venerdì 18 febbraio 2011

"Dopo pranzo sedersi ad un tavolo di uno dei caffè sulla Piazza San Marco osservando la folla brulicante composta di persone di ogni sorta è un'esperienza accattivante. Mi piacciono anche le stradine, strette come un corridoio, soprattutto al calar della notte, quando i negozi sono illuminati a gas. In poche parole, mi sono innamorato di Venezia"
(Tchaikovsky, 1877)

giovedì 17 febbraio 2011

Gli spezieri veneziani e le loro celebri pozioni

Gli antichi farmacisti veneziani (spezier de fin) avevano a disposizione tutto ciò che occorreva loro per preparare i medicamenti: gli strumenti di vetro erano prodotti in laguna e dall'Oriente si importava una gran varietà di erbe medicinali, spezie e droghe.
Producevano curiose specialità come l'Amaro Mantovani, per problemi di stomaco, a base di assenzio, e l'Olio di scorpioni, per le ferite, creato usando cento scorpioni vivi affogati in 2 libbre d'olio d'oliva. Ma erano celebri soprattutto per due altri prodotti: il Mitridato, a base di erbe e castoreum (una sostanza estratta dalle ghiandole del castoro), e la Theriaca o Triaca, una sorta di panacea contro tutti i mali famosissima in epoca medioevale.
La preparazione della Triaca a Venezia veniva fatta in pubblico assumendo quasi toni di festa, i 64 ingredienti che la componevano venivano pestati in pesanti mortai, il tutto accompagnato da canti tradizionali. La Triaca veniva poi esportata in tutta Europa. Si diceva guarisse da tutte le malattie contagiose, liberava dalla febbre, sanava il mal di stomaco, rischiarava la vista, e molto altro!
Non tutte le spezierie avevano il permesso di confezionarla, tra quelle abilitate la più famosa era quella della "Testa d'oro" a San Bartolomeo (l'insegna è visibile ancora oggi).
La prima Scuola di mestiere degli Spezieri comparve nel 1258, aveva sede a San Bartolomeo e assunse come patrono S. Salvador. Le regole che l'antico spezier doveva seguire erano precise: conoscenza del latino, evitare gioco e vino, indossare sempre abiti puliti. Due volte l'anno la spezieria era controllata da funzionari dello Stato, e se si trovavano prodotti avariati questi erano sequestrati e bruciati sul Ponte di Rialto.

(Fonti: P. Zoffoli - M.C. Bizio)

mercoledì 16 febbraio 2011

"Oltre le tante e rare virtù che possedono le gentildonne venetiane, per la maggior parte sogliono haver quella del suonar di lauto, che nel fuor di modo si esercitano, e diventano tanto eccellenti che suonando per lor diporto ora con le velle concertate note rendono a loro medesime melodie, e contento, e a chi l'ode stupor e meraviglia"
(Giacomo Franco, 1570)

lunedì 14 febbraio 2011

Apre la Casa di Corto Maltese a Venezia

Il 20 febbraio si inaugura a Venezia la Casa di Corto Maltese. Si tratta di una casa-museo dedicata al celebre personaggio creato dalla mente geniale di Hugo Pratt. Ma non solo. Ci saranno spazi dedicati ad esposizioni d'arte e ad attività ludico-creative. Questo bellissimo progetto nasce grazie all'impegno di un gruppo di persone appassionate di Corto Maltese e impegnate attivamente nel sociale e nella promozione artistica, tutte naturalmente accomunate da un grande amore per Venezia.
La Casa di Corto è ubicata all'interno di un bel palazzetto, con tanto di piccolo giardino interno, in Rio Terà dei Biri (Cannaregio, 5394/B), non molto distante dalla Chiesa dei Miracoli.
Un'occasione imperdibile per tutti gli amanti di questo personaggio, tanto più che all'interno della Casa sarà possibile anche incontrare Guido Fuga e Lele Vianello, collaboratori di sempre di Hugo Pratt, nonché autori della guida "Corto Sconto".
Sono infine felice di annunciare che i proprietari della Casa di Corto hanno voluto stringere un accordo con me, grazie al quale, tutte le persone che parteciperanno ai miei percorsi di visita a Venezia avranno diritto ad uno sconto sul biglietto d'ingresso alla Casa.

venerdì 11 febbraio 2011

"Venezia si mostra non una sola, ma più città separate e tutte congiunte insieme, di maniera che uscendosi da una contrada ed entrandosi in un'altra tu dirai senza dubbio d'uscire da una città e di entrare in un'altra, con infinita soddisfazione degli abitanti e con stupore dei foresti"
(Jacopo Sansovino, 1560)

