Il
leone alato (con il libro, ma anche alle volte con un calamaio) è il
simbolo dell'evangelista San Marco, patrono della Serenissima
Repubblica di Venezia.
I
quattro evangelisti sono tutti accompagnati da un simbolo preciso:
oltre al leone di San Marco, l'iconografia ricorda il toro di San
Luca, l'angelo di Matteo e l'aquila di Giovanni.
L'origine
di questi simboli è antichissima e sembra doversi trovare in un
brano di Ezechiele (1, 5-14) con la visione di Dio in trono
circondato da quattro esseri animati (tetramorfo). Nell'Apocalisse la
visione è di Cristo in trono circondato da 24 vegliardi, ciascuno
con un'arpa, da sette lampade di fuoco e dalle stesse quattro
creature di Ezechiele che divengono poi i simboli degli evangelisti.
Nel
Medioevo, gli esegeti trovarono anche la giustificazione dei simboli
e precisarono che San Marco è rappresentato dal leone in quanto il
suo Vangelo (il più breve) inizia con la voce maestosa di Giovanni
Battista che "ruggisce" nel deserto "conforme a quanto
sta scritto in Isaia profeta".
Avventurosa
la vita di questo santo, compagno degli Apostoli, figlio di una Maria
vedova, proprietario di una casa a Gerusalemme ove si rifugia Pietro
uscito miracolosamente di prigione. Iniziato alla vita apostolica
dal cugino Barnaba, Pietro lo considera come un figlio, mentre i
rapporti con Paolo sono più difficili (e come dargli torto...).
Antiochia,
Cipro, Roma sono alcune delle tappe dei viaggi di Marco, il quale
avrebbe poi predicato in Alessandria d'Egitto dove sarebbe stato
martirizzato al tempo di Traiano, col fuoco o forse trascinato per le
vie con una fune legata al collo.
Intorno
all'anno 828, Buono (tribuno di Malamocco e Rustico da Torcello
(mercante) sbarcano, con altri compagni, in Egitto e trafugano il
corpo di San Marco, già allora venerato dai cristiani in Oriente,
sostituendolo nell'urna con quello della Beata Claudia. Per sfuggire
ai controlli, la reliquia viene nascosta tra carni di maiale,
considerata immonda dai Saraceni.
L'ultimo
giorno di gennaio dell'anno 829, San Marco viene accolto
trionfalmente dal Doge e dai veneziani, e diviene il simbolo della
nascente Repubblica, sostituendo San Teodoro di origine greca, anche
in un empito di autonomia nei confronti dell'Impero d'Oriente.
Comincia
subito la costruzione della basilica ad in essa viene posto il corpo
di San Marco, forse nella cripta; poi ritrovato nel 1094 in un'urna
dentro ad un pilastro. Davanti a questo pilastro è accesa una
lampada perenne a ricordo dell'avvenimento. La scoperta del 1811, in
epoca napoleonica, e la ricognizione del 1835, durante il dominio
austriaco, completano la storia della reliquia che adesso è deposta
sotto l'altare maggiore della basilica.
La
leggenda narra che Marco, prima di recarsi ad Alessandria, sarebbe
stato ad Aquileia (di cui alcuni lo vogliono vescovo). Partendo da
questa località, si ferma nella laguna veneta per riposarsi (proprio
dove oggi sorge la chiesa di San Francesco della Vigna, alle cui
spalle ancora c'è una piccola cappella a ricordo dell'avvenimento,
oggi trasformata in magazzino...). Durante la notte ivi trascorsa,
gli appare un angelo che gli predice che in quelle isole vi sarebbero
stati abitanti straordinari, a lui devoti, e che le sue ossa qui
avrebbero trovato riposo, e lo saluta a nome di Cristo, con la
celebre frase: "Pax tibi Marce evangelista meus". Sono
appunto le parole che appaiono sul libro aperto del leone alato.
L'esistenza della parola "pax" porta a chiudere il libro in
caso di guerra.
San Marco è dagli storici spesso identificato nel Vangelo, al momento dell'arresto di Gesù, nel ragazzo che stava seguendolo "avvolto solo di un panno di lino. Tentarono di afferrarlo, ma lui, lasciato cadere il panno, se ne fuggi via nudo".