martedì 12 aprile 2011

San Polo e la balestra

L'andamento curvilineo dei palazzi che si affacciano su Campo San Polo è la testimonianza dell'antica presenza di un rio: era il Rio di S. Antonio o delle Erbe, presente fino al 1761, quando fu interrato con la conseguente eliminazione dei ponti privati. In un dipinto di Joseph Heinz del 1648 conservato al Museo Correr è rappresentato l'antico assetto del campo e lo svolgimento della caccia al toro.
Campo San Polo, per la sua vastità, non solo ospitò in più occasioni la suddetta caccia al toro, ma fin dai tempi più remoti fu sede di mercato, prima al mercoledì e poi al sabato, ed inoltre vi era un bersaglio per il tiro con la balestra. Venezia infatti obbligava tutti i giovani tra i quattordici ed i trentacinque anni ad esercitarsi al tiro con la balestra almeno una volta alla settimana.
Quest'arma era molto amata dai veneziani perché si poteva manovrare velocemente, ed il suo uso perdurò sulle navi della Repubblica anche dopo l'introduzione delle armi da fuoco, rivelandosi cruciale in alcune celebri battaglie marine.

venerdì 8 aprile 2011

Gli Esecutori contro la bestemmia

Sul muro retrostante la Chiesa di San Giacomo dall'Orio vi è una lapide, datata 12 agosto 1616, dove si proibiscono i giochi nelle vicinanze della chiesa, firmata dagli Esecutori contro la bestemmia.
I veneziani fin dalla seconda metà del Duecento, punivano severamente i bestemmiatori. Lorenzo Priuli, nei suoi "Diarii", agli inizi del Cinquecento, ricorda che a Venezia "due cose erano molto difficili da disfare: la bestemmia ed i vestimenti alla francese". Lo stesso Marin Sanudo racconta che il 5 maggio 1519, tre persone che bestemmiarono nell'osteria del Bo a Rialto furono condannate al taglio della lingua.
Fu così che nel 1537 fu istituita una specifica magistratura: gli Esecutori contro la bestemmia. Erano in numero di tre e venivano eletti dal Consiglio dei Dieci. Già nell'aprile del 1539 il Consiglio affidò agli Esecutori anche la punizione di reati relativi al gioco, agli scandali e alla tutela della moralità e del decoro.
Tra il 1586 e il 1627 si ebbero ben 250 denunzie! E i processi erano un centinaio l'anno.
L'importanza di questa magistratura è sottolineata dal fatto che era l'unica che poteva accettare denunce anonime.
Per capire questo notevole sforzo contro la bestemmia bisogna rifarsi alla sensibilità religiosa del Cinquecento: sono anni segnati da guerre, carestie ed epidemie, si fa quindi pressante il bisogno di ingraziarsi il favore divino, eliminando tutto ciò che ne poteva provocare la vendetta.

mercoledì 6 aprile 2011

“Venezia, Venezia! Mi pare che solo ripetendo questa parola io riesca a vedere le sue luci… Sa, ora io non vorrei avere dei quadri di Venezia (al diavolo la dama di Tiziano che si libra in cielo!) bensì i nervosi violini veneziani… e le luci, le luci sull’altra riva, le gondole aperte, aguzze, nere, che di notte t’immagini non nere… L’acqua nera del canale, la camicia bianca del gondoliere, e alla svolta di ignoti ‘canaletti’, in mezzo a questi che non capisci se sono palazzi o covi, le grida gutturali dei barcaioli. Vorrei la Venezia serale, notturna… invisibile, oscura, passata… Cade una lieve pioggia… che bello! Cadi pure! La gente dorme… dormite pure! E tu, mia barca, naviga silenziosamente, piano, e tu, uomo che respiri pesantemente, non chiedere dove portarmi… Tutto mi è indifferente”
(Innokentij F. Annenskij, 1890)

lunedì 4 aprile 2011

I Sestieri di Venezia

Venezia, fin dal 1171, fu divisa in sei zone, denominate sestieri. Questa divisione della città  fu attuata dal doge Vitale Michiel II. In quel periodo si rese necessario l'allestimento di una flotta di 120 navi armate per affrontare le operazioni belliche dell'Imperatore Emanuele Comneno. Allo scopo si impose ai cittadini una tassa straordinaria per far fronte alle ingenti spese, la città fu quindi divisa in zone affinché la Magistratura preposta (gli "Imprestidi") potesse meglio verificare la disponibilità economica di ciascun abitante e provvedere, a guerra finita, alla restituzione delle somme riscosse.
Il "sestiere" corrisponde quindi al "quartiere" delle altre città, che rappresentava la quarta parte dell'accampamento romano diviso da cardo e decumano, schema urbano di un gran numero di centri abitati d'Europa.

