Sì,
lo so, nessuno dice più “attaccare bottone”, è una roba da
vecchi; ma io sono vecchio, e magari tra di voi c'è qualcuno che
come me è nato e cresciuto nel secolo scorso e ancora si ricorda di
questo modo di dire, e magari non sa perché mai si dica “attaccare
bottone” riferito all'atto del rivolgere la parola ad una ragazza,
o un ragazzo, che ci sembra interessante e con cui vorremmo... sì
insomma avete capito.
In
ogni città, grande o piccola, c'è sempre una strada, una piazza, un
luogo deputato al camminamento pigro il cui unico fine è guardare, o
farsi guardare, sa mai che magari si incontra una ragazza, o un
ragazzo, piacevole.
In
alcune città si chiama “fare le vasche”, in altre si dice “fare
lo struscio” e così via, a Venezia si diceva “fare
il liston”.
Uno
dei più antichi luoghi di queste passeggiate era quello di Campo
Santo Stefano, già nel XVI secolo. In quel tempo la piazza era
erbosa, salvo una striscia, una "lista" che era selciata e
dove si poteva camminare comodamente avanti e indietro,
chiacchierando e facendosi notare.
Quella
comoda lista selciata veniva chiamata appunto liston.
Lì
alla sera un gran numero di dame sfilavano civettando e lanciando
sguardi ammiccanti ai cavalieri.
Di
queste passeggiate riferisce, naturalmente, anche Giacomo
Casanova nelle sue "Memorie".
Prima
di continuare però dobbiamo fare un salto sull'isola della Giudecca,
presso l'ex ospizio detto delle Zitelle
(non nel senso di donne non sposate, ma di fanciulle orfane). Opera
del Palladio tra l'altro.
Ora,
dovete sapere che a Venezia, ai tempi della Repubblica intendo, il
meccanismo sociale per salvare gli orfani in città (o i bambini
poveri in generale) era sorprendentemente moderno ed efficiente.
Gli
orfani venivano raccolti dalle strade e li si introduceva in
strutture specifiche dove veniva loro insegnato un mestiere; per
evitare appunto che i maschi si dessero alla delinquenza o
all'accattonaggio, e le femmine alla prostituzione.
Alle
fanciulle portate alla struttura delle Zitelle veniva insegnato il
mestiere della sarta. Imparavano quindi il cucito in modo che in
futuro avrebbero potuto mantenersi.
Nel
Settecento queste ragazze si specializzarono nella creazione del
famoso scialle
veneziano; confezionato in seta e in pizzo per le dame, o in lana
per le popolane, ma sempre rigorosamente con lunghe frange.
Tra
l'altro lo scialle era in qualche modo simbolo di rispettabilità;
l'uso era infatti vietato alle meretrici.
Ora
dobbiamo immaginare queste dame passeggiare appunto lungo i famosi
liston, agghindate con il loro scialle.
Quando
adocchiavano un cavaliere che ritenevano interessante (perché
diciamocelo, a noi uomini piace pensarci cacciatori, ma alla fine son
loro che decidono), dicevamo, quando incrociavano un giovanotto di
bell'aspetto, con un rapido gesto della mano prendevano un lembo
dello scialle e lo facevano volteggiare facendo svolazzare con
maestria le lunghe frange, le quali andavano ad impigliarsi sui
bottoni della giacca del cavaliere … ecco perché si dice
“attaccare bottone”, “tacar boton” in veneziano!
So
cosa state pensando: e se il giovanotto in questione non aveva la
giacca con i bottoni? Eh non lo so! Trovavano un altro modo, fioi, di
sicuro una dama veneziana non si arrendeva per così poco!
So
che in altre parti d'Italia l'espressione “attaccare bottone” ha
un significato diverso, tipo “tediare qualcuno con un discorso
lungo e noioso” ma a me piace di più la versione veneziana ;)
CIAO
No,
non vi sto salutando, non ancora per lo meno … voglio parlarvi
proprio della parola “ciao”.
Molti
di voi già lo sanno, ma magari c'è ancora qualcuno che non lo sa:
la parola “ciao” è una parola veneziana, o meglio, deriva dalla
parola veneziana 'sciavo, che significa “servo” (“servo” non
“schiavo”).
Da
'sciavo divenne 'sciao infine ciao.
Quando
due gentiluomini si incontravano si salutavano dicendo “'sciavo
vostro” nel senso di “sono servo vostro” “sono al vostro
servizio”
Ancora
oggi in Veneto se chiamate “Toni” l'altro vi risponde “comandi!”
Abbreviato
in “mandi” dai friulani …
A
proposito di servi e di schiavi, pochi sanno che la prima nazione al
mondo ad abolire il commercio degli schiavi fu la Repubblica di
Venezia nel 960, almeno ufficialmente, poi in realtà la legge veniva
spesso disattesa, ma intanto questi già prima dell'anno Mille ci
avevano quanto meno pensato …
C'è anche da dire che la motivazione non era solo umanitaria, ma anche pratica: gli schiavi non pagano le tasse, gli uomini liberi sì!
C'è anche da dire che la motivazione non era solo umanitaria, ma anche pratica: gli schiavi non pagano le tasse, gli uomini liberi sì!
Resta
il fatto che quando dite “ciao” a qualcuno gli state dicendo
“sono al tuo servizio”.
Bizzarramente
la parola “ciao” negli ultimi decenni si è diffusa anche al di
fuori dell'Italia, curiosamente però viene usata quasi sempre
unicamente per il commiato … mah, questi foresti che non conoscono
la lingua veneziana!