizzare maschere mortuarie o veri e propri ritratti di persone a grandezza naturale. A tal riguardo è in corso a Venezia una mostra titolata "Avere una bella cera" presso Palazzo Fortuny.

venerdì 23 luglio 2010

Tobia Ravà in mostra a Venezia

Si inaugura domani, 24 luglio 2010, “Vele d’infinito”, la personale di Tobia Ravà organizzata dalla Venezia Terminal Passeggeri, società che dal 1997 gestisce il traffico passeggeri nel Porto di Venezia.
Dodici tele ed una scultura, che hanno come filo conduttore il viaggio ed il mar Mediterraneo. I lavori  saranno in esposizione all’interno del Terminal 107, primo piano, fino al 15 ottobre 2010.
Ravà, artista veneziano laureatosi in semiologia delle arti a Bologna, dove è stato allievo tra gli altri di Umberto Eco, fin dagli anni ’70 ha partecipato a mostre personali e collettive in Italia, Belgio, Croazia, Francia, Germania, Spagna, Brasile, Argentina, Giappone e Stati Uniti.
Tra i fondatori dei collettivi AlcArte e Concetto d’Arte Contemporanea, dal 1988 si occupa di iconografia ebraica svolgendo un lavoro di ricerca e schedatura nell’ambito dell’epigrafia ebraica nel Triveneto.
Il suo nome è di recente salito agli onori della cronaca in occasione della visita alla Sinagoga di Roma da parte di Benedetto XVI, in quanto il Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Roma ha scelto una sua opera, La direzione spirituale, quale dono al Pontefice.
Nella mostra alla stazione passeggeri, attraverso dodici grandi vele realizzate in raso, Tobia Ravà, rende omaggio alla cultura ebraica europea ed italiana in particolare, utilizzandone la lingua, soprattutto nella sua specificità iconografica, come elemento strutturale e cognitivo per disegnare paesaggi legati al Mediterraneo e all’entroterra veneto dal grande valore simbolico. Elementi chiave per la sua opera, la kabbalah e la ghematria che lega ogni lettera ad un numero ed unisce parole dello stesso valore numerico tra loro.
Cifra stilistica che ritorna nell’unica scultura in mostra, il Leviatano Infinito che prende l’immagine di uno squalo tigre in scala 1:1. Ogni elemento del pesce è costruito con una logica cabalistica diversificata: la coda è formata dai valori numerici e dai concetti relativi ai diversi livelli dell’anima umana; le branchie dai quadrati magici, mentre il resto del corpo sviluppato da equazioni relative ai valori numerici dei concetti principali della mistica ebraica.
“Il mio lavoro ha uno sviluppo intimamente legato alla lingua ebraica antica, - sottolinea Tobia Ravà - , ha un debito profondo con un idioma che era quella dei mercanti del Medioevo e del Rinascimento. Uomini che viaggiavano soprattutto per mare. La scelta di questa sede espositiva, la Stazione Marittima di Venezia, città in simbiosi da sempre con l’elemento acquatico, non può che rafforzarne la capacità evocativa”.
Entusiasta della mostra, l’amministratore delegato della Venezia Terminal Passeggeri, Roberto Perocchio: “ Il Terminal Crociere è ormai una vetrina qualificata per far conoscere ad un pubblico internazionale l’arte e le bellezze della nostra città. Quasi un milione e 600 mila crocieristi potranno, già dal momento dello sbarco, familiarizzare con uno degli artisti veneziani più rappresentativi di oggi, Tobia Ravà, la cui personale si inserisce nell’ambito di “Summer of Arts – The Art exhibition of the cruising season”. Rassegna espositiva promossa da VTP che, attraverso un ciclo di mostre, ogni anno accende i riflettori sui protagonisti dell’arte contemporanea”.

lunedì 29 marzo 2010

Venezia, nuove esposizioni a Palazzo Fortuny

Dal 27 marzo al 18 luglio 2010, Palazzo Fortuny ospita tre nuove mostre estremamente interessanti.

Al pianoterra: "Città delle città", installazione di Francesco Candeloro, articolata in una serie di grandi opere,
in cui i temi dell'architettura, della città e dell'ambiente si legano a fotografia, scultura e segno, craendo un percorso-labirinto.

Al primo piano: "Mariano Fortuny, la seta e il velluto", presenta una straordinaria serie di rari Delphos,
i leggendari abiti plissé di Fortuny, e cappe, mantelli, costumi e accessori provenienti da collezioni private.