giovedì 10 febbraio 2011

Riccardo Selvatico, poeta e sindaco di Venezia

Riccardo Selvatico nasce a Venezia il 16 aprile 1849. Personalità intellettuale di grande prestigio nella Venezia di fine secolo, è autore di commedie e poesie scritte in dialetto. Tra le commedie, di ambientazione popolare, le più note sono 'La bozeta de l'ogio' e 'I recini da festa'.
Dalla moglie Anna Maria (Nina) Charmat ha due figli, Lino e Luigi, che diventeranno entrambi pittori.
Nel 1890 viene eletto sindaco di Venezia a capo di una giunta progressista. Resterà in carica fino al 1895; le successive elezioni, vengono infatti vinte dalla coalizione clerico-moderata (sostenuta dalla curia veneziana), sull'onda di una campagna di stampa condotta contro l'operato della giunta Selvatico, considerata eccessivamente laica.
Nel corso del suo mandato ha comunque modo di ideare la prestigiosa istituzione che ancora oggi contribuisce a fare di Venezia una delle principali città di cultura. È infatti sua l'idea di dare vita ad una esposizione d'arte internazionale; da questa idea, sostenuta da altri intellettuali veneziani fra cui Giovanni Bordiga, nasce nel 1895 la Biennale di Venezia, che verrà inaugurata alla presenza del Re, e di cui Selvatico, ormai non più sindaco, terrà il discorso inaugurale.
Selvatico morirà a Biancade il 21 di agosto 1901.
Un ritratto di Selvatico, opera di Alessandro Milesi, è conservato a Ca'Pesaro a Venezia, mentre un'erma in bronzo, opera del Canonica, si trova nei Giardini della Biennale.

(Fonte: Wikipedia)

martedì 8 febbraio 2011

"Anche l'acqua è corale in tanti modi, in realtà tutta la città, specie di notte, è come un'orchestra gigantesca con i leggii appena rischiarati dei palazzi, il coro incessante delle onde e il falsetto di una stella nel cielo invernale. La musica sovrasta l'orchestra e nessuna mano può girare la pagina"
(Joseph Brodsky, 1992)

lunedì 7 febbraio 2011

Fare il Listòn

In ogni città esiste, o è esistito, un luogo pubblico dove passeggiare alla sera con gli amici, per mettersi un po' in mostra o cercare nuovi amori. A Venezia, città libertina per eccellenza, questa usanza esisteva già molti secoli fa.
Uno dei più antichi luoghi di queste passeggiate era quello di Campo Santo Stefano, già nel XVI secolo. In quel tempo il campo era erboso, salvo una striscia, una "lista" che era selciata e dove si poteva camminare comodamente avanti e indietro, chiacchierando e facendosi notare. Il passeggio serale si chiamò così listòn.
Si svolgeva principalmente nei giorni di festa e soprattutto a Carnevale (che a Venezia durava 5 mesi), cominciando verso le 22 e continuando fino a tarda notte. Per godersi il listòn o per riposarsi ogni tanto, venivano disposte delle sedie lungo il camminamento. Le dame sfoggiavano i vestiti, i monili più belli e le acconciature più complicate, lanciando sguardi ammiccanti ai cavalieri.
Con il passare del tempo il listòn si spostò in piazza San Marco, dove diventò stabile durante l'estate e le sedie venivano affittate per cinque soldi l'una. Qui alla sera un gran numero di dame sfilavano civettando con i loro cavalieri o con qualche sconosciuto, agghindate come meglio potevano. Il via vai era intenso, come intenso era il fitto intreccio di segnali, sguardi e sorrisi e quant'altro si potesse fare nei corteggiamenti.
Di queste passeggiate riferisce, naturalmente, anche Giacomo Casanova nelle sue "Memorie".

sabato 5 febbraio 2011

"Certe donnicciuole che quando, passato l'inverno, e la stagione comincia a migliorare, escono a guisa di lucertole, e portate fuori le loro sedie impagliate, mettonle agli usci, e fatta sala del campo, una fa calzette coi ferruzzi, un'altra dipana, quale annaspa, quale cuce, e parlano in comune dallo spuntare fino al tramonto del sole"
(Gasparo Gozzi)

venerdì 4 febbraio 2011

Il Fontego del Megio

Il Fontego del Megio (fondaco del miglio) si erge a fianco del Fontego dei Turchi sul Canal Grande. Poco si conosce di questa massiccia e sobria costruzione con la facciata in cotto rifinita da un coronamento merlato.
Le merlature costituiscono un elemento tipico della Venezia medievale che persisterà anche nelle epoche successive: queste aumentano la leggerezza e l'eleganza dell'edificio, ma non hanno (a Venezia) alcuna funzione difensiva.
Nel XII e XIV secolo, periodo bizantino, sono triangolari; probabilmente hanno preso la loro forma dalle antiche steli commemorative o forse dalla seghettatura delle palizzate che circondavano i conventi.
Nel XV secolo, periodo gotico, il materiale preferito è il cotto, giocato con forme sempre diverse ed originali.
Nel XVI secolo, periodo rinascimentale, le merlature sono per lo più in pietra d'Istria e lavorate in modo raffinato. L'artista che ha lasciato un esempio di nuovo tipo di merlatura fu Palladio: esso è ad arco rovesciato, come si può osservare a San Giorgio Maggiore.
Il Fontego del Megio risale al 1300 ed era destinato a deposito del miglio, usato dalla Repubblica nei periodi di carestia. Il miglio in genere era usato per i sudditi che, a differenza dei veneziani, sapevano rinunciare al pane bianco.
Raramente i veneziani ricorsero all'uso del miglio e quelle poche volte furono ricordate dal popolo con efficacia, come quando, nel 1570, morì il doge Pietro Loredan, il quale a causa di una carestia aveva ordinato che il pane fosse confezionato con il miglio: "El dose mejotto, che fa vender el pan de mejo ai pistori, xe morto!" (Il doge megiotto, che fa vendere il pane di miglio ai panettieri, è morto!).

Fonte (M.C.Bizio)