Questi i sei sestieri di Venezia:
- Cannaregio: così denominato perché anticamente erano presenti dei canneti;
- Castello: ha preso il nome da un fortilizio ormai scomparso attorno a cui si sviluppò un primo nucleo abitativo;
- Dorsoduro: probabilmente il suo nome richiama le compattezza delle isole di questa zona;
- San Marco: prende il nome dalla basilica dedicata al Santo;
- San Polo: dal nome della chiesa ancora presente;
- Santa Croce: dal nome della chiesa omonima demolita nel 1810.

La Repubblica adottò questo schema di suddivisione anche in alcuni suoi possedimenti, ad esempio la stessa isola di Creta era divisa in sei sestieri.
Una leggenda, che resiste ancora oggi, afferma che il pettine di sei denti del ferro da prua delle gondole rappresenti i sei sestieri, ma non vi è alcuna evidenza storica-documentale che avvalli tale ipotesi.

venerdì 1 aprile 2011

L'Ultima Cena giudicata dall'Inquisizione

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L'allarme dell'incendio si sparse nella notte del 14 febbraio 1571 in campo San Zanipolo, ma nonostante il rapido intervento degli uomini della Serenissima, non si riuscì a salvare il refettorio del convento di San Giovanni e Paolo. La perdita più grave fu la distruzione della tela di Tiziano che vi era contenuta: L'Ultima Cena.
Un'indagine condotta subito dopo l'incidente stabilì che la causa dell'incendio era da imputare ad alcuni soldati tedeschi che bivaccavano nei magazzini posti a fianco del refettorio. Nei giorni successivi vi fu una vera e propria gara di solidarietà nei confronti dei frati, ai quali vennero donate importanti somme di denaro per la ricostruzione della sala. Ma come sostituire la perduta tela di Tiziano? Chi avrebbe potuto eseguire un'opera degna del grande artista?
Dopo lungo dibattere, venne alla fine scelto Paolo Caliari detto il Veronese.
Paolo dovette sentirsi particolarmente libero di interpretare il tema dell'Ultima Cena, dopo aver eseguito diversi lavori su commissione della Repubblica, giacché diede vita alle più ardite soluzioni che la sua fantasia gli suggeriva. Tra i personaggi inseriti nella tela dipinse anche i due soldati tedeschi ritenuti responsabili dell'incendio, raffigurandoli con un bicchiere di vino in mano.
Ma non si limitò a questo e inserì tra gli ospiti della cena nani, buffoni, mori, pappagalli, cani e perfino un irriverente personaggio intento a pulirsi i denti con una forchetta dietro ad una colonna!
Alla vista del singolare dipinto i frati però non gradirono l'eccessiva libertà di interpretazione e dettero vita ad un aperto dissidio con il Veronese. Alla fine ne nacque addirittura una denuncia all'Ufficio Inquisitore.
Il processo è ampiamente documentato presso l'Archivio di Stato di Venezia. Il dialogo tra il pittore e gli inquisitori, e la sentenza finale, segnano un momento decisivo nella storia dell'arte. Il pittore, per primo nella storia, difese la sua libertà d'espressione artistica, rivendicando il diritto dell'artista a mostrare la realtà secondo la sua sensibilità. Queste le sue esatte parole: "Nui pittori si pigliamo licentia che si pigliano i poeti et i matti".
Alla fine il Veronese riuscì ad evitare la condanna per eresia, e il tutto si risolse con la semplice imposizione di cambiare il titolo dell'opera, che divenne così "Cena a casa Levi";
ma è un passaggio chiave nella Storia dell'Arte, perché prima di lui nessuno aveva osato difendere così apertamente e senza tanti sofismi, il diritto di espressione dell'artista, che passa quindi da semplice artigiano che esegue le direttive del committente a vero e proprio creatore di idee e concetti per il tramite della propria arte.

giovedì 31 marzo 2011

martedì 29 marzo 2011

"Oh Venezia, Venezia! Le tue lagune sono per me un incantesimo intenso. Ora sono solo e i luoghi che mi parlano di te hanno una magia indicibile; i volti e le voci mi ricordano un'armonia senza eguali. Venezia, quanto sono felice di rivederti!"
(Franz Liszt, 1839)