Al secondo piano: "Samurai", ovvero l'eccezionale nucleo di armature, elmi ed accessori della collezione Koelliker di Milano; di particolare significato l'assonanza con le scelte collezionistiche di Fortuny che includevano armi antiche orientali e una particolare attenzione al gusto e all'arte giapponese.

Ma chi era Mariano Fortuny y Mandrazo?
Fortuny giunge a Venezia, a fine 1800, con la madre e la sorella da Granada, e occupa la soffitta di Palazzo Pesaro degli Orfei (capolavoro gotico del '400). Artista eclettico (oggi diremmo "globale"), Mariano si interessa di pittura, fotografia, scenografia teatrale, illuminazione e design di tessuti. In breve tempo diventa celebre per i suoi abiti che vengono apprezzati da personaggi di fama come Eleonora Duse (la grande attrice drammatica, famosa anche per la sua storia d'amore con D'Annunzio) e Isadora Duncan (la ballerina che ha inventato la danza moderna).
Possiamo ben dire che Fortuny è il primo disegnatore di moda, il primo vero "stilista" della storia moderna.
In poco tempo Mariano acquistò tutto il palazzo tasformandolo nella sua casa-laboratorio, e nel 1919 apre sull'isola della Giudecca un'officina per la produzione in serie delle sue stoffe da decorazione.
Da ricordare il fatto che ebbe anche l'onore di essere nominato, col suo vero nome, da Proust nel libro "Alla ricerca del tempo perduto"
.

martedì 23 marzo 2010

Mostre, Venezia rende omaggio alla pittura di Felice Carena

Capolavori esemplari, opere inedite o raramente presentate, lavori ritrovati ed esposti per la prima volta. È la grande mostra che Venezia dedica a Felice Carena (1879-1966), l’artista di origini piemontesi, protagonista del Novecento italiano, che scelse la Serenissima per trascorrere gli ultimi e fecondi anni della sua carriera. Promossa dalla Regione del Veneto, dall’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti e da Arthemisia Group, la mostra “Felice Carena e gli anni di Venezia” resterà allestita dal 27 marzo al 18 luglio a Palazzo Franchetti. A distanza di quindici anni dalla rassegna svoltasi a Torino nel 1996, l’esposizione è la prima importante occasione per riscoprire e rivalutare Carena.

Fonte: Il Velino

giovedì 18 marzo 2010

Sebastiano Ricci e il trionfo dell’invenzione nel Settecento veneziano

Nell’ambito delle celebrazioni per i 350 anni dalla nascita del pittore veneto Regione Veneto e Fondazione Giorgio Cini promuovono un’importante mostra a Venezia nell'isola di San Giorgio Maggiore, dal 24 aprile all'11 luglio 2010: Sebastiano Ricci. Il trionfo dell’invenzione nel Settecento veneziano. Questa iniziativa, promossa e organizzata da Fondazione Giorgio Cini e Regione del Veneto, si propone di celebrare la figura, l’ingegno e l’opera di Sebastiano Ricci, a 350 anni della nascita del pittore bellunese, che fu geniale precursore del Rococò in Italia e nei più importanti centri europei, da Vienna a Londra, contribuendo a diffondere l’arte e la cultura veneta nel mondo.

L’esposizione, curata dall’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Cini, diretto dal prof. Giuseppe Pavanello, riunirà un insieme di ‘bozzetti’ (dipinti, sculture, disegni) in grado di rappresentare un aspetto originale del genio multiforme e spettacolare di Sebastiano Ricci, alla base di quella rivoluzione formale, tecnica, stilistica, di gusto e di visione, legata alle novità del Rococò.
Ricci, oltre che grande maestro, fu infatti un innovatore dell’arte del bozzetto poiché ne rivalutò l’importanza e il valore di ‘originale’ rispetto all’opera finita che ne deriva.
In mostra non mancheranno i confronti con i bozzetti di altri importanti artisti della scuola veneziana del primo Settecento, quali Antonio Pellegrini, il giovane Giambattista Tiepolo, Gaspare Diziani, Giambattista Pittoni, Antonio Molinari, Giambattista Piazzetta.

Attenzione particolare sarà inoltre rivolta alla grafica di Sebastiano Ricci, in particolare ai disegni custoditi presso il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Saranno, inoltre, esposti anche alcuni bozzetti in terracotta provenienti dal “fondo di bottega” di Giovanni Maria Morlaiter, oggi custoditi presso il Museo del Settecento Veneziano di Ca’ Rezzonico.

Fonte: Il Velino