lunedì 28 marzo 2011

Ponte della Guerra

Il Ponte della Guerra collega Campo Santa Fosca con la Fondamenta Diedo. Su di esso, come in altri ponti veneziani, si svolgeva il Gioco della Guerra dei Pugni. L'idea era simile a quella dei tornei cavallereschi, una sorta di sfida tra due squadre avverse. Nominati i rappresentanti delle fazioni, si sceglieva il luogo adatto allo scontro che, per la particolare struttura della città, nel caso di Venezia era un ponte.
Il ponte scelto doveva avere adiacenti due fondamenta, necessarie per raccogliere la folla numerosa che assisteva. Inoltre il ponte era adattato con lavori di rafforzamento e, soprattutto, veniva curato l'escavo del rio affinché i combattenti, cadendo nell'acqua, non si ferissero.
All'inizio la Guerra si svolgeva con delle canne, precedentemente immerse nell'olio bollente per indurirle. Il 27 luglio del 1574 fu allestita una guerra delle canne in onore del re Enrico III di Francia al Ponte dei Carmini. I combattenti erano circa 600 e si affrontarono per quasi tre ore. Nonostante la relativa compostezza, dovuta alla presenza dell'esimio ospite, ci furono dei morti, tanto che Enrico III avrebbe esclamato: "Troppo poco per una guerra seria, troppa crudeltà per un semplice gioco".
Quella fu infatti l'ultima volta che si combatté con le canne, e il gioco venne poi sostituito dalla meno pericolosa Battaglia dei pugni.
Lo scopo era quello di gettare gli avversari nel rio sottostante. Vinceva la squadra che riusciva a tenere i suoi uomini sul ponte. Nel 1705 vennero definitivamente proibiti gli scontri.

sabato 26 marzo 2011

Kreativ Blogger Award

Ecco, qui mi si vuol viziare!
Mi giunge un secondo premio dalla mia più grande fan: Nela San (ed ho fatto anche la rima...).
Si tratta del Kreativ Blogger Award, iniziativa, anche questa, simpatica ed interessante, per scoprire nuovi mondi bloggari da esplorare e, in questo caso, anche qualcosa di personale sui blogger che si seguono ;-)

Bando alle ciance veniamo alle regole.
Una volta ricevuto il premio, occorre:

1) trovare 10 blog meritevoli del premio
2) avvisare i blogger premiati
3) raccontare 10 cose di se stessi

Questi i blog che mi sento di premiare (in ordine casuale e volutamente diversi da quelli premiati l'altra volta):

1. Arte e Cultura  informazioni sempre aggiornate su arte e cultura in generale in Italia
2. Cucina italiana per bulgari ... ma anche il contrario!
3. Film Spot recensioni e consigli sul mondo del cinema, non solo di oggi
4. Le vignette del Gava ... impagabili!
5. Giorgio Gori Photography un fotografo emergente ci parla dell'arte della fotografia
6. I libri salvano la vita  un titolo che dice tutto!
7. Basilico, malva & cerfoglio un altro sito di ricette mooolto creativo!
8. Hen's thoughts - Il blog delle Ciose intelligenza, sensibilità e ironia in un blog tutto al femminile
9. Lo specchio di Nigromontanus riflessioni a tutto tondo... o a tutto quadro?
10. Design Fetish creatività allo stato puro!

Queste le dieci cose che (forse) non sapete di me:

1. Musica preferita: jazz
2. Piatto preferito: cous cous
3. Piatto detestato: nessuno
4. Colore: Arancione
5. Cosa indispensabile: materasso duro (piuttosto dormo per terra)
6. Prima di dormire: mi gratto la testa
7. La vita del blogger: un delirio (personalmente ne scrivo 5, o forse 6, non ricordo...)
8  Amo: amare
9  Detesto: la rigidità mentale
10 Paura: del tempo che passa...


Buon fine settimana.

venerdì 25 marzo 2011

Buon compleanno Venezia!

Tra il III e il V secolo, l'Italia è teatro di feroci scorribande da parte di popolazioni barbariche provenienti da est e da nord. Iniziano così nel Veneto le migrazioni di genti verso la laguna, alla ricerca di rifugio.
La laguna era il luogo ideale dove riparare, in quanto l'acqua stessa risultava invalicabile alle orde degli invasori, i quali si muovevano per lo più a cavallo.
Proprio in quegli anni un'antica leggenda pone la nascita della città di Venezia: è il 25 marzo dell'anno 421. data della fondazione della chiesetta di San Giacomo costruita su di un'isola un poco più alta delle altre, e per questo chiamata rivus altus (da cui Rialto). Non a caso il 25 marzo corrisponde alla data dell'Annunciazione del Signore, infatti Venezia fu sempre particolarmente devota alla Vergine Maria.
Dunque oggi Venezia compie 1590 anni!

"Alberto Faletro e Tomaso Candiano, o Zeno Daulo, furono quelli sopredetta opera eletti, i quali insieme con tre principali gentiluomeni, andati a Riva Alta, l’anno sopradetto 421 il giorno 25 del mese di Marzo nel mezzo giorno del Lunedì Santo, a questa Illustrissima et Eccelsa Città Christiana, e maravigliosa fù dato principio ritrovandosi all’hora il Cielo (come più volte si è calcolato dalli Astronomi) in singolare dispositione".